I consigli inutili sono il genere di storiella breve e divertente praticato da Malerba dagli anni ’90. Un volumetto di Quodlibet ne raccoglie gli inediti
Se la lettura di un libro può essere considerata come una conversazione tra il lettore e l’autore, l’ultima discussione con Luigi Malerba ha fruttato solo buoni suggerimenti; a conclusione dei Consigli inutili, pubblicati da Quodlibet in un grazioso volumetto della collana Compagnia Extra, il lettore, per riprendere le stesse parole che l’autore usa per concludere un racconto, si sente KO.
Il senso di spaesamento nasce dalla leggerezza con cui si viene coinvolti dalla lettura in una sequela di suggestioni infantili: è con gli occhi del bambino che scopriamo come fabbricare le ombre, dalle più semplici alle più complesse, proiettando sul terreno un pino marittimo o la Torre Velasca di piazza Missori, sino al Duomo di Milano.
Con ingenuità ci muoviamo in ambientazioni campagnole e quasi fiabesche, immaginando di coltivare le querce e di far alzare il vento tra le fronde per sentirne il suono e rimanere incantati dalla musica. Dopotutto sono tipiche dei più piccoli le tensioni verso certe attitudini sensoriali alle quali noi adulti possiamo solo guardare con nostalgia: chi di noi avrebbe il coraggio di mettersi ad impastare il fango al solo scopo di fare «un fango di buona qualità»?
Chi poi non ha mai sognato di stare immobile a far niente? Neanche pensare, proprio fare niente. È un’espressione che usiamo spesso eppure solo un bambino nel periodo dei frequentissimi “perché papà?” può arrivare ad essere così insistente nell’immaginarsi di non fare niente.
Ci colpisce, ancora, il senso della sorpresa provato nell’assaggiare per la prima volta un fico, trovandolo disgustoso e scoprendo solo dopo che quel gusto così dolce apparteneva invece all’acido formico di una colonia di insettini impegnata a fare provviste per l’inverno nella polpa del frutto. D’altronde l’autore ce lo consiglia: «Se avete dei figli fategli mangiare fichi con formiche. Arricchirete in questo modo i loro ricordi d’infanzia».
Non mancano però anche riferimenti al mondo della letteratura: da Freud ad Eutemio di Tessalonica, passando per Don Chisciotte, Gargantua e Pantagruele e Guerra e pace, sono molti gli autori, reali o fittizi, e i titoli anche solo citati.
Molto coinvolgenti sono anche le Biografie immaginarie con cui si conclude il volume Quodlibet: otto personaggi immaginari tra l’antichità classica e il Settecento, la cui vicenda è giocata tra la verisimiglianza e il paradosso, tra storia e fantasia; Anacordio è un filosofo democriteo talmente disperato per la morte del maestro Anassarco da decidere di voler morire allo stesso modo: schiacciato da un pestello di bronzo dentro un grande mortaio. Meno tragica l’esperienza di Aulo Porfirio, inventore della polvere.
Insomma, una serie di personaggi e di suggerimenti di cui noi lettori potremmo tranquillamente fare a meno; ma è proprio dalla loro inutilità che scaturisce la bellezza di queste pagine. Dopotutto, ce lo dice l’autore che è l’ozio, non il lavoro, il massimo produttore di idee, e quindi di civiltà.
Luigi Malerba, Consigli inutili, Quodlibet, pp. 145, 14,00 euro