“Signora del male”, diretto dal norvegese Joachim Ronning, è il secondo spin-off della “Bella addormentata” disneyana. Qui però va in scena un titanico scontro tra Pfeiffer e Jolie, in cui ha la meglio, al di là del finale “pacifista” della storia, la prima. Almeno sul piano cinematografico
Esce nelle sale il secondo capitolo della saga Maleficent, dal titolo Signora del male; spin off del classico Disney La bella addormentata nel bosco, la pellicola vede di nuovo la partecipazione di Angelina Jolie nel ruolo di Malefica e di Elle Fanning in quello della principessa Aurora, ma anche l’entrata in gioco di una regina bionda, altera e cattivissima, Ingrith di Ulstead, madre del giovane Filippo, interpretata da una brava Michelle Pfeiffer. E grazie alla regia del norvegese Joachim Rønning (Bandidas, del 2006, e Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar, 2017), Maleficent – Signora del male segnala un cambio drastico rispetto alla conosciuta favola firmata Disney, perché mira a raggiungere un pubblico più ampio, più internazionale, potremmo dire globale.
Se nel primo capitolo si guardava a Malefica come a un personaggio a tutto tondo, esplorando il perché di tanta cattiveria e trasformando totalmente il finale, prima scontato e sdolcinato, con una chiave di amore materno, nel secondo si assiste a una lotta tutta al femminile e a uno spettacolo che va aldilà della solita fiaba, sradicandone la natura e ricomponendone gli elementi da un punto di vista nuovo.
Sono passati alcuni anni da quando Malefica ha preso sotto la sua ala la piccola Aurora, crescendola come propria; da allora la fanciulla ha il ruolo di Regina delle Brughiera, un luogo in cui la natura incontaminata accoglie piante, animali e tante creature magiche, dai folletti alle mitiche fatine Flora, Fauna e Serenella. Da tipica adolescente però, Aurora è innamorata del suo Principe Filippo che la chiede in sposa, col desiderio di unire non solo due persone ma anche due regni in completa armonia. Se Malefica è in un primo momento totalmente in disaccordo, per amore della figlia accetterà poi l’invito al castello dei futuri suoceri, Re Giovanni e Regina Ingrith; e sarà proprio quest’ultima ad architettare un piano malvagio per prendere il controllo dei regni, spodestare il Re e togliere di mezzo anche la temuta Malefica…
Le favole sono sempre servite a intrattenere ma anche a insegnare qualcosa ai piccoli, divertendoli e “ingannandoli” con personaggi inventati che, spesso, rispecchiano tutti noi nella vita quotidiana. Nonostante il tempo che passa, la formula resta sempre quella: Maleficent – Signora del male è un film d’animazione sì, ma molto politico, soprattutto sociale. Come in molte storie Disney rivisitate/riproposte negli ultimi anni, è evidente che il punto di vista è quello di una comunità più unita, che va oltre le differenze (di qualsiasi tipo, dalla razza al genere, fino alla religione): interessante però in Maleficent – Signora del male è l’aspetto sottolineato della non violenza, della possibilità di una strada pacifica per andare oltre le incomprensioni e costruire un “regno” basato sulla coesistenza.
La riuscita del film sta sicuramente in regia, scenografie e costumi tutti coinvolgenti, ma anche in una sceneggiatura forse non freschissima ma solida, ben impostata, e in un cast che dà il massimo per un film di genere. Re Giovanni è simpaticissimo nella sua ingenuità, mentre il Principe Filippo (interpretato questa volta da Harris Dickinson) incarna il vero “uomo ideale” per comportamento e stile: è però Michelle Pfeiffer la vera “rivelazione”, una cattiva riuscitissima, odiosa fino alla fine, che coinvolge anche gli spettatori adulti fino al patteggiamento con Malefica e co. D’altronde, come affermava il grande Hitchcock, “più riuscito è il cattivo, più riuscito sarà il film”.
Maleficent – Signora del male, di Joachim Ronning, con Angelina Jolie, Michelle Pfeiffer, Elle Fanning, Sam Riley, Imelda Staunton, Juno Temple, Lesley Manville, Chiwetel Ejiofor, Harry Dickinson, Ed Skrein