La giovanissima e oggi assai popolare leader ambientalista svedese viene raccontata da Nathan Grossman in un documentario che alterna le sua attività pubblica e la vita privata, i discorsi all’Onu o al Parlamento europeo, e il rapporto affettuoso col padre o le carezze ai suoi amatissimi cani
La questione climatica è sempre più un punto centrale delle discussioni politiche contemporanee. In un mondo che cambia sempre di più ed è in costante movimento, risulta difficile gestire l’avvenire della società in cui viviamo. Non si può lasciare tutto in mano alla politica, ma neanche far sì che le cose succedano senza fare nulla per cambiarle. Da questo pensiero parte la lotta di Greta Thunberg, una giovane liceale che ha iniziato la sua battaglia per il clima in Svezia nel 2017, sedendosi davanti al Parlamento appena prima delle elezioni, al fine di sensibilizzare i suoi concittadini e i parlamentari sulla situazione climatica del Paese. Fin da subito ha attirato l’attenzione dei media e dei passanti, scioperando ogni venerdì. E il movimento che ne è derivato, che oggi si chiama “Fridays for Future”, ben presto ha coinvolto tutti i Paesi europei e d’oltreoceano. Da allora milioni di studenti ogni venerdì si riversano nelle piazze, chiedendo ai parlamentari di agire subito sul fronte del clima, puntando sul fatto che in mancanza di un’azione concreta loro non avranno un futuro.
La lotta di Greta è partita dal basso e fin dall’inizio è stata aiutata della sua famiglia, in particolare del padre che la accompagna in ogni avventura e dibattito politico, primo fra tutti quello davanti ai rappresentanti delle Nazioni Unite, lo scorso anno a New York. Il film-documentario I am Greta di Nathan Grossman, disponibile da sabato 14 novembre sulla piattaforma MioCinema, racconta gli aspetti pubblici e privati, anche i più intimi e concreti nella vita dell’attivista: l’impegno scolastico (“sono una secchiona”), i successi e anche le sconfitte, le difficoltà che incontra sul suo cammino, non sempre facile. Greta, infatti, soffre della sindrome di Asperger, malattia assai spesso citata da alcuni media che per questa ragione non la ritengono adatta al ruolo che ricopre. Ma dopo la traversata solitaria dell’Atlantico in barca, fatta per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sui cambiamenti climatici, hanno capito che con lei non si scherza e la sua battaglia ha preso uno sviluppo sempre più importante e attivo. Il film si concentra soprattutto su come lei si prepara prima di parlare davanti al grande pubblico e che tipo di relazione vuole avere con gli attivisti più giovani.
Prima di lei, movimenti come Greenpeace (e in Italia Legambiente), si erano già attivati per sensibilizzare i cittadini sui temi ecologici, ma il ruolo di Greta, leader solitaria, è stato fondamentale perché ha coinvolto la parte più giovane degli attivisti, prima sparsi per l’Europa ora uniti da un unico obiettivo. Una delle critiche al suo lavoro è il profitto economico tratto da libri, viaggi, discorsi, ma il film spiega perché è importante girare il mondo per parlare del clima e quanto scriverne aiuti chi non conosce il tema a prenderne coscienza. Dimostra anche quanto Greta sia una normalissima ragazza di buona famiglia, che è riuscita a smuovere l’Europa, le masse. Ma non solo: è riuscita a spaventare i politici e ha messo in guardia l’opinione pubblica su quanto sta succedendo nel mondo. E I Am Greta è un docu-film perfetto per chi vorrebbe sapere di più di lei ma non ci è mai riuscito.
I am Greta – Una forza della natura , documentario di Nathan Grossman con Greta Thunberg
Cinema al femminile e maestri polacchi
Per fronteggiare la chiusura delle sale di cinema molte organizzazioni e festival offrono on line proposte interessanti. Ne segnaliamo due per questa settimana. La rassegna “Cinema d’iDea”, dedicata alle regie femminili, è accessibile dal 15 al 21 novembre in tutta Italia sulla piattaforma www.streeen.org. Il festival sarà preceduto dalla proiezione gratuita del film vincitore della scorsa edizione, Platform della regista iraniana Sahar Mosayebi, che racconta la storia di tre sorelle campionesse di arti marziali (14 novembre). La “vera” apertura è affidata all’affettuoso biopic Citizen Rosi di Didi Gnocchi e Carolina Rosi (15/11), sul maestro del cinema politico italiano. Il documentario ha avuto alla Mostra di Venezia il Premio Pasinetti del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici. Tra i molti film in programma, 4 produzioni iraniane (su tutte Touran Khanom di Rakhshan Banietemad e Mojtaba Mirtahmasb, su una figura importante nell’educazione dei bambini nel paese) e We Are Soldiers di Svitlana Smirnova, protagonisti tre volontari ucraini feriti nella guerra tra Russia e Ucraina per la Crimea e il Donbass, curati all’ospedale di Kiev, che riflettono anche sull’assurdità della guerra. Alcuni lavori sono presentati in dirette su Facebook con registe e sceneggiatrici. Ogni giorno con un biglietto da 3,50 euro si potranno vedere due lungometraggi, venerdì 20 verrà proposto un programma di 10 cortometraggi. L’intero festival è disponibile a 10 euro.
Dal 10 al 16 novembre sulla piattaforma www.cinetecamilano.it c’è poi, in visione gratuita, il CiakPolska Film Festival, ovvero il meglio del cinema polacco contemporaneo (sette film degli ultimi 5 anni), più una sezione di documentari dedicata al tema “Uomo e natura”, organizzata con il Krakow Film Festival. Tra i titoli più significativi l’ultimo film di Andrzej Wayda Il ritratto negato (2016), I corpi di Malgorzata Szumowska, Orso d’Argento alla Berlinale 2015, Il principe e il Dybbuk di Elwira Niewiera e Piotr Rosołowski, premiato alla Mostra di Venezia 2017, 11 minuti di Jerzy Skolimowski (2015) e L’ ultima famiglia di Jan P. Matuszyński, premio per il miglior attore (Andrzej Seweryn) al Festival di Locarno 2016.