il Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme presenta fino al 16 giugno 2024 la mostra BACKSTAGE. Mimmo Cattarinich e la magia del fotografo di scena, a cura di Dominique Lora. Una mostra antologica dedicata al grande fotografo di scena italiano testimone dell’opera di Maestri assoluti del cinema da Pasolini a Fellini, da Bertolucci ad Almodovar, da Dino Risi a Michelangelo Antonioni. Circa 100 fotografie provenienti dall’immenso archivio dell’Associazione culturale Mimmo Cattarinich di Roma per raccontare il cinema e i suoi protagonisti dagli anni Sessanta a oggi.
Catturare un’immagine, un istante, uno scatto per poi restituire ciò che si è fermato per farlo rivive poi negli occhi degli spettatori è il segno che percorre la mostra “BACKSTAGE. Mimmo Cattarinich e la magia del fotografo di scena”, a cura di Dominique Lora.
Una mostra antologica dedicata al fotografo di scena italiano Mimmo Cattarinich (Roma, 1937 – 2017) che, con i suoi scatti, è stato il testimone dell’opera cinematografica di registi di fama internazionale quali Michelangelo Antonioni, Pedro Almodovar, Bernardo Bertolucci, Tinto Brass, Luigi Comencini, Federico Fellini, Marco Ferreri, Bigas Luna, Pier Paolo Pasolini, Dino Risi, Giuseppe Tornatore, Franco Zeffirelli. E tra le scene e i set i ritratti di attori e attrici: Antonio Banderas, Monica Bellucci, Roberto Benigni, Javier Bardem, Claudia Cardinale, Maria Callas, Capucine, Penelope Cruz Catherine Deneuve, Rupert Everett, Rutger Hauer, Isabelle Huppert, Giancarlo Giannini, Marcello Mastroianni, Anthony Quinn, Natalie Portman Alberto Sordi, Carlo Verdone.
Presso il Museo Villa Bassi Rathgeb ad Abano Terme, in provincia di Padova, dal 9 febbraio al 16 giugno 2024 sono raccolte 100 fotografie proveniente dall’archivio dell’Associazione Culturale Mimmo Cattarinich di Roma che si snodano lungo un racconto che parte dagli anni Sessanta ad oggi.
Le sale dell’esposizione accolgono il visitatore tra magia e sogno, quella stessa magia e quello stesso sogno che il cinema ha insegnato a regalare agli spettatori. Il silenzio è rotto solo da una voce in lontananza mentre si visitano le sale, quasi un fuori campo, proveniente da un documentario fatto di immagini e racconti, è la voce di Mimmo Cattarinich che accompagna in questo modo la visita tra gli scatti fotografici. È un percorso gradevole quello che si percorre in questo viaggio tra le decadi del cinema in foto, un gioco a riconoscere gli attori, i registi, gli scenari e i film che sono fermati tra le foto e dove il ritratto diventa non solo una rappresentazione, una descrizione di una persona, ma un’indagine quasi espressionista che si esteriorizza con i caratteri della persona raffigurata andando oltre all’aspetto naturalistico esteriore. La delicatezza di un bianco e nero, presente nella maggior parte delle foto esposte, ferma l’immagine di set cinematografici, di film passati alla storia del cinema dove i protagonisti escono dal loro ruolo e si immergono tra le maestranze, tra i momenti di pausa regalando scorci inediti ed è qui che il fotografo cattura l’istante.
Un dietro le quinte mai invadente che racconta fragilità, misteri e svela il lato meno divistico dei tanti soggetti fotografati. Attori, attrici, registi presi in momento di riposo, di spiegazione, di riflessione nei set e la scena rivive nella delicata partecipazione del fotografo che rivela la parte più umana smascherando la finzione cinematografica.
Attese, emozioni, pensieri agitano gli sguardi dei protagonisti ritratti pronti a lasciarsi sorprendere dall’obiettivo del fotografo o a giocare con lui in un backstage che fa rivivere la costruzione di una scena cinematografia, scatti silenziosi, mai indelicati, ma che raccontano e svelano.
L’arte della fotografia è l’arte di chi ferma un momento, dalla sua invenzione all’uso artistico il passo è poi di conseguenza, si fissano i momenti più importanti, si mette in posa il soggetto, lo si blocca per un istante che dura per sempre, ma si prende anche l’anima delle cose più naturali e semplici, spesso in punta di piedi come manifestano le fotografie di Mimmo Cattarinich.
Piccoli set nei set cinematografici che raccontano la storia del film, la sua fatica, il lavoro collettivo anche di chi non compare poi sul grande schermo; attori, attrici e registi fanno parte di storie quotidiane composte da persone, da lavoro, da dettagli che si realizzano e fanno parte della vita e della storia di ogni singolo protagonista raffigurato in cui riconoscersi (e riconoscere) e comunicare nel silenzio di attese e richiami.
“Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia” questa frase di Helmut Newton sintetizza lo spirito di ricerca e il bisogno di esprimere, di fissare quel momento che non è né il “prima” né il “dopo”, ma un palpito temporale colto e bloccato.
Mimmo Cattarinich, “un uomo difficile, spigoloso, ma acuto, intelligente, curioso; un viaggiatore senza mete definite, un nomade dell’immagine” questo il ritratto che emerge dalle parole del figlio Armando Cattarinich e ancora “generoso di una fotografia sublime e ricercata, quasi manieristica” da cui esce un mondo pieno di magia e di sogni.
Le fotografie nei set cinematografici rivivono sulle pareti del museo restituendo un sogno individuale creando un’alternativa al racconto cinematografico documentando la produzione del film, le azioni, le emozioni. Dal testo in catalogo le parole della curatrice Dominique Lora spiega come: “Mimmo Cattarinich si può definire uno dei fotografi di scena italiani che più hanno contribuito a forgiare la storia della fotografia cinematografica italiana ed Europea. Nel suo lavoro emerge una cifra stilistica personale che culturalmente si spinge oltre su essere italiano, e ci offre un mosaico di immagini che ricostruiscono l’avvicendarsi di epoche, di tendenze di sviluppi culturali che hanno cambiato la società dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. (…) Esplorando il soggetto, spesso colto di sorpresa in uno stato di sospensione del sé, il suo obiettivo fotografico si trasforma in una sorta di rilevatore di emozioni a doppio senso in cui, per usare un’espressione di Peter Weiermair “ogni ritratto documenta rapporto tra chi ritrae e chi ritratto”.
La mostra è divisa in sei sezioni che raccontano il lavoro di Mimmo Cattarinich dagli anni Sessanta gli anni Novanta. L’ultima sala è dedicata a Pierpaolo Pasolini e a Maria Callas, la sezione è intitolata Inedita Medea dove sono esposte fotografie in gran parte inedite scattate nel set del film Medea (1969), dove si registra il rapporto fuori scena tra l’intellettuale e Maria Callas, un dialogo visivo intimo, dove il fotografo con i suoi scatti cattura e colloquia in maniera non invasiva e silenziosa con i due protagonisti.
Il cinema, fatto di persone, di lavoro di gruppo diventa il mezzo per la professione del fotografo che ne cattura l’essenza per far rivivere le avventure, i viaggi, le persone e il tempo che si snoda dietro la macchina da presa, che si imprime nel movimento della pellicola, delle luci, del set che si anima e da un ciak cinematografico si passa ad un click, quello della macchina fotografica, da cui nascono i negativi e le stampe delle immagini che rimangono eterne.
Volti, suoni di risate, silenzi pensosi, ironia, gioco e attese, riprese e lontananze catturate per sgretolare il fascino di un incantesimo si sciolgono di foto in foto attraversando i decenni del cinema e i suoi protagonisti e tra le sale della mostra la voce di Mimmo Cattarinich che narra, racconta, illustra e lascia che siano gli occhi degli altri che osservano e vedono a catturare l’ennesimo scatto tra gli scatti.
In copertina: Victoria Abril, Pedro Almodovar, Marisa Paredes in “Tacchi A Spillo”, 1991. Courtesy Associazione Culturale Mimmo Cattarinich.