Chi si ferma è perduto. Sandro Gorli non ha perso tempo e ha riorientato i progetti del festival Rondò. Per mantenere gli impegni con i musicisti e gli appassionati di musica contemporanea che continuano a seguirlo. Anche al tempo del Coronavirus
Sono un tipo “tecnologico”. YouTube, RaiPlay, streaming non sono una novità per me. Adesso però è tutta un’altra faccenda. La nostra vita si è spostata nel mondo virtuale in modo ancora più netto. Ci stiamo abituando alle videochiamate e le attività che abbiamo sempre svolto trovano una loro declinazione “a distanza”. Molti, in preda al panico, riversano la propria solitudine in video blog e storie online, nella speranza di coprire l’assordante silenzio che percepiamo intorno a noi. Come ha scritto il critico d’arte Tomaso Montanari, «Un quadro per fare silenzio nella città della nostra anima». Per noi musicofili, invece, la musica. E con un meraviglioso ossimoro, una musica per fare silenzio; come nella quieta e intima Lezione di canto di Giorgione.
E un direttore d’orchestra come affronta questo momento complesso e difficile? Lo abbiamo chiesto a Sandro Gorli che con la sua orchestra Divertimento Ensemble (sotto nella foto Sandro Gorli è al centro) sta proponendo online alcune delle attività di Rondò, il festival di contemporanea.
Avete organizzato un nuovo concorso per giovani strumentisti, riuscendo così a trasformare questa situazione difficile in uno stimolo per nuove iniziative.
In questo periodo di forzata clausura sono nate sul web centinaia di offerte di musica, di teatro, di letteratura generalmente in sostituzione delle attività progettate e interrotte dall’emergenza Covid-19. Anche noi abbiamo proposto e stiamo proponendo online alcune delle nostre attività, cercando di mantenerle nelle date e negli orari previsti dal cartellone di Rondò. Il progetto #iorestoacasa e #suonoperte è una nuova iniziativa, non prevista prima dell’emergenza; si rivolge certamente al pubblico ma è pensato principalmente per i giovani musicisti, anch’essi costretti al silenzio chiusi nelle loro case con i loro strumenti.
Come è nata l’idea del concorso?
L’idea di offrire un palcoscenico virtuale ai giovani musicisti è nata prima di decidere che al migliore di loro avremmo offerto un concerto reale nella nostra prossima stagione e ad altri tre la possibilità di registrare un programma da concerto in uno studio professionale di altissima qualità. Abbiamo lanciato una call con le indicazioni del progetto: giovani interpreti di qualunque strumento under 30, residenti in Europa, con repertorio scritto dalla seconda metà del 900 ad oggi, una durata non superiore ai 15 minuti e una breve presentazione video di sé e delle motivazioni dell’adesione alla nostra idea. Stiamo ricevendo molti video da tutta Europa e ne pubblichiamo uno al giorno in ordine di arrivo, selezionando i migliori.
L’interesse che Divertimento Ensemble ha sempre dimostrato per i giovani si nota anche in questa situazione…
Abbiamo deciso di dare un piccolo compenso di 60 euro ad ogni interprete “pubblicato” come segno della nostra convinzione che in questo momento anche ai giovani musicisti occorre un aiuto economico; questo per noi costituisce uno sforzo economico che facciamo nella speranza di coinvolgere nel sostegno ai giovani anche il nostro pubblico, chiamato anche ad esprimere il proprio voto su ogni interprete per la selezione dei vincitori.
Così il progetto ha preso anche la forma di un concorso.
Sono contento che a questo progetto abbia da subito aderito l’associazione Musica Insieme Contemporanea di Bologna che offre un secondo concerto ai vincitori nella loro prossima stagione.
È bello vedere come tanti enti culturali stanno reagendo in modo propositivo. Gli streaming abbondano e credo siano tanti gli italiani che ne traggano giovamento. DE sembra riuscire a convertire quasi tutto in formato digitale, complimenti. Come vi state trovando?
Non tutto può essere convertito in formato digitale; abbiamo organizzato qualche concerto solistico eseguito nell’abitazione del musicista, ma naturalmente la qualità tecnica della presa del suono e della sua riproduzione è per lo più bassa, e questo può disturbare. Queste proposte servono principalmente a mantenere i contatti fra le persone e contribuiscono a far capire, insieme al forzato isolamento, quanto siano necessari i contatti reali, fisici fra le persone.
Abbiamo trasferito sul web anche alcune masterclass previste rivolte a giovani compositori, e il LAM, il nostro laboratorio di ascolto musicale; sperimentiamo così nuove possibilità di comunicazione che probabilmente continueremo ad utilizzare.
Ormai ci siamo abituati a “navigare a vista”, è difficile prevedere il futuro e fare programmi a lungo e medio termine. Voi come state affrontando questi ostacoli?
È difficile per tutti fare previsioni su quando si potrà ricominciare a lavorare come prima, ovvero quando le persone potranno avvicinarsi fra loro nuovamente. Noi vorremmo mantenere gli impegni presi sia nei confronti del pubblico sia dei giovani musicisti che seguono le nostre attività di formazione o che aspettano da noi l’esecuzione dei loro pezzi. Speriamo di poter iniziare ad “avvicinarci” dopo l’estate, e quindi di poter effettuare in settembre nel Monferrato come previsto il Corso di Direzione d’Orchestra per il repertorio per ensemble dal primo Novecento ad oggi e a Bobbio il Workshop di composizione previsto per luglio, e poi nei mesi successivi recuperare i concerti che non possiamo effettuare in questi mesi.
Se – malauguratamente – le cose non dovessero cambiare così presto?
Se non si potrà continueremo a trasferire online quello che è possibile, per esempio la parte del Workshop di Bobbio dedicata a pezzi solistici, che non prevede obbligatoriamente contatti ravvicinati fra le persone. Stiamo ultimando la programmazione del 2021 e l’emergenza che stiamo vivendo ha influenzato in parte l’ideazione dei progetti futuri. Tuttavia, molte delle attività programmate riprendono strade già iniziate e che si sono rivelate in passato efficaci per realizzare i nostri obbiettivi. Crediamo che non si torni indietro da questa pesante crisi, che si debba imparare a convivere con una emergenza che non finirà pur continuamente diversa, ma che anche in emergenza si debbano proseguire le strade virtuose intraprese.
Mi pare che Boulez avesse detto che, durante la guerra, ciò che di meglio potrebbe fare un compositore è fare musica. Ognuno deve dare al mondo ciò che può fare meglio. Cosa pensa che potrebbe dare la musica oggi, quale ruolo si immagina di avere in questo periodo difficile?
In questo periodo ciascuno passa una grande parte del tempo ad ascoltare e a cercare notizie sul virus, sulla sua terribile progressione, sui morti; si sente parlare e si parla solo di questo; in parte è inevitabile perché si è fortemente condizionati dall’emergenza, e in più si assiste a una tragedia umana di proporzioni immense; si resta disorientati dalle centinaia di notizie spesso contraddittorie, totalmente impotenti, persi in un disordine generale. La musica aiuta a ristabilire un contatto con se stessi, con il proprio spirito e i propri sentimenti; ristabilisce un ordine, e quindi aiuta anche a rafforzare le ragioni della disciplina e della solidarietà che la società ci chiede per superare questa crisi.
Fotografie © Giovanni Daniotti