Il lituano Mikalojus Čiurlionis, pittore e musicista, dipingeva e suonava ai confini del noto e dell’ignoto: la Natura, e i suoi misteri
Vorrei comporre una sinfonia sul mormorio delle onde, con il linguaggio segreto delle foreste millenarie, con il luccichio delle stelle, con le nostre canzoncine e la mia tristezza infinita. (Lettera di Mikalojus K. Čiurlionis a Sofija Kymantaité, 19 novembre 1908)
Era il 2010 quando a Palazzo Reale una mostra organizzata dalla Fondazione Mazzotta presentava al pubblico italiano l’affascinante figura di Mikalojus Čiurlionis, pittore e musicista lituano vissuto a cavallo del XX secolo.
In quell’occasione nel catalogo della mostra (Čiurlionis. Un viaggio esoterico 1875-1911) venne allegato un CD che proponeva una selezione di composizioni per pianoforte di Čiurlionis, alternate a brani di autori più noti (Grieg, Berg, Liszt, Prokof’ev, Scrjabin), con l’intento di inserire il suo percorso creativo nel vasto panorama della musica del suo tempo. A incaricarsi di questa riscoperta e contestualizzazione c’era il pianista e compositore Orazio Sciortino.
Il contenuto di quel cd (Čiurlionis e la musica del suo tempo) è stato riproposto all’Auditorium di Milano il 15 febbraio scorso dallo stesso Sciortino, che ha affrontato con padronanza e intensità un programma musicale assai variegato e impegnativo, regalandoci anche un gradito fuori programma wagneriano (La morte di Isotta). È stato, dunque, con grande piacere che abbiamo riascoltato le note di questo musicista rimasto a lungo, perlomeno in Italia (ma non solo), dimenticato.
Čiurlionis, diciamolo subito, è un compositore di ottimo livello, morto purtroppo proprio nel momento in cui stava cominciando a esplorare un linguaggio musicale personale e innovativo. Figlio, come tanti suoi contemporanei, del tardo-romanticismo, la sua musica si muove dapprima nell’eredità chopiniana e lisztiana, ma anche sulla scia dei più vicini Richard Strauss, Grieg, Sibelius, per poi gradualmente intraprendere una propria strada (che a tratti va a incontrarsi con quella di Scrjabin, il compositore per certi versi più assimiabile a lui, anche per via delle concezioni teosofiche condivise).
I numerosi accostamenti proposti durante il concerto però, se da un lato hanno documentato bene il contesto musicale nel quale si è mosso Čiurlionis, dall’altra hanno un po’ soffocato (avremmo voluto sentire più Čiurlionis e meno ‘contesto’) le caratteristiche più originali del compositore lituano.
Se, infatti, le prime composizioni ascoltate (Nocturne n. 1, Humoresque in si minore e Mazurca in si minore) sono brani formalmente perfetti ma non particolarmente originali, i preludi degli ultimi anni (tra cui spiccano, tra quelli eseguiti, Pater noster e Holy Lord) hanno una raffinata compiutezza – fatta di gesti melodici essenziali e di un’attenzione contrappuntistica che tesse costantemente forma – unita a un impatto emotivo notevole.
È una musica, insomma, che sembra stare a metà strada tra il noto e l’ignoto, che da un lato cerca di mostrare nel modo più chiaro possibile l’infinita meraviglia della Natura e allo stesso tempo ci ricorda come al fondo di ogni cosa ci sia un’insondabile Mistero sempre da scoprire.
Foto: Orazio Sciortino Sito Ufficiale