I Musical Box ripropongono i Genesis di Selling England By The Pound, pietra miliare della musica degli anni ‘70
«Take a little trip back with father Tiresias…» (da The Cinema Show)
Anni ‘70, l’epoca d’oro del rock. Tra i lettori di Cultweek c’è sicuramente chi ha avuto la fortuna di assistere ad alcuni dei più celebri live di quel decennio così fecondo e, per certi versi, irripetibile. Altri – parlo soprattutto a nome della mia generazione – ne hanno subito indirettamente il fascino, andando a recuperare discografie in vinile, trascrivendo religiosamente riff e assoli.
1974-2014: a quarant’anni di distanza i canadesi The Musical Box, cover band ufficiale, colmano il gap riproponendo, anche per chi non c’era, il concept della storica tournée dei Genesis al lancio di Selling England By The Pound. Non un semplice tributo ma un vero e proprio riallestimento, filologicamente accurato, di un’opera d’arte totale, a metà strada tra musica e teatro.
La scelta dell’album è di per sé un manifesto programmatico: in esso la band al completo (che annoverava Gabriel, Collins, Hacket, Banks e Rutherford) trovò la migliore sintesi stilistica e tematica, consolidando un linguaggio che la qualificò come al tempo stesso colta e irriverente, in grado di assemblare riferimenti alla tradizione britannica e alla mitologia classica, nell’ottica di una pungente critica della società contemporanea. Ma più di tutto, furono le esibizioni sul palco di quell’anno, uno show di luci e maschere senza precedenti né eguali, a fare dei Genesis una leggenda vivente.
Gli scettici si chiederebbero perché riesumare un universo musicale che ha fatto ormai il suo tempo. La risposta dei Musical Box è chiara: lo spettacolo è un patrimonio artistico prezioso da salvaguardare e tramandare ai posteri. La loro performance è una meticolosa e fedele riproduzione dell’originale: come in un salto indietro nel tempo, i costumi estrosi e le luci sature rievocano le suggestive atmosfere dei filmati di repertorio. Persino gli strumenti musicali e gli stacchi, la mimica e le coreografie sono gli stessi.
A conferma della bontà dell’operazione, l’accoglienza della sala (pienissima il 14 novembre) del Conservatorio non potrebbe essere più calorosa. La comunità progressive italiana, del resto, si fa sempre riconoscere – nel senso positivo del termine: non solo fans attempati ma esigenti musicofili appassionati di un genere, per quanto di nicchia, in continua evoluzione. Occorre ricordare che nel lontano ‘74, mentre in madrepatria il quintetto britannico riceveva tiepide recensioni, fu il pubblico internazionale, e in particolare quello italiano, a decretarne il successo, riempiendo i palazzetti dello sport e facendo volare Selling England nelle classifiche degli ascolti – era l’epoca della PFM, del Banco del Mutuo Soccorso, degli Area…
La selezione dei brani chiude il cerchio: tra melodie trasognanti e passaggi ostinati, la cover band ripercorre i momenti più significativi dei Genesis prog – prima che con la fuoriuscita di Gabriel si snaturassero verso il pop commerciale. Ai memorabili assoli di The Cinema Show e Firth of Fifth seguono le funamboliche suite The Musical Box (che dà nome al gruppo) e Supper’s Ready. Il bis, The Knife, è un catartico ritorno alle origini che commuove e strappa un meritatissimo, fragoroso applauso.
The Musical Box in Selling England By The Pound alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano