A partire dai diari di Jean-Baptiste Cléry, valletto del re, Gianluca Jodice ha realizzato con “Le déluge” un’opera in tre atti di pittorica potenza. La Rivoluzione francese e il processo ai monarchi, che segnerà la loro morte, fanno da sfondo alla vita quotidiana nella Tour de Temple dove sono rinchiusi: mostrando due maschere che diventano volti (ottimi protagonisti Guillaume Canet e Mélanie Laurent) e facendoci immaginare tutto ciò che non abbiamo mai letto sui libri. Tra stordimento, dolore e paura
Luigi XVI e Maria Antonietta, rinchiusi nella Tour de Temple, sono in attesa del processo che segnerà la loro condanna a morte. Gli echi della rivoluzione in corso arrivano attutiti, i bambini giocano come se nulla fosse nei giardini, tutto sembra inizialmente riconducibile a una pausa forzata e del tutto temporanea nella routine quotidiana del re e della regina di Francia. Ma l’attesa si prolunga e poco a poco la superficie (ancora qua e là dorata) si sgretola, lasciando intravedere squarci di intimità, lame di paura, abissi di stordimento e dolore. A partire dai diari di Jean-Baptiste Cléry, il valletto del re che ebbe il permesso di seguire la famiglia reale nel periodo della prigionia, Gianluca Jodice (quattro anni dopo Il cattivo poeta, dedicato al vecchio Gabriele D’annunzio) mette in scena Le déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta, un’opera in tre atti di pittorica potenza, mostrando due maschere che a poco a poco diventano volti e immaginando tutto ciò che nei manuali di storia non abbiamo mai letto.
Immaginando, sì, perché i diari del valletto del re ci offrono un’immagine ancora e sempre vista dall’esterno, ma la sceneggiatura (che Jodice ha scritto insieme a Filippo Gravino) ha la pretesa di farci intuire le vibrazioni interiori dei personaggi, gli infantili tentativi del re di negare la realtà, il freddo pragmatismo della regina pronta a tutto pur di tenere a bada i propri carcerieri. Anche ai rivoluzionari è peraltro dedicata una profonda attenzione: nessuno dei personaggi è semplicemente una figurina sbiadita sullo sfondo della storia. E questa precisione di intenti è intuibile già nella sequenza iniziale, con il procuratore incaricato di accogliere il re intento a ripassare ossessivamente il discorso che vuole pronunciare, e ogni volta costretto a interrompersi perché non riesce a impararlo a memoria.
Una scommessa difficile e ampiamente vinta, quella di dare voce all’interiorità di due simboli del tramonto di un mondo, di cui abbiamo l’impressione di sapere tutto e forse non abbiamo mai saputo nulla. O forse non c’è niente da sapere? La domanda è legittima, la risposta è lunga un film che ha scelto come titolo Le déluge, il diluvio, in esplicito omaggio alla famosa frase “Dopo di me il diluvio”, attribuita a Luigi XV, il nonno da cui Luigi XVI erediterà il trono, per finire poi travolto dalle torrenziali piogge della storia.
Jodice sembra più interessato a scavare nelle psicologie individuali che a esercitarsi nella perigliosa arte di soppesare pro e contro di quella come di ogni altra rivoluzione. Tuttavia, non rinuncia a chiudere il film citando la celebre strofa di un cantore della rivoluzione che non può essere un pranzo di gala, il Bertolt Brecht che rivolgendosi “a coloro che verranno” scrive: “noi che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza, noi non si poté essere gentili”. Il risultato è un film lucido, prezioso, illuminato da un reparto tecnico di livello altissimo (la fotografia di Daniele Ciprì, le scenografie di Tonino Zera, le musiche di Fabio Capogrosso, i costumi di Massimo Cantini Parrini, le acconciature di Aldo Signoretti) e dalle magnifiche interpretazioni di un Guillame Canet pressoché irriconoscibile e di una Mélanie Laurent vibrante e sorprendente.
Le déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta di Gianluca Jodice, con Guillaume Canet, Mélanie Laurent, Aurore Broutin, Hugo Dillon, Tom Hudson, Roxane Duran, Vidal Arzoni, Anouk Darwin Homewood, Fabrizio Rongione, Jérôme Chappatte