Dalla Darsena verso Itaca

In Interviste, Weekend

Meeting the Odyssey: rileggendo la vicenda e la figura di Ulisse in un progetto di teatro pubblico (e non solo) che naviga verso l’isola dell’Egeo e fa tappa a Milano

Ulisse come filosofia, Ulisse come latore di molteplici rappresentazioni, Ulisse come sentimento. Avventura, mito e arte si intrecciano: sono gli elementi centrali del progetto “in movimento” Meeting the Odyssey, che dal 2013 al 2016, per ogni estate, prevede l’approdo del veliero Hoppet nei principali porti d’Europa, fino a concludere il suo viaggio a Itaca. È a seguito dei vari approdi, grazie al supporto di artisti provenienti dal vecchio Continente, che prendono vita una serie di rielaborazioni sceniche, instant performances, convegni e workshop legati non solo all’Odissea e alle sue infinite declinazioni formali e spirituali, ma anche al confronto tra i diversi linguaggi e le differenti culture dei popoli “incontrati” da Hoppet nel corso del viaggio.

A Milano del mare non c’è ancora traccia (anche se non è detta l’ultima parola), ma c’è la briosa e paciosa Darsena da poco rimessa a nuovo. Sarà proprio la Darsena ad accogliere una versione ridimensionata di Hoppet – ché i ponti, qui, non sono così alti da sostenere il passaggio di un veliero a grandezza naturale.  Ed è a partire dal 23 maggio che Meeting the Odyssey sbarcherà ufficialmente a Milano, dove resterà fino al 31 del mese (per poi spostarsi a Dervio, Olginate, Como, Camogli e riprendere il viaggio in direzione di Malta): a dare avvio alla tappa milanese sarà il convegno Meeting # 1 – La questione omerica e un’Odissea contemporanea, e l’inaugurazione rispettivamente di una mostra fotografica (Voci e sguardi dall’Europa di oggi) e di una instant performance ispirata al mito delle Sirene, sviluppata da Teatro delle Moire e Qui e Ora, “rievocate” alle Colonne di San Lorenzo il 23 e il 24 maggio alle 18.00.

Michele Losi è  il direttore artistico di ScarlattineTeatro_Campsirago Residenza, ideatore e regista di sbarchi_un’odissea, tra gli spettacoli presentati dal progetto, in debutto assoluto – e milanese, in una discoteca “mobile” collocata sul piazzale antistante la Darsena il 27 maggio. Lo spettacolo – e l’Ulisse – di Losi si concentrano non soltanto sulle dinamiche del viaggio, ma anche sull’eterna questione della riconoscibilità, del ritorno ad amare, della menzogna.

Quali sono le difficoltà e le paure – all’interno di un progetto che racconta voci e sguardi dell’Europa di oggi – nel lavorare su una figura come quella di Ulisse, di cui si sa tutto e di cui non si sa niente?
Ci sono delle interpretazioni dominanti della figura di Ulisse, quella dantesca da un lato e quella, romantica, di Kavafis sul viaggio e sul ritorno a Itaca inteso come possibilità di crescita e trasformazione; io ho un’idea un po’ più critica. Ritengo che in Ulisse ci siano mille delle contraddizioni della forma mentis e del modus operandi dell’uomo occidentale: questa capacità di essere curioso e innovatore, e al contempo anche estremamente bugiardo, ingannatore, pronto a tagliare il collo alla propria madre pur di ottenere ciò che vuole. Per Martin Ammundsen, che interpreta Ulisse, la fragilità e la curiosità del personaggio sono centrali.

E Penelope?
Penelope, nella mia rappresentazione, ha un ruolo fondamentale: rappresenta, in un certo senso, le ragioni dello spettacolo. È suo il palazzo, sua la discoteca, ed è ancora lei che sceglie che destino dare al suo rapporto col marito assente per oltre vent’anni.

Torniamo al progetto: è una bella coincidenza che Meeting the Odyssey arrivi a Milano in piena Expo…
Mi auguro che “romperemo un po’ le scatole”, in senso buono. L’idea di portare un evento realmente internazionale, frutto di una collaborazione che dura quattro anni con tutte le bellezze, le problematiche e gli insegnamenti annessi, è stata estremamente impegnativa, e chiaramente soddisfacente, dal punto di vista organizzativo: basti pensare al coordinamento dei contratti di lavoro per i performers, che cambiavano a seconda delle legislazioni dei paesi incontrati… Noi non ci chiudiamo in un teatro, ma ci esibiamo in uno spazio aperto, pubblico, in linea coerente con ciò che il nostro progetto vuole raccontare. Il centro dello spettacolo, questa discoteca contemporanea che è il palazzo di Ulisse e Penelope, permette al pubblico di entrare come se fosse un’agorà: lì dentro succederanno delle cose. Penso sia qualcosa di notevolmente diverso rispetto ai canoni.

E per quanto riguarda le instant performances, invece?
Sono state concepite nella maniera più promiscua possibile, in luoghi della città scelti ad hoc: alcuni dei ragazzi che vi parteciperanno appartengono alla comunità filippina, e alle Colonne di San Lorenzo (dove avverranno le performances), proprio il sabato pomeriggio, c’è la messa filippina. Sono queste le cose per me interessanti: cercare di contaminare, e di modificare gli spazi nella maniera più sinergica e originale possibile.

Qui  il calendario completo di Meeting the Odyssey

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