Fresca di Leone d’Oro veneziano alla carriera, Liliana Cavani torna all’amato cinema, dopo 21 anni, con “L’ordine del tempo”. E subito ritrova la sua vena, l’introspezione, il gioco drammatico. Un meteorite minaccioso pone a nove amici ricchi e lieti le domande più tragiche, contenute nel best-seller scientifico di Carlo Rovelli. E ognuno dei suoi ottimi interpreti (Gerini, Gassman, Leo, Molina e gli e le altre) gioca le sue carte, in cerca di una verità che esce allo scoperto solo all’ultimo minuto
La domanda non è nuova, ma oggi sempre più attuale: e se questa sera arrivasse, senza bussare, la fine del mondo? Se la pongono, prima del drink, resi edotti dallo studioso di fisica che li avverte di un meteorite che passeggiando nello spazio potrebbe caderci in testa, nove amici lietamente riuniti e serviti dalla preoccupata colf sudamericana, in una bella villa borghese sul mare, unico indifferente al possibile
tsunami. Liliana Cavani torna all’amato cinema, a ventun anni dal Gioco di Ripley, con L’ordine del tempo, e subito ritrova la sua vena, l’introspezione non esibita, il gioco drammatico in cui ognuno ha le sue carte da mettere in tavola, la forza e la voglia di sposare il lato privato e il pubblico, giocando con la verità che esce allo scoperto solo all’ultimo minuto, il punto croce di sadomasochismo che è in tutti noi.
Riducendo l’omonimo romanzo scientifico best seller di Carlo Rovelli edito da Adelphi, la giovane 90enne regista di Carpi, che a Venezia ha ritirato con dovuto trionfo il Leone d’oro alla carriera, si pone e ci pone dal trampolino della paura astrologica, alcune domande. Quesiti esistenziali e fondamentali che fanno parte della sua cultura, della sua educazione, del suo credo e del suo cinema, da sempre così legati, quasi citando, in un dialogo sul nazismo con la suora (una Angela Molina che mai riconoscereste), il suo Portiere di notte. Nel girotondo in villa tra queste coppie variegate una si sgretola prima della fine, affinchè un’altra in lista di attesa da tempo possa finalmente formarsi. E fanno tutti parte di un possibile catalogo dei sentimenti della popolazione di oggi.
Avvocati, medici, analisti finanziari, insegnanti e, certo, fisici (Edoardo Leo è molto bravo nella parte dello studioso, che sarebbe poi Rovelli, ma senza imitazioni), sono tutti stupiti che da un momento all’altro venga a mancare il Tempo maiuscolo ma anche quel tempo che diventa per ciascuno minuscolo e indispensabile. Si parla d’amore senza amore e si congloba il tradimento (un figlio del peccato, già, grandino, appare alla fine), l’educazione dei ragazzi, il viaggio da fare lontano lontano con ogni comfort per dimenticare. Passato il pericolo dell’odissea nello spazio, tutto ritorna come prima, ricomincia il cicaleccio che va in alto o in basso, dal gossip alla domanda ontologica, consapevoli che l’abbiamo tutti scampata grossa.
Nel film, la cui popolazione ogni tanto ricorda Antonioni (La notte, Deserto rosso) e molto del bel cinema italiano che fu, la Cavani gioca di metafora, il meteorite somiglia a Dio, ma non c’è mai l’ombra di un
giudizio finale: la riuscita del film è proprio nella sua forma coesa, nel piacere di inseguire i personaggi e i loro dialoghi, le ragioni esposte e quelle sotterranee, di accusare e anche di perdonare, in un’infinita ragnatela di rapporti. Tra cui eccelle quello della padrona di casa (moto brava, direi perfetta Claudia Gerini) che fa una tardiva ma sincera dichiarazione verso una ex compagna di scuola, mettendo in dubbio il marito traditore (anche Alessandro Gassmann gioca in casa, esprime al meglio la sua affettuosa amoralità quotidiana).
A cavalcioni tra presente e passato (solo nei discorsi, non ci sono flash back), il film scorre senza intoppi nella sua natura teatrale su un unico set (sarebbe bello trarne una commedia), con una compagnia di attori che la regista padroneggia. Bellissime presenze di Francesca Inaudi, Valentina Cervi, Xenia Rappaport e del citato Edoardo Leo, che dovrebbe davvero scegliere questo tipo di film in cui si dimostra a suo agio, ping pong fra dramma e commedia, tra apocalisse e torta di compleanno. Ma occhieggia l’eternità del cinema: togliendo il sonoro, la Cavani mostra da una tv la scena della Febbre dell’oro in cui Charlot che mangia gli scarponi e fa spaghetti delle stringhe. Un momento di stupore artistico senza Tempo.
L’ordine del tempo, di Liliana Cavani, con Claudia Gerini, Alessandro Gassman, Edoardo Leo, Francesca Inaudi, Valentina Cervi, Angela Molina, Xenia Rappaport