Il tema del coro si può declinare in svariati modi. Soprattutto in occasione delle festività natalizie. Ne segnaliamo due molto diversi l’uno dall’altro. I tradizionali Christmas Carol all’Auditorium LaVerdi e il concerto della Harlem Gospel Choir al Blue Note. Con i nostri auguri di tutto cuore
A chi piace immergersi nell’atmosfera natalizia non può mancare la giusta colonna sonora. A Milano, ma non solo, c’è solo l’imbarazzo della scelta: da qualche settimana tutte le istituzioni musicali cittadine propongono concerti a tema, e altri devono ancora venire. A questo proposito vogliamo segnalarne due che si terranno uno all’Auditorium laVerdi (ancora stasera!) e l’altro al Blue Note (dal 26 al 29 dicembre e l’1 gennaio).
L’illustrazione tipica di una cartolina di auguri natalizi potrebbe essere quella di un gruppo di bambini che cantano davanti al fuoco. In effetti il canto è l’elemento musicale primario delle festività, senza dubbio perché il più primitivo e immediato: non serve alcuno strumento né competenza particolare per unirsi a un canto liturgico. Nel Medioevo, quando ebbe origine la tradizione dei cosiddetti Christmas Carols, la voce era lo strumento più diffuso nella musica sacra. Ancora oggi vive la stessa tradizione incentrata sulla musica vocale e in tutto il mondo nel periodo dell’Avvento si ascoltano cori di ogni genere e forma. Anche i due concerti di cui parleremo ruotano intorno al coro. Un coro ben diverso da un caso all’altro, però, perché se a laVerdi potremo ascoltare una selezione dei più celebri inni natalizi della tradizione anglosassone (i carols citati poco sopra) con tanto di voci bianche, al Blue Note vedremo esibirsi un coro gospel, alfiere della musica liturgica afroamericana.
Il nome che rimarrà impresso al pubblico dell’Auditorium sarà quello di Sir David Willcocks, storico direttore del Choir of King’s College di Cambridge, mancato nel 2015. A lui si deve la stesura degli arrangiamenti più celebri degli inni natalizi, ormai entrati nell’immaginario di tutto il mondo. Nel 1961 egli pubblicò il primo di una serie di quattro volumi intitolati Carols for Choirs divenuti ormai lo standard per ogni esecuzione dei brani e che raccolgono la maggior parte del materiale che sarà possibile ascoltare a Largo Mahler. Per l’occasione il direttore Ruben Jais sarà affiancato da Dario Grandini (maestro del coro) e Maria Teresa Tramontin (maestra del coro delle voci bianche) in modo che sul palco saranno riunite varie realtà musicali: il Coro di voci bianche, il coro I giovani de laVerdi e l’orchestra sinfonica. Ad affiancare i brani di Willcocks come Hark! The Herald Angels Sing o O come, all ye Faithful (anche conosciuto come Adestes Fideles) troveremo altri canti celebri come Holy Night e Angel’s Carol. Insomma, un appuntamento da non perdere.
Tutt’altra atmosfera caratterizzerà le serate del Blue Note, dedicate al canto gospel tipico della tradizione afroamericana. Letteralmente il termine significa “vangelo”, “parola di Dio”, poiché i suoi testi sono tratti dalla Bibbia in generale, e dunque non esclusivamente legati al Natale. Ciononostante l’aspetto di lode a Dio e di preghiera è sufficientemente presente (diciamo pure fondante) in questa musica da renderla più che adatta ad una simile ricorrenza. In effetti, il gospel è nato in un contesto liturgico e soltanto in anni più recenti si è spostato verso contesti laici. Proprio come per gli inni natalizi inglesi, anche molti titoli di brani gospel sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo e molti artisti li hanno reinterpretati con grande successo. I titoli più famosi sono stati portati al pubblico da piccoli ensemble o cori a cappella (Golden Gate Quartet, Soul Stirrers) così come da grandi cantanti soliste (prima tra tutte Mahalia Jackson), specializzate nel canto liturgico ma non solo. Aretha Franklin ed Elvis Presley sono soltanto due dei molti nomi di musicisti che hanno fatto del gospel un genere apprezzabile al di là del suo valore religioso, accostandolo al rock e al rhythm and blues.
Al Blue Note avremo l’occasione di ascoltare l’Harlem Gospel Choir (una tradizione che è iniziata nel dicembre 2003 e si ripete ogni anno), uno dei più rinomati cori gospel contemporanei, incarnazione della miglior tradizione folklorica afroamericana. L’ensemble è nato nel 1986 dall’idea di Allen Bailey (1940-2018) di portare la musica eseguita nelle chiese di Harlem al di fuori dei propri confini e farla apprezzare nel resto del mondo. Le loro performances sono ricordate per l’irresistibile coinvolgimento che riescono a veicolare, quella stessa travolgente energia ritratta nell’indimenticabile scena in chiesa di Blues Brothers. L’Harlem Gospel Choir si è esibito insieme ad artisti del calibro di Diana Ross, Bono e Pharrell Williams e da tutti viene citato come l’icona del moderno gospel. Il repertorio, come abbiamo detto, è composto da una lunga lista di brani tradizionali di cui Amazing Grace è forse l’esempio più noto, ma non certo l’unico. What a Friend We Have in Jesus, Will the Circles Be Unbroken?, In the Garden, I’d Rather Have Jesus, How Great Thou Art, Crying in the Chapel sono altre possibili scelte tra un repertorio che è molto più vasto di quanto si possa immaginare.
In copertina: Harlem Gospel Choir