Dice Nicola Campogrande, direttore artistico di MITO: nell’edizione di quest’anno intitolata “Futuri” abbiamo voluto esplorare il modo in cui la musica classica ha pensato o ripensato sé stessa. Come Mahler imparava da Brahms ma anche come Unsuk Chin ripensa alcuni gesti del Romanticismo o come Berio ha “ristrutturato” Schubert. Questo e tantissimo altro in 126 concerti. Da stasera, a Milano e Torino
Dopo un’edizione rivolta esclusivamente a musicisti italiani, MITO Settembre Musica (dall’8 al 26 settembre) è pronto a riaprire le porte all’estero e riprende quello spirito internazionale e di ampio respiro che lo caratterizza da sempre. Ma c’è di più: non solo saranno tanti i grandi nomi stranieri che torneranno a calcare i nostri palchi, ma abbonderanno anche brani e compositori altrettanto nuovi, per realizzare un cartellone particolarmente originale, ricco di prime esecuzioni e brani fuori dalle consuete proposte d’ascolto. Quello che colpisce – e rincuora – è vedere come MITO sia riuscito brillantemente a mettere insieme un programma che non eravamo abituati a vedere da almeno un paio d’anni intitolata significativamente Futuri. “Futuri” perché, secondo le parole del direttore artistico Nicola Campogrande, la musica classica ha da sempre avuto un rapporto speciale con il tempo della storia, a volte calandosi nel presente e facendosi interprete del proprio tempo, altre, invece, anticipando gusti e “orecchie” ancora da venire, altre ancora, infine, reinventando il passato. Nella sua capacità di farci riflettere sul tempo, quella che è l’arte del tempo per eccellenza ci aiuta ad affrontare questi giorni così faticosi e immaginare un futuro migliore.
Nicola Campogrande ha forgiato, anno dopo anno, i programmi di MITO con una speciale attenzione non solo alla grande musica (e ai grandi nomi del passato) ma anche a quella meno nota, antica e contemporanea senza distinzione. Anche per questo motivo il festival appare oggi di una notevole rilevanza culturale, un’eccellenza nel campo nazionale. Per esempio, nei diciotto giorni di festival si terranno ben sedici prime esecuzioni, tra italiane e assolute. Praticamente una al giorno. Inoltre accanto agli imprescindibili pezzi di repertorio ne ascolteremo altri meno noti, dando la possibilità a chiunque, dal musicofilo esperto, al turista di passaggio, fino a chi è completamente a digiuno del repertorio classico, di trovare il concerto di proprio interesse. Proprio questo lodevole spirito, quello di essere “popolare” e di rivolgersi a tutti, è uno dei principali motori del festival, ed è quello che rende possibili, per esempio, i tanti concerti a ingresso gratuito o i programmi variegati di cui parlavamo prima.
Un esempio di questi ultimi è il concerto (il 16 a Torino e il 17 a Milano) del Collegium 1704 diretto da V. Luks, clavicembalista ceco ed esperto barocchista, che affianca al Magnificat BWV 243 di Bach la stupefacente Missa Dei Filii del compositore Jan Dismas Zelenka, infinitamente meno nota rispetto al brano che l’accompagna. Sulla stessa scia si trova il concerto di Fabio Luisi (l’8 settembre a Milano, il 9 a Torino) con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, che associa al Concerto K. 503 di Mozart e alla Sinfonia n.8 di Beethoven la novità della compositrice sudcoreana Unsuk Chin (classe 1961 e residente a Berlino), subito con forza. In questo caso i tre brani sono uniti dalla comune esplosività ritmica. Al pianoforte Francesco Piemontesi.
Altre due orchestre, una milanese e una torinese, hanno scelto di proporre un programma bilanciato tra passato e futuro, con brani più e meno conosciuti: l’Orchestra UniMi, diretta da Alessandro Crudele presenterà (venerdì 24 a Milano) due pagine beethoveniane, l’Ouverture Coriolano op.62 e la Sinfonia n.2 inframezzate da un pezzo ,Absence, dell’interessante compositore finlandese Magnus Lindeberg, allievo negli anni ottanta di Donatoni e Grisey. In modo simile l’Orchestra Filarmonica di Torino, diretta da Giampaolo Pretto, eseguirà (il 23 a Milano e l’indomani a Torino) la struggente Sinfonia n.5 di Schubert e la Serenata n.2 di Brahms accoppiandole con una dolcissima melodia del compositore britannico recentemente scomparso, Peter Maxwell Davies (1934 – 2016), Farewell to Stromness in una versione per archi. La lista dei compositori e dei brani più rari da ascoltare dal vivo potrebbe protrarsi ancora a lungo, suggeriamo di prendere in mano il calendario per cercare ciò che più si accorda con i propri gusti.
Tanti saranno i pianisti da tenere d’occhio: proprio questo inverno abbiamo recensito un CD del giovane Lucas Debargue che interpretava le sonate di Scarlatti. A MITO avremo la possibilità di ascoltarlo (il 20 a Torino e il 21 a Milano) eseguire un repertorio tutto francese, diviso a metà tra Fauré e il neoclassico compositore contemporaneo Stéphane Delplace (un autore che porta la forma e l’eleganza bachiane nelle armonie d’oggi). La grande pianista Gabriela Montero si esibirà (il 12 a Milano e il 13 a Torino) in un programma che affianca a due giganti del repertorio pianistico di sempre, la Walstein e la Sonata n.2 di Rachmaninov, le sue uniche improvvisazioni a partire dai suggerimenti del pubblico, che da sole varrebbero sicuramente l’intera serata.
Ma sui palchi disseminati tra le due città avremo modo di ascoltarne molti altri: tra i più affermati come Ivo Pogorelich e Paolo Restani, e giovanissimi ancora da apprezzare pienamente come Saskia Giorgini o l’ucraino Dmytro Choni; insomma ce n’è per tutti i gusti.
Tra i cantanti avremo l’occasione di ascoltare (il 9 a Milano, il 10 a Torino) Ian Bostridge cimentarsi con un repertorio eccentrico ma di peso: la raccolta di Lieder composti dal pianista jazz Brad Mehldau, che per l’occasione accompagnerà personalmente il tenore col pianoforte. Per chi volesse rivolgersi a qualcosa di più “tradizionale” (ma non troppo) varrebbe la pena di provare con l’acclamato duo di giovani interpreti Sophia Burgos (soprano dal vasto catalogo, moderno e contemporaneo) e Daniel Gerzenberg (pianoforte) che stasera a Milano e domani a Torino porteranno un repertorio ben calibrato nella sua eterogeneità: de Falla, Crumb, Ravel, Boulanger e Wolf, proprio un bel bouquet! Per il repertorio violino-pianoforte, invece, evidenziamo l’interessante concerto che vedrà due grandi esecutori come Alexandra Conunova, protagonista della scuola russa e vincitrice di numerosi premi internazionali, ed Enrico Pace, proporre il 15 a Milano e il 25 a Torino la celebre Sonata “a Kreutzer” insieme alla Sonata n.2 di Enescu, compositore stranamente e ingiustamente raro da potersi ascoltare dal vivo.
Anche la forma del quartetto d’archi verrà equamente rappresentata, con l’esecuzione di diversi concerti di cui segnaliamo quello tenuto dal finlandese Meta4 Quartet (noto anche per l’abitudine di suonare in piedi),che il 13 a Milano e il 14 a Torino proporrà il secondo degli splendidi quartetti “del sole” haydniani insieme al molto più tragico quartetto Voces intimae del connazionale Sibelius. Domenica 12 settembre a Torino avrà luogo la “giornata dei cori”, il cui nome è sufficientemente esplicativo: un numero sorprendente di chiese torinesi accoglieranno le voci che tanto a lungo si sono sopite a causa della pandemia. I programmi sono ricchi ed estrosi come spesso accade per questi repertori: Bruckner, Britten, Bettinelli, Brahms, Byrd, Bárdos e Bossi sono soltanto i compositori con la “B” di questa magnifica giornata. Al termine di questa lunga eppure assolutamente parziale rassegna del festival che sta per iniziare non possiamo che augurare un buon ascolto a tutti/e.
http://www.mitosettembremusica.it/it/programma/calendario/milano/2021