Paisiello, Scarlatti, Frescobaldi, e naturalmente Mozart per citarne alcuni. A Milano c’è chi si dedica con impegno all’esecuzione delle opere di questi grandissimi compositori del passato. A.M.A.MI. (Accademia di Musica Antica di Milano) riprende stasera i suoi concerti. Il giovane violinista Julian Kainrath, accompagnato da Luigi Carroccia al pianoforte, mette la sua classe al servizio di Giuseppe Tartini, Francesco Geminiani e Pietro Antonio Locatelli. Dove? Come sempre al Museo della Scienza e della Tecnologia
San Maurizio
Molti anni fa, dal 1975 al 2005 (un’era geologica), Milano è stata una non piccola capitale della musica detta “antica”. In Santa Maria delle Grazie, in San Simpliciano e soprattutto nel Coro del Monastero Maggiore di San Maurizio, gioiello cinquecentesco di Corso Magenta, chiesa dall’esterno quasi dimesso e d’interno rigoglioso come una “Cappella Sistina di Milano” (copyright Vittorio Sgarbi), per trent’anni sono risuonate le musiche di Monteverdi, Corelli, Vivaldi, Geminiani, Paisiello, Bach padre e figli, Frescobaldi, Handel, Scarlatti, Desprez, Ockeghem, Marenzio, Orlando di Lasso e più indietro ancora.
Con regolarità e costanza, frutto della dedizione appassionata e spassionata di Sandro Boccardi, figura di poeta e musicologo finito (per fortuna nostra) fra i tristi corridoi dell’amministrazione comunale, nelle sale affrescate da Bernardino Luini sono sfilate leggende come Gustav Leonhardt, Nikolaus Harnoncourt, Frans Brüggen, Anner Bijlsma, Trevor Pinnock, Christopher Hogwood, i giovani Ottavio Dantone e Giovanni Antonini e tutta la crema della cosiddetta filologia (allora si chiamava così). Diverse generazioni di (allora) giovani si sono formate all’ascolto della storia “com’era” (o probabilmente era), delle musiche su strumenti d’epoca o ricostruiti sui modelli originali, ma soprattutto restituite con la tecnica che le ricerche più attente cominciavano a trasferire nella testa e nelle mani di chi esegue. Con interpreti nuovi riemergeva un pensiero antico grazie alle carte e alle testimonianze del Medioevo, del Rinascimento, del Seicento e del primo Settecento. Bastava leggerle, amarle, lasciarsi sorprendere da studi matti e contestatissimi che finivano per cambiare anche l’ascolto del repertorio convenzionale, come dimostrano le generazioni di millennials che ormai eseguono anche Haydn, Mozart, Beethoven e perfino Brahms con una consapevolezza storica per loro naturale (ascoltate, per credere, le pubblicazioni di case discografiche di ricerca come Harmonia Mundi, Arcana, Alpha Classics, AdArte, ECM, Fuga Libera, Naxos, Outhere, Hitasura, Ricercar).
Concerto nella Sala del Cenacolo al Museo della Scienza
A.M.A.MI.
Di quel ciclo nato nel 1976, ripreso per finta nel 2005 ma subito zittito, Milano è rimasta orfana, insieme al pubblico che si è formato su quegli ascolti e a quello più giovane che quegli ascolti dimostra chiaramente di preferirli all’Ottocento e a molto Novecento. A parte qualche spolverata nei cartelloni generalisti, è rimasto in città qualcosa o qualcuno che tenga ancora alta la bandiera “antica”? Sì: una fondazione che fa stagione da primavera a dicembre con sei appuntamenti (gratuiti) e porta un nome beneaugurante nell’abbreviazione da acrostico: A.M.A.MI. Parliamo dell’Accademia di Musica Antica di Milano, realtà che ha preso vita nel 2013 con un festival dedicato, nel quarto centenario della morte, a uno dei geni più profetici e inquieti mai esistiti: Gesualdo da Venosa (passione speciale del fondatore e presidente di A.M.A.MI., Giovanni Iudica, autore di diverse riflessioni storiche).
Leonardo?
La continuità con San Maurizio sembra di vederla anche nei luoghi scelti dall’Accademia come spazi in dialogo con le musiche dei concerti: le Sale “del Cenacolo” e “delle colonne” nel Museo della Scienza e della Tecnologia. Luoghi vinciani per eccellenza, racchiusi nel quartiere “di Leonardo”, ai qualisi è aggiunta la Sala Barozzi dell’Istituto dei Ciechi di via Vivaio per i programmi più ampi, come il primo di questo 2023 con l’esteso Intende Voci Ensemble diretto da Mirko Guadagnini, che il 5 maggio ha messo faccia a faccia due grandi veneziani pressoché coetanei, Antonio Caldara e Antonio Vivaldi, con due Gloria a confronto. Notevole.
I temi delle stagioni – “Europa Concertante” (2021), “Il Viaggio in Italia” (2022), “Gli Italiani nelle corti europee” (2023) – parlano invece di una evidente continuità interna.
La linea italiana è ovviamente privilegiata (e non si fa fatica). Giusto oggi, mercoledì 27 settembre (Sala delle Colonne, ore 21), i concerti di A.M.A.MI. riprendono con un programma ch’è un trionfo del Violino, dunque dell’Italia che conquista: un giovanissimo tirolese, classe 2005, Julian Kainrath, sostenuto da Luigi Carroccia al pianoforte, mette la sua classe già riconosciuta al servizio di Giuseppe Tartini, Francesco Geminiani e Pietro Antonio Locatelli, ovvero tre geni che, insieme a Corelli e Vivaldi hanno esportato nel mondo (da Amsterdam a Londra) un’arte in cui il Bel Paese era signore e quasi indiscusso padrone.
L’appuntamento che ha deliziato il pubblico il 15 giugno, nella Sala del Cenacolo, vedeva un Francesco Libetta in stato di grazia mettere a confronto Mozart con Muzio Clementi e Giovanni Paisiello, ai quali Wolfgang Amadé doveva qualcosa.
Nel prossimo concerto del 26 ottobre, il confronto sarà ancora più estremo, perché a suonare i gioielli di Domenico Scarlatti (1685-1757), mago del cembalo e del pianismo di ogni tempo, si offrirà Enrico Pieranunzi, esimio jazzista oltre che musicista di orizzonti vastissimi.
Il penultimo appuntamento del 22 novembre, ancora nella Sala del Cenacolo, la più fascinosa e modellata sui programmi di ridotte dimensioni, vedrà all’opera un giovane tastierista, Viacheslav Shelepov, che, sapendo toccare strumenti di ogni periodo storico (lo ha dimostrato tempo fa sulla collezione di Fernanda Giulini), renderà onore a Domenico Cimarosa, Muzio Clementi e Domenico Scarlatti.
Finale più esteso il 12 dicembre con l’Ensemble Le Stagioni e il controtenore Carlo Vistoli, impegnati in una “Officina romana” che coinvolge Handel (al tempo del suo passaggio in Italia), Porpora, Vivaldi e Scarlatti.
Quasi dieci
Con questa stagione 2023 l’Accademia di Musica Antica di Milano, che nella sua storia può vantare anche l’apporto di Giovanni Acciai e della sua Nova Ars Cantandi, si avvia verso i dieci anni di vero e proprio servizio al pubblico, grazie anche alla formula coraggiosa dei concerti gratuiti (vincolati solo a una prenotazione per calibrare l’accoglienza). Il che contribuisce a delinearne un profilo defilato, che la distrazione culturale del momento fatica a premiare secondo il merito.