Cercare i propri limiti, cimentarsi con le proprie capacità. Insomma mettersi in gioco confrontandosi con i migliori. Vedi David Byrne, Brian Eno o Jon Denver. Ecco il progetto ambizioso del gruppo indie folk di Chicago che sta alla base del loro nuovo album. Riuscito? A voi giudicare
FOTO © COLIN MATSUI
Quella degli Whitney è una delle poche band che ha avuto la fortuna di concludere entro metà febbraio il tour a sostegno del disco appena sfornato (Forever Turned Around del 2019). E nel frattempo ha anche trovato il modo di registrare un album di cover, Candid.
Avrebbe potuto essere semplice spiegare il perché della nuova creatura discografica: fare un album di cover con le canzoni che amiamo. In realtà è diventato un mezzo per evolvere a livello di band – chiosa il cantante e batterista Julien Ehrlich del gruppo indie folk di Chicago (si è formato nel 2015), composto anche da Will Miller (tromba e tastiere), dall’energico tastierista Malcolm Brown e da Max Kakacek (chitarra), e noto al grande pubblico per lo scintillante debutto del 2016 con Light upon the lake. Primo tour internazionale.
Se si dà uno sguardo alla tracklist di Candid, si nota come la band abbia davvero cercato di sondare le proprie capacità con una vasta gamma di brani per lo più di nicchia.
Sono dieci tracce accuratamente selezionate, con cover che pescano da un background molto variegato. Si va dal gruppo femminile RnB degli anni ’90 SWV, all’enigmatica cantante di musica country Blaze Foley, per arrivare allo stravagante Moondog.
Segue una versione interessante di A.M.AM di Julien Jurado, piena di tastiere e linee di chitarra slide, che lasciano credere che questo sia un pezzo originale degli Whitney tratto direttamente da qualche brano in esubero dagli ep pubblicati in precedenza.
La terza canzone, la più riconoscibile dell’album, è la cover del leggendario inno country di Jon Denver, Take Me Home, Country Roads. Il brano si avvale di una forte esibizione vocale della cantante dei Waxahatchee, Katie Crutchfield. Le voci di Ehrlich e Crutchfieldcatturano il cuore, risuonando entrambe alla grande l’una accanto all’altra nell’iconico classico americano.
Da segnalare ancora con il suo slancio positivo Strange Overtones (il successo elettronico di David Byrne e Brian Eno), uno dei brani trainanti del disco.
Hammond Song è uno sforzo sincero e ben riuscito ed è forse il fulcro del progetto, segno tangibile della chimica che il gruppo ha affinato attraverso lunghi tour internazionali. Anche se dell’originale dei Roches, il trio newyorchese, manca la bellezza e il fascino delle avvincenti armonie in tre parti che lo rende speciale. Comunque un buon tentativo.
Suggestiva la versione di Rain che rimanda a una nozione di purezza chiaramente sottolineata nel titolo dell’album, Candid.
Per quanto le cover non sempre siano all’altezza degli originali, la band fa il massimo sforzo per esprimersi al meglio.