Caro Babbo Natale, probabilmente non esisti: ma certamente sei più influente di qualunque politica culturale italiana. Che, sicuramente, non esiste. E dunque provo a chiederti qualcosa…
Caro Babbo Natale,
probabilmente non esisti: ma certamente sei più influente di qualunque politica culturale italiana. Che, sicuramente, non esiste. E dunque provo a chiederti qualcosa di ciò che uno storico dell’arte vorrebbe per il 2016.
Una scuola in cui si insegni la storia dell’arte come materia obbligatoria, in tutti i gradi dai sei ai diciotto anni. Non è l’avviamento al marketing del brand Italia prospettato dalla #buonascuola: ma l’altra lingua degli italiani, quella di cui abbiamo bisogno per avere coscienza intera di noi stessi. E, a proposito, questa #buonascuola potresti portarla via tu, quando passi? Te la lasciamo nella raccolta differenziata: col vetro, tra le altre cose vuote.
Un governo che innalzi la spesa pubblica per la cultura almeno alla media europea. Che assuma a tempo indeterminato le migliaia di giovani ricercatori che servono al governo del patrimonio culturale. E che la smetta con gli spot dell’una tantum.
Un ministro per i Beni culturali che sia colto: almeno un po’. Che conosca e rispetti la Costituzione. Che non parli ogni giorno del Colosseo e della sua arena. Che rimetta insieme tutela e valorizzazione, e insieme le affidi a chi conosce ciò che va tutelato e valorizzato.
Una moratoria delle mostre d’arte antica, che duri almeno cinque anni. Con l’obbligo di destinare tutti quei soldi al patrimonio diffuso. E soprattutto alle chiese monumentali inaccessibili.
L’abrogazione dello Sblocca Italia. L’approvazione di una legge sul consumo di suolo: ma vera. E fai che venga studiata, finanziata, avviata l’Unica Grande Opera utile, anzi vitale, per il futuro del Paese: salvare il territorio, risanarlo, metterlo in sicurezza sia dal punto di vista idrogeologico che dal punto di vista sismico.
Ti chiedo anche di cancellare con un colpo della tua barba bianca due articoli della Legge Madia: quello che prevede la confluenza delle soprintendenze nelle prefetture, e quello sul silenzio assenso.
Donaci, se ci riesci, un giornalismo e un associazionismo che smettano di confondere volontariato e lavoro. Anzi, facciamo così: togli lo stipendio, per favore, a chiunque li considera equivalenti.
Il ritorno degli aquilani nelle parti ricostruite del centro storico.
Il rispetto della legge a Bagnoli: una spiaggia per Napoli. E, già che ci sei, un altro presidente per la Campania: ah, e portati via anche il Crescent di Salerno, per favore.
Le grandi navi fuori dalla Laguna. Magari anche un sindaco nuovo, a Venezia. Anche solo un commissario: fai tu.
Una Firenze che si redima dalla prostituzione.
Il ritorno dei diciassette quadri di Castelvecchio ai loro chiodi.
Vorrei chiederti tante altre cose. Ma ad un’ultima non rinuncio: regalaci la vittoria del no al referendum costituzionale. Così: giusto per illuderci di rimanere una democrazia.
Con infantile fiducia,
Tomaso Montanari
Immagine di copertina: Santa di R. Aoky