Il nuovo EP della band, “Anima incolta”, raccoglie l’eredità esotica e sognante del primo
album e ci porta in atmosfere scomposte
I due aggettivi che meglio si addicono ad Anima Incolta sono: “solido” e “compatto”. In questo nuovo EP, uscito lo scorso 5 maggio, i Martingala (Davide Rinaldi voce, chitarra & synth, Emanuele Zucchini batteria e percussioni e Alessandro C. basso) riescono in solo quattro brani a trasmettere tutto il loro eclettismo musicale, continuando il percorso che avevano intrapreso con il loro primo lavoro, Realismo Magico Mediterraneo, uscito nel 2017. Già dal primo ascolto di questo nuovo EP, ci si trova in atmosfere che variano tra malinconia e rabbia, tra ballate tristi e desideri punk.
Il brano strumentale che apre il nuovo EP dei Martingala, Overture, strizza l’occhio alla musica surf con venature western, con un risultato molto particolare. Nostalghia, secondo brano, sia nella musica che nel testo sembra rimandare alla confusione e alla lacerazione dell’artista, vedi: Nostalghia di Andrej Tarkovskij.
Il vero apice della nostalgia, o meglio, della malinconia, si tocca però Supernova, un brano in cui i ricordi e le immagini del passato portano a riflessioni agrodolci.
La capacità di giocare con i testi e con la musica è un’altra caratteristica importante del gruppo, che in ogni canzone riesce a evocare immagini e sensazioni che sembrano creare flashback e déjà-vu, grazie alla capacità di giocare con un immaginario che ci accomuna praticamente tutti.
Anima Incolta si chiude con Voglio Tutto, brano che richiama alla mente Morgan dei Bluvertigo e che oscilla tra musica surf, rock e punk. Un coacervo di stili che fa da base a un testo provocatorio, intransigente e possessivo.
E forse il nome dell’album viene proprio da questo eclettismo. Un’ Anima Incolta che non permette, appunto, di “coltivare” un pensiero unico, un solo stile, di musica come di vita. Un’anima che è quindi libera, che non percorre sentieri già battuti e che fa della sua “incoltura” un vanto.