Nanni Garella porta in scena all’Elfo il capolavoro di Peter Weiss con gli attori-pazienti di Arte e Salute. Ma un po’ di crudeltà in più non avrebbe guastato.
Efficace, intensa ma indulgente rivisitazione del complesso capolavoro di Peter Weiss in scena all’Elfo Puccini, diretta e interpretata da Nanni Garella, affiancato sul palco dagli attori di Arte e Salute onlus e da Laura Marinoni.
Quello ideato da Peter Weiss (1916-1982) rappresenta e rimarrà, inderogabilmente, un teatro rapace e accusatorio, emanazione molesta e infetta dei dettami di Brecht e Artaud; La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat, rappresentati dagli internati dell’ospedale di Charenton sotto la guida del Marchese di Sade non fa eccezione. Scritto da Weiss nel 1963, portato in scena l’anno dopo in una memorabile variazione diretta da Peter Brook (con interpreti come Glenda Jackson e Ian Richardson) è un dramma annichilito, straniante e terrorizzato.
Nanni Garella, regista e interprete dell’edizione in scena all’Elfo Puccini dal 4 al 16 novembre, collauda la sua fortunata e premiata collaborazione con gli attori-pazienti psichiatrici di Arte e Salute onlus, protagonisti insieme alla bravissima Laura Marinoni, e struttura in maniera ispirata ed elicoidale un testo difficile, imperniato solidamente sulla commistione di ragionamenti intellettuali e furor di popolo, stratificato su molteplici piani di percezione e riflessioni. I pazienti del manicomio di Charenton, stelle improvvisate di una messinscena imbastita dal Sade (che a Charentton fu davvero rinchiuso, dal 1801 al 1814, anno della morte), si snodano come ologrammi fuori fuoco in uno spazio grotesque, abitato con misura e intelligenza da Garella e dai suoi interpreti, nonostante – e qui emerge il gradevole paradosso della sua rilettura – le grida, il dolore e la rabbia dell’esser miserabili due volte, nella follia della realtà e nell’afflizione della pantomima.
Garella non è Peter Brook, ma il suo Marat-Sade, titolo abbreviato dell’opera, resiste comunque con forza, sulla scena e nelle intenzioni. Il duello intellettuale tra Marat e Sade, ormai scarnificato di ogni traccia di realtà, cogenza o pertinenza, annulla il radicalismo del rivoluzionario e l’irruenza dell’aristocratico, consegnandosi agli echi insoddisfatti di un popolo in doppia forma; e il regista, che ha una visione sostanzialmente egalitaria dell’umanità, conclude la sua riuscita rappresentazione di un testo così impegnativo citando i Beatles, e vocandosi a un abbraccio mentale e collettivo forse troppo indulgente, ma affatto sgradevole o pretestuoso. Un granello di spietata cattiveria in più, però, non avrebbe guastato.
La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat, rappresentati dagli internati dell’ospedale di Charenton sotto la guida del Marchese di Sade, Teatro Elfo Puccini, dal 4 al 16 novembre 2014.