Milano, io ti racconto. E ti scopro

In Città, Weekend

Modello Milano, capitale morale, the place to be, grattacieli e luccichii. È l’ultima Milano, quella di un Expo di successo. Ma questa narrazione mostra la corda, soprattutto dopo la pandemia: e così ‘The Passenger’ ci porta a scoprire attraverso molteplici voci e sguardi d’autore una città meno vista e in costante trasformazione

“È impressionante constatare la resistenza dei milanesi ad attraversare spazi che non siano stati prima ‘comunicati’, pubblicizzati, inclusi in qualche guida della Milano segreta, o cool, o da ricordare, o nelle liste dei dieci luoghi da scoprire, legati a qualche persona o evento famoso”, scrive Lucia Tozzi nel contributo intitolato La verde bellezza: ed è proprio quello che non fanno né lei né gli altri autori del volume dedicato a Milano dalla collana The Passenger della casa editrice Iperborea .
Non è neanche, questa raccolta di sguardi sulla città, un invito alternativo a perdersi nei vicoli del vecchio centro medioevale, o tra gli squarci di azzurro tra le svettanti guglie dei nuovi grattaceli, o ancora tra le sorprendenti foreste che crescono vigorose e selvagge in mezzo alle macerie di fabbriche dismesse. 
Il libro è, in certa misura, duro per un milanese che ama comunque la sua città – “ogni scarrafone è bello a mamma sua” dobbiamo riconoscere con i napoletani – perché invece di esaltare la rinascita di Milano dopo Expo, invece di parlare della capitale finanziaria e morale, o dei meravigliosi chiostri fioriti celati in palazzi impenetrabili, ripercorre antiche promesse mai mantenute, entusiasmi spenti, lava via belletti superficiali, gira insomma il dito in una piaga che vogliamo rimarginata e fa ripensare a come, da abitanti e/o nativi, pensiamo Milano.
Va detto che un primo, fiero colpo al senso di superiorità morale che noi milanesi, più o meno consapevolmente, avevamo dentro, l’aveva già inferto Tangentopoli, esplosa proprio nella più nota e amata delle nostre istituzioni benefiche, il Pio Albergo Trivulzio, la nostra Baggina.  C’eravamo un po’ ripresi nel nostro piccolo, segreto orgoglio quando il nostro Pirellone aveva retto l’impatto col piccolo aereo che gli si era scagliato contro ed era ritornato più smagliante di prima: Giò Ponti restava un grande. A dare una mazzata è stata poi la pandemia con tutti quei contagi, tutti quei morti: ma l’assistenza sanitaria non doveva essere, secondo alcuni, il fiore all’occhiello della Regione? In fondo al cuore ci sentivamo anche noi colpevoli: non eravamo stati abbastanza attenti, ubbidienti, disciplinati, responsabili? Forse che avevamo fatto finta di niente di fronte allo smantellamento del servizio sanitario?

E così, con sentimenti controversi, torniamo a sfogliare la raccolta di saggi su Milano, perché di guida non si può parlare, o forse sì, ma più nel tempo che nella descrizione di spazi o di luoghi. 
Giacomo Papi e Marcello Flores costruiscono una complessa, esaustiva e abbastanza sorprendente, almeno per un non tifoso, storia del Milan. “Dall’industria tessile lombarda alla finanza globalizzata, passando per editoria e televisione, la storia economica di Milano si riflette nei vari personaggi – imprenditori, industriali, finanzieri, mezzi truffatori – che nei decenni hanno assunto la presidenza del Milan. Più dei rivali interisti, i proprietari della squadra rossonera raccontano come sono cambiati il potere e le strutture economiche della città dal dopoguerra a oggi. Le grandi squadre di calcio, non solo a Milano, descrivono nel concreto, ma anche in quanto simboli, la globalizzazione finanziaria come un processo di colonizzazione al contrario che l’Europa e Italia subiscono, almeno a livello calcistico”. 
Un controcanto in chiave rap è invece il saggio San Siro ha un certo flow di Ivan Carozzi. Nel quartiere che ospita lo stadio Meazza c’è un ‘quadrilatero’ di caseggiati popolari che è diventato la scena di una controversa scena musicale, interpretata da giovani segnati da un vissuto durissimo. All’interno della Cascina Torretta di Trenno hanno ricavato uno studio di registrazione ‘Voci di Periferia’, che è diventato anche un luogo di scambi e incontri non solo tra i rapper; si fa musica, si proiettano video e in questo modo si prova a ribaltare la narrazione, rivolgendo un invito al resto della città a venire di persona in questa zona che nessuno visita, a vedere, capire, ascoltare, divertirsi.

Mattia Bottagisi in arte Anima Fenix, è un rapper milanese nato e cresciuto nel quartiere di San Siro e presidente di Voci di Periferia.

DIDI & KIKI. Gay Pride, Fotografia di Francesco Giusti/Prospekt Photographers

Di nuovo si va nelle banlieue con la già citata Lucia Tozzi e il suo elogio della cintura dei parchi periferici, eredità di una stagione di lotte politiche oggi molto lontana e perlopiù ignorata. ‘Questi spazi pubblici nella loro funzione di svago e valvola di sfogo si contrappongono alla recente privatizzazione a carattere elitario del verde’. Andiamo al Parco delle Cave, nel profondo ovest milanese. È domenica, i prati sono pieni di gente che mangia, di bambini che giocano su altalene, scivoli, campi da calcio e basket, lingue diverse, colori diversi. C’è il bosco, laghi luccicanti con cigni e papere, altro che le pozze stagnanti del parco Sempione o dei Giardini di Porta Venezia. Qui sei immerso in un paesaggio, sono ben 130 ettari ricavati, grazie alle lotte dei cittadini, intorno a quattro vecchie cave di ghiaia e sabbia trasformate in laghetti. “Il Parco delle Cave, come altri piccoli e grandi parchi di periferia milanesi sono ancora spazio di libertà, spazio pubblico normale, non normato”, annota Tozzi. Senza dubbio sono spazi curati, mantenuti, ma non troppo: non disegnati in ogni particolare, non strapieni di cartelli che descrivono ogni albero, ogni pietra. E inevitabilmente si va a parare, per contrasto, al Parco Bam, acronimo del nome originale Biblioteca degli Alberi, realizzato dallo studio olandese Inside/outsider come onere di urbanizzazione del progetto Garibaldi Porta Nuova, meta di turismo intensivo e simbolo del ‘modello Milano’, esploso con l’Expo. ‘La modesta superficie (novantamila metri quadri ufficiali ) avrebbe dovuto compensare la cittadinanza con un polmone verde adeguato a compensare i milioni di metri cubi addensati nei grattacieli tra la stazione Garibaldi, il quartiere Isola e Repubblica: Torre UniCredit, torre Solaria, Bosco verticale, torre Diamante e ancora e ancora’.  Il parco è qui disegnatissimo, con meravigliosi prati di papaveri e fiori di campo, siepi a intessere un labirinto, nastri di canne, arbusti aromatici in tutte le sfumature dei verdi, dei rossi, degli argenti interrotti da macchie di aceri rossi, cedri, salici piangenti: un paesaggio ideale – sembra di percorrere un quadro di Monet – diventato un luogo dove incontrarsi, andare a fare un giretto, contemplare un germoglio che sboccia, fare un po’ i poeti.


Lo sguardo su Milano si allarga poi sulle microeconomie etniche con un saggio di Nadeesha Uyangoda; Jaca Baj parla delle diverse comunità cinesi; Marco Missiroli racconta delle sue esplorazioni a orbite concentriche in motorino per la città e Paolo Cognetti della vita sulla linea 90/91; Giacomo Caracciolo ci porta in giro per il quartiere arcobaleno di Porta Venezia; Zita Dazzi ripercorre la lunga tradizione benefica della ‘Milan col coer in man’; Michele Masneri fa la storia de ‘La capitale del desiderio’; Gianni Biondillo traccia una mappa dell’hinterland a partire dalla toponomastica. Per finire non può mancare ‘Sex & the City: un itinerario di genere’ di Florencia Andreola. Il tutto accompagnato da infografiche, consigli, playlist (di Malika Ajane) e itinerari e illustrato dalle foto di Nausicaa Giulia Bianchi, Francesco Giusti, Laura Liverani, Pietro Masturzo, Francesco Merlini e Samuele Pellecchia.

In apertura City Life , foto di Francesco Merlini.

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