Un attore hollywoodiano e un regista norvegese raccontano in “Dream scenario” la bizzarra storia di un innocuo professore di biologia che diventa negli incubi di molte persone un serial killer sanguinario capace di sconvolgere le loro notti. Come nell’altro lavoro di Borgli “Sick of myself” i temi in gioco sono l’identità, il rapporto tra individuo e mondo, il desiderio di riconoscimento individuale. Un film disturbante, divertente e agghiacciante insieme, in bilico tra realtà e dramma, horror e commedia nera
In Dream Scenario del regista norvegese Kristoffer Borgli, Paul Matthews (Nicolas Cage) è l’uomo più banale del mondo. Uno di quegli esseri umani disegnati apposta per passare inosservati. Insegna in una piccola università, è sposato, ha due figlie e conduce un’esistenza monotona e serena, tra una lezione di biologia e una cena con gli amici. Ma un giorno d’improvviso l’uomo qualunque diventa il protagonista dei sogni di tutti: di sua moglie, di una vecchia fidanzata persa di vista da tempo, dei suoi studenti, di gran parte dei suoi amici, ma anche di persone che non lo conoscevano affatto prima di vederlo comparire nei loro sogni.
E che cosa fa Paul nei sogni della gente? È proprio questo il problema: li mette a disagio, profondamente a disagio. Inizialmente si limita a passeggiare tranquillo senza intervenire, anche se la situazione sognata è di estremo pericolo. Ben presto, però, la figura di Paul diventa quella di un mostro, una sorta di Freddy Krueger che popola gli incubi di tutti sgozzando, squartando e stuprando, in un vero e proprio crescendo horror di sangue e violenza. Mr Banalità, tanto insignificante da essere invisibile, si ritrova suo malgrado trasformato in una celebrità, ma anche colpevolizzato, ritenuto responsabile di ogni nefandezza. Lui è l’uomo più gentile e innocuo sulla faccia della Terra ma nell’universo onirico degli altri diventa un sanguinario serial killer.
E gli altri sono spaventati, giustamente. Giustamente? Davvero? Ne siamo proprio sicuri? È proprio questa la questione posta da Borgli, al suo primo film americano dopo l’interessante Sick of Myself, presentato al Festival di Cannes 2022 ma arrivato in Italia da meno di due mesi. Il tema di fondo anche stavolta è quello dell’identità, e del rapporto tra l’individuo e il mondo, tra il desiderio (in gran parte legittimo) di riconoscimento che una singola persona può coltivare e le modalità con cui gli altri rispondono, o non rispondono affatto, a tale bisogno. Anche e soprattutto perché il gioco del riconoscimento reciproco, nel mondo attuale, è sempre più in balia dei capricci del caso e delle onde anomale che si possono scatenare di punto in bianco, senza apparente motivo, sui social media, producendo autentiche tempeste in grado di travolgere in egual misura colpevoli e innocenti.
Un film disturbante, divertente e agghiacciante al tempo stesso. Imperfetto nel suo tenersi in precario equilibrio tra sogno e realtà, dramma, horror e commedia nera, senza mai rinunciare allo sberleffo cattivo del grottesco ma capace di raccontare alcune inquietanti sfaccettature della nostra epoca fatta di meme, viralità social e cancel culture. A partire da un’idea paradossale, al limite del demenziale, l’autore (responsabile anche della sceneggiatura e del montaggio) ha costruito un apologo surreale e crudele, efficace anche e soprattutto in virtù della presenza di Nicolas Cage, semplicemente perfetto nei panni del protagonista. Nel complesso un esperimento decisamente riuscito, che conferma Kristoffer Borgli come un cineasta da non perdere di vista.
Dream Scenario di Kristoffer Borgli, con Nicolas Cage, Julianne Nicholson, Michael Cera, Tim Meadows