Abbiamo incontrato la scrittrice Becky Sharp e ci ha raccontato un po’ di sé e un po’ del suo personaggio di finzione Penelope Poirot
Sediamo nella verdeggiante terrazza della casa editrice Marcos Y Marcos accompagnati da gelato, frutti rossi e succo di melagrana, mentre S. (che chiameremo Becky – o è Becky che chiamiamo S?) ci prega (in un tono un po’ perentorio) di non scattarle foto. “Solo ai dettagli, il mistero deve restare tale”. Becky Sharp è Becky Sharp, inutile cercare di scoprire chi vi si celi dietro. Indossa una collana geometrica rossa e verde, un paio di anelli, una blusa bianca e la consapevolezza di cosa significhi davvero scrivere bene. Non che le manchi l’umiltà, ma con il suo background è quasi impossibile non saperlo: ottime letture, traduttrice, critica letteraria, cinematografica, gastronomica… Ah no, quest’ultima no, è un compito che lascia assolvere egregiamente – così dicono – alla sua eroina: Penelope Poirot. Nonostante il nome possa rimandare a più personaggi letterari quel cognome è inconfondibile, unico nella storia: è la pronipote del mitico Hercule Poirot, nato dalla penna di Agatha Christie, con cui condivide sì un certo fiuto investigativo ma sicuramente non la stessa infallibilità. D’altronde Becky ha letto molto per lavoro e ancor di più ha fatto da bambina, con i mistery della già citata Christie e di Nancy Drew, scritti da un gruppo d’autori che si celava dietro lo pseudonimo (un altro, quanti!) di Carolyn Keene.
Nonostante il mistery sia stato snobbato perché poco realistico e sia stato poi abbandonato per i gialli e i noir, lei vi ritrova sempre un che di consolatorio. Ma perché, in un’epoca in cui la maggior parte delle persone fa a gara per etichettare qualcosa come ‘proprio’ e utilizzarlo per ottenere la fama agognata, utilizzare uno pseudonimo? “Per timidezza. Non mi sembrava giusto che il mio nome comparisse su questo libro, io, in realtà, sono più una ventriloqua che una scrittrice. La scelta iniziale era tra Katie Morland (Jane Austen, Northanger Abbey) e Becky Sharp (William Thackeray, La fiera della vanità) e alla fine ha vinto quest’ultima: sia perché anche Thackeray era un grande parodista, sia perché Rebecca, per quanto manipolatrice e meschina, è l’unica consapevole di se stessa in un contesto in cui tutti gli altri indossano continuamente maschere’.
Il libro, Penelope Poirot fa la cosa giusta (edito da Marcos y Marcos) è nato per scommessa, con il tentativo di far scrivere un’amica. Poi, nominandola – prima Priscilla e infine Penelope – se l’è vista comparire davanti in carne (soprattutto) e ossa e la storia è diventata sua. Da lì poi è nata Velma, pronta ad unirsi e a formare questa coppia autosufficiente, quasi autodeterminatasi, con un aspetto decisamente parodico.
Penelope Poirot, per fare le presentazioni, è una critica gastronomica dal palato sopraffino, una donna krapfen, pronta a immischiarsi in cose che non la riguardano e a svelare ogni singolo mistero le si palesi davanti: buon sangue non mente. Velma incarna invece lo stereotipo bonario inglese, cresciuta coi nonni senza aver mai alzato un dito, ligia ai propri costumi, si accorge che l’unico pretendente intenzionato a toglierle il titolo di zitella proprio non le va giù e quindi si trova costretta a rispondere ad un annuncio di lavoro trovato sul giornale che sembra rispecchiarla alla perfezione. “Il rapporto tra queste due donne è l’elemento che preferisco del romanzo. So quanto possa esser difficile, non a caso nasce da quella solita diffidenza dovuta alla diversità d’atteggiamento, ma sono destinate a evolversi, a creare una consuetudine che sfumi nell’affetto”.
A esse si aggiungono molti altri personaggi: Anita Dall’Orso, attrice tenebrosa; il dottor Alex Cosser, medico curante di Villa Onestà – luogo in cui si svolge la storia, una sorta di clinica per disintossicarsi attraverso metodi alternativi, per prendere in giro quelle pratiche reali (e a cui Becky, per ammissione, non riesce a resistere) per cui, da un certo punto in poi, a tutto dovesse essere collegato e analizzato attraverso l’aspetto spirituale; Elizabeth Foster Gauli, famosa scrittrice impegnata di romanzi rosa e il marito Achille Gauli, meno famoso scrittore intellettuale; Primo Baldan, giardiniere e autista della tenuta; e poi Gaia, Marco, Rita, David, l’ex editore, le gemelle concave, la doppia coppia industriale, insomma, un mix di figure che ai dieci piccoli indiani non ha nulla da invidiare. “I personaggi maschili sono quelli che sento riusciti meno, ai quali io stessa mi sento meno legata. Sì, è vero che è un romanzo al femminile: ci sono quelle scrittrici che scrivono romanzi femminili, stereotipati, quasi fiabeschi. Un romanzo al femminile è invece un romanzo in cui i personaggi assumono quel determinato aspetto. D’altronde la mia idea non è quella di rappresentare delle donne fragili: la cronaca parla del rapporto uomo/donna in una direzione sicuramente non piacevole ma è una via che non voglio intraprendere. L’umorismo offre mille altre modi per parlarne e come direbbe il mio compagno, in verità sono le donne a turlupinare gli uomini”.
Il romanzo è ambientato negli anni Novanta perché con le nuove tecnologie, se ambientato ai giorni nostri, il mistery non avrebbe più senso, perderebbe di cittadinanza. “E poi, mi sento davvero una donna del secolo scorso”. Scritto in prima persona, è diviso in due parti: la prima raccontata da Velma, partendo dall’assunzione come segretaria; la seconda dal punto di vista di Penelope, quando la storia assume definitivamente le sembianze del mistery. Far muovere quest’ultima non è stata però impresa facile, tanto che, prima della riscrittura, viveva attraverso la narrazione in terza persona: come contenere un impeto simile! Talmente forte da fluire in una trilogia e se il terzo volume è ancora lontano, del secondo, in fase di stesura, sappiamo che sarà ambientato a Portofino, terra di yatch e personaggi famosi. Se Penelope Poirot (non sempre) fa la cosa giusta, Becky Sharp ne ha fatta sicuramente una ottima: scrivere una storia divertente, avvincente, permeata dal classico humor britannico e da personaggi indimenticabili. Che siate sotto l’ombrellone o meno, fatene una buona anche voi, correte a comprarlo!