“Museo” di Alonso Ruizpalacios, premiato al Festival di Berlino, protagonista Gael Garcia Bernal, riporta in primo piano un fatto di cronaca degli anni 80, quando due ragazzi intraprendenti, e certo senza alcuna esperienza criminale, trafugarono dal museo di Città del Messico ben 140 reperti precolombiani dal valore inestimabile, ma poco smerciabili. E ci ricorda che quanto a furti d’identità culturale le più grandi nazioni occidentali non hanno rivali: basta guardare cosa c’è dentro i loro musei
Era il 1964 quando il governo messicano strappò al pueblo di San Miguel Coatlinchán un colossale monolito, statua della divinità precolombiana Tlaloc (altri ritengono si tratti di Chalchiuhtlicue) per dare lustro simbolico all’erigendo Museo Nazionale di Antropologia. E fu così che Juan assistette al suo trasporto a Città del Messico, immortalato in una foto in braccio a papà. Passati molti anni, Juan non sembra essere in grado di terminare gli studi di veterinaria, come il suo amico, complice e schiavetto Wilson. Entrambi non diventano adulti, il padre del primo, medico, lo considera una nullità, il genitore del secondo un malato terminale. Ma dopo aver svolto un lavoretto al Museo, Juan elabora un piano per rubare dei preziosi reperti.
Eccoli quindi in Museo – Folle rapina a Città del Messico, la notte di Natale, impegnati a trafugare, con successo, oltre 140 manufatti precolombiani. Insomma, una cosa l’hanno fatta per bene: solo che l’intero paese si ribella per convenzione e per convinzione al furto della propria cultura storica. Nel tentativo di smerciare il malloppo i due vanno a Palenque, straordinario sito archeologico, per trovare un tramite che li possa mettere in contatto con un acquirente. Arrivano così ad Acapulco dove incontrano un ricco collezionista inglese, con cui si scontrano a proposito dei musei e dei saccheggi, per scoprire che comunque il loro materiale è ormai troppo in vista.
Quella che racconta Alonso Ruizpalacios, premiato per questo film all’ultimo festival di Berlino, è una storia tanto intrigante quanto vera, accaduta negli anni Ottanta. Il Museo Nacional de Antropologia si trova tra Paseo de la Reforma & Calzada Gandhi, ed è proprio lì, tra diverse peripezie, che sono state effettuate le riprese del furto. I due giovanotti di Satelite, quartiere residenziale poco fuori la capitale, nonostante i titoli roboanti dei giornali, imbeccati dalle autorità, non sono l’esercito di professionisti che ha compiuto il furto del secolo. Sono due ingegnosi ladruncoli che hanno approfittato della situazione senza rendersi poi conto delle difficoltà legate al piazzare merce così scottante.
Su questa vicenda, interpretata (e prodotta) dall’icona messicana Gael Garcia Bernal, affiancato da Leonardo Ortizgris, si innestano diversi spunti. L’arroganza del potere, che pur di celebrare se stesso non esita a rapinare reperti precolombiani alle comunità che, da sempre, li cosideravano loro patrimonio: e ci volle l’esercito per sottrarre la statua di Tlaloc-Chalchiuhtlicue, 168 tonnellate di peso, al pueblo. Un po’ come avevano fatto i conquistadores (nel film si cita una frase del comandante spagnolo Cortez, che non è andato sin lì per fare il contadino ma per l’oro), e come in generale hanno fatto gli archeologi dei paesi ricchi nei confronti delle antiche civiltà di altri paesi. I nostri musei sono indiscutibilmente pieni di capolavori provenienti da Egitto, Grecia, Babilonia etc., di certo non acquistati.
Già questo elemento sarebbe sufficiente, ma Ruizpalacios si spinge oltre: rispolvera Truffaut (“non possiamo capire le motivazioni delle persone nella storia. Possiamo solo immaginarle dalle loro azioni”), poi confeziona un magnifico siparietto di Palenque, permette di apprezzare alcuni fantastici reperti, e su tutto insinua i luoghi comuni legati al Messico (tra cui la scogliera la Quebrada e i suoi tuffatori). Un risultato che appassiona e convince andando ben oltre la suggestiva e Folle rapina a Città del Messico.
Museo – Folle rapina a Città del Messico, di Alonso Ruizpalacios, con Gael García Bernal, Leonardo Ortizgris, Alfredo Castro, Simon Russell Beale, Lisa Owen, Bernardo Velasco, Leticia Brédice, Ilse Salas, Lynn Gilmartin, Maite Suarez Diez