Sarà una statua o un giardino? Tra qualche giorno si conoscerà l’opera in memoria della grande astrofisica , scelta tra i progetti di otto artiste in mostra alla Casa degli artisti. A Milano su 121 statue non ce n’è una, quella di Cristina di Belgiojoso a parte, che omaggi una personalità femminile
Pochi giorni ancora e sapremo come Milano ricorderà Margherita Hack. Sotto forma di statua? O di installazione o di materiali e simboli o d’un volto o d’un corpo oppure d’un giardino che riproduce un pezzo di calotta celeste? Gli otto progetti selezionati sono esposti nella Casa degli Artisti e saranno visitabili fino al 13 febbraio, ma, anche se la giuria l’ha già scelta a fine novembre, la vincitrice verrà annunciata solo mercoledì 9 in una apposita conferenza stampa. Andateci, all’esposizione, fatevi un’idea delle proposte e magari fatevi pure un caffè in questa Casa speciale, d’avanguardia oggi e figuriamoci oltre un secolo fa, quando sorse nel 1909 grazie a due mecenati e la cui vita è costellata da colpi di scena, occupazioni e riscatti. L’artista vincitrice fra le 9 selezionate, che sarà una donna perché solo donne sono state invitate, risiederà qui, nella Casa degli Artisti di corso Garibaldi dove nello spazio-laboratorio potrà costruire la propria opera.
Finanziato dalla Fondazione Deloitte e sostenuto dal Comune di Milano il concorso discende non solo dal grande amore della città per Margherita Hack – che nata a Firenze e morta a Trieste nel giugno 2013 ha lavorato per un decennio all’Osservatorio di Brera (Merate) e insegnato astrofisica e radioastronomia all’Università degli studi – ma anche dall’esigenza di riparare a un torto: sul suolo pubblico meneghino su 121 statue non ce n’era una dedicata ad una personalità femminile. Nel frattempo, in verità, l’anno scorso una statua è stata dedicata a Cristina di Belgiojoso, nell’omonima piazzetta. Dico personalità perché nella statuaria cittadina di corpi di donne ce n’è, ma sono ninfe o simboliche virtù o sante o popolane delle Cinque Giornate o madri gementi ai piedi del soldato caduto… insomma corpi senza nome proprio. L’obiettivo, dunque, sarebbe avere la statua (o l’installazione memoriale) in tempo per il centenario della nascita di Margherita Hack, che avvenne a Firenze appunto il 12 giugno del 1922. E siccome da cosa nasce cosa, non sarebbe male che a questa grandissima astrofisica, studiosa e ricercatrice e divulgatrice, dedicassero una statua anche la sua città natale, Firenze, dove iniziò gli studi di spettroscopia stellare all’Osservatorio di Arcetri (lo stesso di Galileo), nonché la città in cui è morta, Trieste, dove all’Università fondò e diresse un Istituto presto divenuto Dipartimento di Astronomia.
Per finire due parole sui progetti concorrenti e sulle otto artiste selezionate. Chiara Camoni che utilizza ferro, silicio, rame, oro… a dimostrazione che “siamo fatti di stelle”. Bella anche l’installazione di Marzia Migliora che nel basamento, se opportunamente illuminato, rinvia alla costellazione delle Cefeidi, studiata da Margherita Hack agli esordi. Simbolica la scelta del bronzo di Silvia Vendramel e al contrario tradizionale quella di Sissi. Quindi il busto. in compagnia d’un cane e di un gatto, di Liliana Moro. Poi il passaggio della luce in Giulia Cenci; mentre Paola Margherita con la fisicità d’un gesto più la scia d’un meteorite ricorda entrambi i successi della vita di Margherita Hack, che fu anche brava atleta in gioventù. Infine la scelta biografica di Zhanna Kadrikova che pone in mano alla statua una torcia con cui illuminare il passaggio delle costellazioni al momento della nascita.
Per conoscere il nome della vincitrice bisognerà attendere proprio mercoledì 9 febbraio. Anch’io, che pure ho visitato i progetti alla Casa degli Artisti assieme ad una giurata, Anna Wolter, astrofisica all’Inaf (Osservatorio astronomico di Brera), ma il nome mica son riuscita ad estorcerglielo…
In apertura foto di Jeremy Thomas/ Unsplash