Una, cinque, dieci volte “Tristano e Isotta”

In Letteratura

L’amore e la morte, la passione che unisce oltre la vita, l’incantesimo che sovverte ogni ordine sociale e (persino) il legame di fedeltà tra un cavaliere “perfettissimo” e il proprio re. Origine, tema e variazioni per il mito di “Tristano e Isotta”, dall’antica Grecia all’Edda, dal patrimonio celtico a Wagner. Marusca Francini e Maria Grazia Saibene ricompongono un mosaico che attraversa il tempo. Lo pubblica Meltemi.

Marusca Francini e Maria Grazia Saibene ricostruiscono e confrontano le varie leggende fiorite intorno al mito di Tristano e Isotta, nate nel Medio Evo e vive ancora oggi, in un’opera tra il saggio e il racconto che esce per l’editore Meltemi.


Il tema che percorre trasversalmente tutte le varie versioni è l’amore passionale e fatale, così forte da infrangere le più sacre convenzioni religiose e sociali, e che si paga con la morte.
In origine trasmesso in forma di brevi racconti orali, il mito di Tristano e Isotta trova le prime realizzazioni letterarie in poemi in francese e in tedesco intorno al XII secolo, in una sintesi tra leggenda celtica e lirismo cortese. È in qualche modo il riflesso del riconoscimento della coscienza soggettiva e autonoma, rispetto all’autorità di Chiesa e Impero, anche se il prezzo da pagare è alto.

Intorno al nucleo narrativo dell’amour fou, le varie versioni si sviluppano in un mosaico di interpretazioni e influenze.
Sin dalle origini, in questa leggenda, frutto di un processo di formazione all’interno della tradizione celtica e del suo sfondo magico e religioso, entrano continue influenze che trasformano la storia e ne cambiano la prospettiva. Il celebre filtro d’amore definisce questo sentimento come una fascinazione magica inspiegabile in termini razionali e insieme costituisce una sorta di giustificazione per i due amanti soggiogati dalla passione, che perdono la loro identità, Tristano quello di migliore dei cavalieri, Isotta il suo ruolo di regina.
La leggenda, così come si configura nei diversi testi, è frutto di incontri, influenze e stratificazioni successive.
L’ipotesi di un’origine celtica si basa sulle numerose concomitanze di frammenti letterari in gallese medio, che contengono i nomi dei protagonisti e con racconti in antico irlandese (tra l’altro la regina viene proprio dall’Irlanda).

Le capacità di guaritrice di Isotta ricordano le fate celtiche, ma anche le figure magiche femminili della tradizione classica. Proprio l’importanza che acquista la leggenda fa sì che sull’originaria materia celtica si innestino motivi della cultura greco-latina.

Tristano richiama molti elementi di Teseo, tra cui la lotta con il mostro ( è Moroldo per il primo, il Minotauro per il secondo) per liberare il paese da un tributo sanguinario; c’è poi la principessa che cura e si innamora dell’eroe, abbandonando e tradendo i suoi, Isotta come Arianna; infine troviamo anche il motivo del colore delle vele sulla nave che riporta l’eroe a casa: rosse significano vittoria, nere sconfitta e morte. I filtri d’amore appartengono alla magia primitiva, ma compaiono anche nei classici come Plinio, Virgilio, Orazio e Ovidio.
Amori proibiti, tragici e fatali sono quelli di Paride ed Elena, Enea e Didone, mentre l‘abilità musicale di Tristano richiama quella di Orfeo, anch’essa connessa alla morte.
Altri segni di questo retaggio mitico sono la leggenda germanica di Sigfrido e Brunilde e l’Edda poetica.

Dopo lo splendore letterario dei secoli XII-XVI la leggenda conosce una lunga eclisse per rinascere nel XIX secolo coi poeti romantici. Il mito di un Medio-Evo idealizzato, in cui l’uomo avrebbe vissuto in armonia con la natura e l’universo, ispirano i Preraffaelliti in pittura e i grandi capolavori di Alfredo Tennyson, Algernon C. Swinburne e Richard Wagner.

Nel Medio-Evo musici e menestrelli avevano avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della leggenda, che viene ripresa in Germania da Richard Wagner col il magnifico Tristan und Isolde. Composto nel 1859, viene rappresentato solo nel 1865. Wagner riprende la leggenda, dandone un’interpretazione personalissima filtrata attraverso il Romanticismo tedesco e la filosofia di Schopenhauer. La fortissima passione viene trasportata dal piano terreno a quello spiritale, seguendo Novalis nell’identificazione di questo piano con la notte e la morte, e Schopenhauer nell’etica della rinuncia della volontà.
L’associazione Eros-Thanatos è sempre stata parte integrante nella tradizione tristaniana che Wagner porta al sublime.

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