Il poverello di Assisi, le origini del presepe e la musica argentina sono le suggestioni culturali che stanno alla base della coinvolgente composizione natalizia “Navidad Nuestra” del musicista Ariel Ramirez
Non so se nel lontano 1963 il compositore argentino Ariel Ramirez (1921-2010) e il poeta Felix Luna (1925-2009) accingendosi a scrivere Navidad nuestra, raccolta di sei brani dedicati ad altrettanti episodi della nascita di Cristo, registrati poi l’anno dopo assieme alla celebre Misa criolla, avessero in mente san Francesco.
Ma credo che non gli sarebbe dispiaciuto l’accostamento tra la loro opera e quella del poverello di Assisi. Nel riascoltare Navidad nuestra, infatti, non ho potuto non pensare a come questa musica sia come uno splendido presepe musicale, in cui l’attualizzazione della nascita di Cristo è realizzata dai due autori attraverso l’uso di forme musicali tradizionali argentine e a un racconto poetico che immerge la storia evangelica nella vita comune delle stesse terre sudamericane. Tra parentesi ci piacerebbe sapere cosa pensa di quest’opera papa Francesco che ha ascoltato la Misa Criolla nel dicembre del 2014, in occasione della festa della Beata Vergine di Guadalupa, patrona dell’America Latina.
Le due composizioni (Misa e Navidad) ebbero un successo immediato, e dopo la prima storica incisione del 1964 con il gruppo Los Fronterizos, furono eseguite e incise innumerevoli volte (tra le incisioni più significative ricordiamo quelle di José Carreras e di Mercedes Sosa).
Come per la Misa criolla (sul cui valore culturale e musicale, nel 1963, all’indomani del Vaticano II, sarebbe bello ritornare) anche in Navidad nuestra Ramirez innesta la tradizione colta occidentale (studiata proprio in Europa) con forme, armonie, ritmi, sonorità della musica criolla (a sua volta storico crogiuolo ancor prima culturale che musicale, stratificatosi lungo i secoli a partire dal xvi secolo). I sei brani sono stati scritti per un solista e un coro in continuo dialogo tra di loro e una compagine strumentale piuttosto varia, comprendente principalmente strumenti tradizionali ma non solo.
Ma andiamo ora a sbirciare un momento dentro i sei quadri di questa natività musicale.
Ne La anunciacion l’angelo porta l’annuncio a Maria al ritmo baldanzoso di uno chamané, danza tipica della provincia argentina di Corrientes; è un angelo un po’ strano, un cavaliere con sciabola e speroni che, una volta tornato da Dio a riferire della sua missione, definisce la voce della Madonna «el canto de un yeruti».
La peregrinacion ci mostra invece Giuseppe e Maria camminare «con un Dios escondido» attraverso «las pampas heledas, cardos y ortigas», danzando una malinconica huella.
Con El nacimiento ci immergiamo in un clima quasi estatico: il bambino appena nato viene cullato sulle note di una vidala catamarquena, forma poetico-musicale vocale argentina.
La visita dei pastori alla grotta (Los pastores) è un’immersione nelle tradizioni più antiche della terra argentina; il riferimento musicale di Ramirez è, infatti, la chaya riojana, una festa della regione de La Rioja, derivata da antichi riti di celebrazione della terra dell’antico popolo dei Diaghiti. Si tratta anche di un momento di tripudio di luoghi e sapori argentini: i pastori vengono dalle varie regioni dell’Argentina a portare i loro prodotti tipici.
Los Reyes Magos è probabilmente il brano più noto di Navidad nuestra: in un trascinante takirari (ritmo che ha le sue origini nelle terre amazzoniche della Bolivia) i tre sapienti d’Oriente guidati da una stella si presentano al bambinello donando «arrope» (sciroppo), «miel» «y un poncho blanco de alpaca real»; a proposito delle contaminazioni tra colto e popolare, si può notare come il tema dal sapore tradizionale sia elaborato polifonicamente con l’uso serrato di imitazioni e canoni.
Infine, l’ultimo quadro dell’affresco sonoro di Ramirez e Luna è ancora una vidala, quasi ipnotica nel ritmo e nel canto, che accompagna la drammatica fuga della famiglia di Nazareth dalla furia omicida di Erode («Ya tocan a degollar! Ya esta sangrando el puñal!», Già arrivano a sgozzare! Già sta sanguinando il pugnale!); un quadro che i presepi certo non ci rappresentano, ma che rende ancor più vicina a noi questa famiglia in fuga di duemila anni fa.
Abbiamo avuto la fortuna di sentire le composizioni di Ramirez la scorsa domenica alla Palazzina Liberty, per la cura di Mirko Guadagnini (direttore e solista), del coro Intende Voci e dei Giambellindios, storico gruppo milanese dedito alla diffusione della musica tradizionale e d’autore delle regioni andine del Sud America. Inutile dire che il valore e la potenza musicale di queste due composizioni si sono rivelate ancora intatte, grazie anche a un’appassionata esecuzione di tutti gli interpreti.