Claudio Magris ha proposto, Elisabetta Sgarbi, qui a colloquio, ha accettato. E così arrivano in città le manie di Grossman, Odifreddi, Battiato e molti altri
Il 22 giugno la Milanesiana si prepara a festeggiare il suo sedicesimo compleanno. Nel corso degli anni la rassegna culturale è riuscita a portare a Milano e, più recentemente, a Torino e Bergamo, nomi illustri nelle più disparate discipline artistiche e scientifiche. Ospiti intervenuti con la convinzione che la cultura non vada suddivisa in compartimenti stagni, ma sia un flusso continuo di idee che si alimentano e si arricchiscono dalla reciproca contaminazione.
Manie e Ossessioni è il tema portante dell’edizione di quest’anno. Un soggetto che è una sfida cogliere in tutte le sue sfaccettature. La Milanesiana lo farà nelle sale di diversi teatri di Milano dove musica e parole si fonderanno nel corso della prima settimana di manifestazione, dal 22 al 27 giugno. Il 22 il teatro Grassi ospiterà le letture di David Grossman su Ossessione, Scrittura, Musica. Il 23 il Teatro Dal Verme sarà la scena scelta per riflettere su L’Ossessione e il vuoto con il concerto di Franco Battiato che il giorno dopo inaugurerà all’università Iulm una mostra delle sue opere pittoriche.
Il corso della prima settimana dell’evento vedrà anche il ritorno dell’appuntamento Aperitivo con l’autore che tanto successo ha avuto durante le precedenti edizioni. Paolo Giordano, Enrico Ghezzi e Vittorio Sgarbi saranno solo alcuni dei nomi chiamati nella Sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera per condividere con il pubblico presente un drink dal particolare retrogusto di ossessione.
Con la prima settimana di luglio La Milanesiana punta a raggiungere nuovi spazi della città, come lo Spazio Oberdan di Porta Venezia dove il primo luglio il regista Bernardo Bertolucci condividerà le sue riflessioni sulla sua lunga carriera cinematografica. Il 5 luglio sarà ancora il momento di lasciare il cinema per tornare alla letteratura, approfittando dell’incontro La letteratura e la mania che vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Claudio Magris. Relegare l’ossessione all’ambito artistico sarebbe però una limitazione. Anche la scienza ha un debito di gratitudine nei suoi confronti. Un legame che Piergiorgio Odifreddi approfondirà il 10 luglio nella conferenza Ossessioni, arte e scienza ospitata nella sala convegni di Intesa San Paolo.
Grazie a una collaborazione con la regione Basilicata, la Lucania sarà l’ospite speciale di quest’anno. Un’occasione rara per conoscere meglio questo scorcio d’Italia attraverso la mostra fotografica La Lucania di Henry Cartier-Bresson ospitata nella sala Buzzanti dal 23 giugno al 16 luglio. Anche l’eclettico critico d’arte Philippe Daverio darà il suo contributo nel raccontare questa terra intervenendo a margine dell’appuntamento A partire da Matera, in sala Buzzanti il 2 luglio.
Quelle sopra elencate sono solo una minima parte delle numerose iniziative che aspettano il pubblico che vorrà farsi catturare dall’offerta di questa sedicesima edizione di La Milanesiana. Ne abbiamo parlato con Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale di Bompiani e ideatrice e direttore artistico di La Milanesiana.
Manie e ossessioni è il tema scelto per questa edizione di Milanesiana. Il 2015 è un anno che si è particolarmente distinto sotto questi aspetti?
Diciamo pure che ogni anno sarebbe stato buono per scegliere questo tema. Viviamo non solo delle nostre personali e legittime manie e ossessioni, ma anche di quelle costruite dai media. Per fortuna la nostra superficialità ci fa trascorrere da una ossessione all’altra con una certa facilità. E permangono le nostre ossessioni più autentiche.
Secondo lei l’arte potrebbe esistere senza ossessione?
No, non credo. Anzi, uno dei motivi per cui ho accolto immediatamente la proposta di Claudio Magris di adottare manie e ossessioni come tema della Milanesiana 2015, è che esso è strettamente legato al tema della creazione artistica e anche del godimento artistico.
Come si inserisce la Milanesiana all’interno della Milano di Expo 2015? Pensa che il circuito culturale milanese sia pronto per sfruttare un appuntamento come Expo?
Confesso che non ho pienamente capito il rapporto tra l’Expo e le manifestazioni che accadono in città. Personalmente ho incontrato Sala e posso dire che è stato sempre molto cortese e attento, mi ha dato anche suggerimenti per trovare risorse per il Festival. Ma ho come l’impressione che l’Expo sia un po’ fuori città. Spero, ovviamente, di sbagliarmi e anzi di essere smentita nei prossimi mesi.
C’è un nome che ancora manca alla lista degli ospiti di Milanesiana e vorrebbe avere a tutti i costi?
Clint Eastwood forse.
Il budget è stato ridotto rispetto all’edizione 2014, eppure Milanesiana si prepara a battere ogni record di durata, debuttando il 22 giugno per chiudere il 16 luglio. Come si vince una sfida simile?
La Milanesiana è per me, anzitutto, il frutto di una grande passione e di grande curiosità. Se scopro qualcosa di nuovo e mi incuriosisce e c’è ancora lo spazio, tento di inserirla in programma. La Milanesiana è un mosaico che si va componendo a partire da un centro. E se, a un certo punto, si deve porre la parola fine è perché la Milanesiana ha inizio e non c’è più tempo, forse, per aggiungere una giornata ancora al programma.
Pensando al futuro, come dovrebbe cambiare l’iniziativa per garantirne la sopravvivenza nei prossimi anni?
Bisognerebbe strutturarla, forse. Darle una forma più istituzionale che le dia la forza di sopravvivere. Così è sorretta da molta passione e dalla generosità di alcuni partner, oltre che dal contributo del Comune. Ma, certo, è una realtà fragile. Non è detto che sia in assoluto un male, però rende tutto molto complesso.
Quale aspetto vorrebbe esplorare nell’edizione del prossimo anno?
Mi piacerebbe parlare di… ho in mente il tema ma non posso dirlo.
Quali sono le sue personali manie?
Perdere gli oggetti, non arrivare al momento giusto. Tra le altre.
Milano ha bisogno di Milanesiana perchè…
Perché la Milanesiana, al di là dei contenuti, importanti, offre passione e energia e curiosità. E di passione e energia e curiosità non si è mai sazi, sono forme che si autoalimentano e ce n’ è sempre (più) bisogno.