Atelier Teatro riprende il Festival Le Mille e una piazza, con l’iniziativa Racconti d’autunno ed eventi fino al 31 ottobre nelle piazze del capoluogo lombardo. Intervista a Ruggero Caverni, direttore artistico di Atelier Teatro insieme a Giulia Salis.
Riprende questo weekend la stagione autunnale del Festival Le mille e una piazza organizzato da Atelier Teatro.
Racconti d’autunno – questo il nome dell’iniziativa per la nuova stagione – prevede un fitto calendario di eventi ogni fine settimana dal 15 settembre al 31 ottobre per le piazze periferiche della città di Milano, tra produzioni e ospitalità.
Semplificare la forma, non il contenuto – è l’obiettivo che da sempre si propongono Ruggero Caverni, direttore artistico di Atelier Teatro insieme a Giulia Salis, presidente della compagnia – per portare la cultura cosiddetta alta a un pubblico trasversale.
A tal proposito, sabato 18 settembre debutterà lo spettacolo Tra la perduta gente, una novità per il gruppo stesso. Una scommessa – dichiara Caverni – per noi. Quattro canti integrali nella lingua di Dante inframezzati da siparietti comici che costituiscano una cornice per orientare gli spettatori. Uno spettacolo, come affermano da Atelier Teatro che non è nato per le celebrazioni di Dante. Ci stavamo già lavorando da tempo per le scuole, poi la situazione pandemica ha imposto lo stop. Ora lo abbiamo ripreso. E se Dante e Virgilio fossero loro stessi a perdersi?
Atelier Teatro monta il suo palco laddove il teatro non arriverebbe, vengono in mente i Carri di Tespi e la politica di decentramento di Paolo Grassi.
L’immagine è poetica – commenta Caverni – Mentre eravamo in un Comune alle porte di Milano, una signora ci ha accolto con entusiasmo ricordandosi di quando c’era stato un signore dai capelli bianchi, lunghi, affascinante. Abbiamo capito poi che si trattava di Strehler. Ne siamo lusingati. Era da tempo che in quel luogo, in quella piazza non arrivava il teatro – è un fiume in piena, il giovane direttore artistico – questo per dire la discontinuità nell’organizzare anche in una Regione come la Lombardia eventi di questo tipo.
Per organizzare eventi di questo tipo ci vogliono fondi. E Atelier Teatro ha vinto il bando di Fondazione Cariplo Lacittàintorno. Un progetto di riqualifica e rigenerazione urbana delle periferie.
Portare anche la storia locale, quella più vicina a noi a livello geografico è un’altra caratteristica di questa seconda parte del festival. Flora Isabella è uno spettacolo che abbiamo ripreso. La rivalità di Montecchi e Capuleti trasportata ai tempi della Guerra di Valtellina. Grigioni e cattolici. Siamo attratti da ciò che accade lontano, ma che cosa conosciamo di ciò che ci sta vicino? sembra chiedersi Caverni. Temi storici che saranno i protagonisti di un altro spettacolo in cartellone: Rosmunda e Al Boino. La storia in chiave gangster, trasposta negli anni Cinquanta, del re dei Longobardi, Alboino e Rosmunda. Storia feroce.
Anche I Gufi – gruppo che amo – ne hanno scritto una canzone e la utilizzeremo. L’unica anticipazione a riguardo che Caverni concede, mentre indaga e interroga i temi che da sempre gli stanno a cuore: politica, potere, il corso della storia, la tracotanza dell’uomo, la giustizia e il senso del divino.
L’impianto è quello classico – continua Caverni.
La commedia antica sarà protagonista il 9 e 10 ottobre con l’ospitalità del CTU Cesare Questa e Compagnia Romantica. I gemelli, in realtà, saranno una fusione tra la commedia plautina e Goldoni – spiega il direttore artistico e attore di Atelier Teatro – anche noi non abbiamo visto ancora nulla. Ospitalità significa crescere, collaborare, e fare rete. Anche sana competizione – ride Caverni e puntualizza – spesso, come anche il nostro “maestro” Carlo Boso ha asserito in conferenza stampa alla presentazione del festival, “fare rete” resta uno slogan. Si parla di fare rete ma poi non si capisce bene come si realizza.
Ma è proprio grazie alla rete e uno scambio internazionale che iniziative come il festival Le mille una piazza può fiorire.
L’Accademia A.I.D.A.S di Versailles sarà in scena nel primo weekend di ottobre con Sogno di una notte di mezza estate adattata nello stile e con la chiave della Commedia dell’Arte. E per chi volesse approfondire i mestieri d’arte, Carlo Boso, all’interno del Festival terrà uno stage professionale proprio sulla Commedia dell’Arte e le sue differenze – aggiunge Caverni – nel corso di diversi secoli.
Ospitare per una compagnia indipendente significa anche adattarsi.
Oltre i fondi, oltre al mestiere, oltre i soldi c’è qualcosa che va oltre. Ed è l’umanità, l’amore. Quando eravamo in tournée questa estate – ricorda il giovane interprete – e avevamo allestito un laboratorio per studenti e ragazzi, i genitori stessi ci hanno ospitato nelle loro case. Ci preparavano nelle loro case colazioni, ci offrivano un posto per dormire. Questo non ha prezzo ed è qualcosa in più dal valore inestimabile – racconta Caverni – come quando le persone si fermano dopo lo spettacolo a parlare con noi. Vuol dire che qualcosa è restato. Non è volato via nel tempo di un applauso. La storia, lo spettacolo nel suo farsi è da vivere. Poi, dopo, si pensa.
Confronto, scambio, dialogo con le persone. Per cittadini che magari chissà da quanto tempo non vanno a teatro o chissà se siano mai andate a teatro.
Portare il teatro di cultura alta, ma accessibile a tutti, laddove non arriverebbe è la continua missione di Le mille e una piazza e dei suoi ideatori.
L’ambizione per Atelier Teatro è ampliare la propria offerta e inserirsi nel circuito delle biblioteche di zone periferiche per dare prosieguo alla rassegna anche quando fuori, in piazza, in inverno, fa freddo. La speranza riprendere in sicurezza dopo la pandemia e nonostante la pandemia gli spettacoli di teatro ragazzi che Atelier Teatro porta nelle scuole come Storia della Matematica. Uno spettacolo che narra dell’incontro dell’algebrista Fibonacci con Federico II. Lo sapevate?
Il sogno ampliare il Festival e passare da una dimensione locale a una cittadina.
A questo proposito, Caverni aggiunge: le parole e la presenza dell’assessore alla cultura di Milano, in occasione della “nostra” conferenza stampa, Filippo Del Corno sono state preziose. Non solo perché questa formula – del teatro nelle periferie e del festival sta crescendo – ma anche perché per noi poter avere solo un interlocutore come il Comune di Milano invece che doverci confrontare con otto municipi diversi significa poter alleggerire tutto il carico di lavoro che la parte burocratica comporta.