Edizione n. 21, dall’8 al 18 settembre, con una decina di titoli in concorso, tutti interessanti, molti già premiati nei festival internazionali, e altrettanti short in arrivo da varie rassegne mondiali. Le retrospettive (Grandieux, Serra e Zulawski), le “Colpe di Stato”, gli incontri e le molte anteprime italiane completano un programma molto ricco. Che sbarca nel quartiere modaiolo della città
Ventuno anni e non sentirli. Tanto è passato da quando il sipario si alzava per la prima volta sul Milano Film Festival, iniziando la brillante marcia che avrebbe alla lunga contribuito a fare di Milano uno dei capoluoghi del cinema del nord Italia. Ideato e promosso in primis da Esterni, il MMF è ormai un appuntamento fisso (e un po’ modaiolo) per professionisti e appassionati, più o meno giovani, di cinema emergente: offre opere prime e produzioni sperimentali, rassegne internazionali, proiezioni a tema e workshop, ma prima di tutto un ottimo concorso di lungometraggi (rigorosamente opere prime o seconde), da sempre cuore pulsante della manifestazione. Ma la rassegna di quest’anno, in programma dall’8 al 18 settembre, riserva alcune novità. Per la prima volta la direzione artistica è affidata al tandem Alessandro Beretta – Carla Vulpiani, e cambiano alcune location: confermate le sedi di MIMAT e Spazio Oberdan, ma lo spazio centrale si sposta nel Distretto Tortona, già al centro di eventi di moda e design, tra MUDEC, Base Milano, e un’arena per proiezioni all’aperto dietro ai magazzini del Teatro Alla Scala.
Filo conduttore nella scelta dei film in gara, tutti in anteprima italiana, è la reinvenzione dei generi: dai documentari sul Kurdistan (Gulîstan, Terre de Roses, della canadese Zaynê Akyol inaugura la manifestazione) alle black comedy (Radio Dreams di Babak Jalali, premiato al Festival di Rotterdam) ai film girati con l’i-phone, come Jacqueline del regista statunitense d’origine brasiliana Bernardo Britto. Tra le opere più interessanti, se non altro per il curriculum, l’horror Under the Shadow, dell’iraniano Babak Anvari, e il musical The Lure, della polacca Agnieszka Smoczyńska, entrambi presentati al Sundance Festival: il primo è stato definito il nuovo Babadook in salsa mediorientale, ambientato nella Teheran del 1988 in pieno conflitto Iran-Iraq, il secondo un’interessante rilettura della favola della Sirenetta in chiave horror-erotica, in un fumoso night club anni ’80. A questi si aggiunge Mimosas, opera seconda di Oliver Laxe, storia del viaggio di una carovana tra i monti dell’Atlante marocchino, vincitrice della Semaine de la Critique a Cannes.
Accanto ai pezzi da novanta, le sorprese più gradevoli del festival, per lo spettatore occasionale che volesse gustare più assaggi, vengono dal Concorso internazionale tra cortometraggi, che al pari di quello dei colleghi più “grandi” presenta in cartellone ottime referenze: tra i partecipanti, tutti under 40, spiccano titoli quali Ce Qui Nous Eloigné di Hu Wei, dal festival di Venezia, Valparaiso di Carlo Sironi, premiato a Locarno, Limbo di Konstantina Kotzamani, già a Cannes, e A Man Returned di Mahdi Fleifel, Orso d’Argento alla Berlinale.
Ma il Milano Film Festival non è fatto solo di opere in gara; a circondare e arricchire le competizioni “ufficiali”, ecco la vastissima offerta di film fuori concorso, anteprime, eventi e laboratori. Si va dalle retrospettive su Philippe Grandrieux (menzione alla mostra del cinema di Venezia con il suo Un Lac), Albert Serra (Pardo d’Oro a Locarno 2013 con Historia de la Meva Mort) e Andrzej Żuławski, al nuovo capitolo dell’ormai storica rassegna Colpe di Stato, focus su potere, confini e trasformazioni dello spazio urbano, raccontati attraverso tecniche di sperimentazione del linguaggio video.
Tra i fuori concorso da segnalare diverse anteprime italiane, tra cui Uccellacci: 10 Anni di BecchiGialli di Ciaj Rocchi, documentario sul giornalismo a fumetti in Italia, Queen Kong di Monica Stambrini e Insight di Lidia Ravviso, entrambi parte del progetto di cinema erotico al femminile “Le Ragazze del Porno”, e la chicca per cinefili Film, cortometraggio muto del 1965, appena restaurato, interpretato da Buster Keaton e scritto nientemeno che da Samuel Beckett nella sua unica esperienza cinematografica. Da non perdere l’anteprima di due documentari dalla firma d’eccezione: Lo and Behold di Werner Herzog, sulla relazione tra uomo e internet, presentato nella rassegna Under Screen, e Gimme Danger di Jim Jarmusch, sulla controversa figura del leader degli Stooges Iggy Pop.
Non mancano infine iniziative rivolte ai più piccoli, come il Milano Film Festivalino, con proiezioni a tema, e la tradizionale maratona di animazione, 4 ore di cartoon, stop motion e graphic novel in movimento, da sempre uno degli appuntamenti più apprezzati del festival, dedicato al pubblico di ogni età.