Il rocker, prima cantante e compositore dei Jet, scompare e dopo un po’ di anni rispunta a Milano dove registra un disco con musicisti italiani. L’ultima magia, infine, la fa al Santeria il 18 febbraio scorso. Qui l’abbiamo visto e sentito. Troppo poco per i nostri gusti…
La storia forse la sapete già: un rocker australiano di buon successo, cantante e compositore dei Jet, che sparisce per un po’ di anni e riappare con un disco realizzato in Italia, con musicisti italiani. Non solo, l’uomo in questi anni si è messo a cercare le sue origini italiane (trovandole, fra Veneto e Friuli) e ha pure messo su famiglia fra Milano e Como con la fidanzata che ha studiato in Bocconi.
Insomma, sembrerebbe la storia di uno che ha smesso di avere successo e cerca di ripartire in qualche modo da un’altra parte del mondo dove lo conoscono meno e può trovare ingaggi a buon mercato. E invece no, Nic Cester è in piena forma e la sua storia è quella di una persona consapevole che dopo aver chiuso una parte importante della sua vita artistica si prende il suo tempo e ricomincia da capo. Facendolo anche molto molto bene.
Il primo album da solista del fondatore dei Jet (assieme al fratello Chris) si intitola Sugar Rush, ed è stato suonato dai Calibro 35, assoldati da Nic attraverso Tommaso Colliva, produttore del gruppo e personaggio ben inserito nello show biz internazionale, tanto da aver anche prodotto i Muse. L’album è stato registrato a Milano (Officine meccaniche) ed è un eccellente mix di rock blues energico e potente con insert vintage di vario genere, nello stile del gruppo di Gabrielli and company.
Non solo: oltre a pezzi molto energetici (fra tutti va citato Eyes on the horizon, singolo di buon successo radiofonico) ci sono aperture funk e pop di gran qualità e anche voli pindarici brevi, ma intensi come On top of the world, pezzo lunare che sembra piovuto da qualche album progressive del secolo scorso.
Mancavano giusto le prove live per capire fino in fondo chi è Nic Cester, e la breve tournée che si è chiusa domenica 18 febbraio alla Santeria Social Club ha dimostrato che è un cantante e musicista di razza. In concerto con The Milano elettrica, band messa insieme dal solito Colliva perché i Calibro 35 erano impegnati con la loro magnifica serie di live per il nuovo album Decade, Cester non si risparmia e la sua voce è sempre potente e decisamente più rock che su disco. La band non fa rimpiangere i Calibro, anche grazie alla doppia batteria (suonate da Sergio Carnevale dei Blu Vertigo e Daniel Plentz dei Selton) e all’evidente piacere nel suonare live brani come Sugar Rush, Who do you think you are e altri tratti dall’unico disco di Nic.
Poche le cose extra album: un paio di pezzi strumentali (uno nel bis quando sul palco sono saliti i Selton) e una versione acustica di Shine on, unica concessione di Cester ai fans dei Jet in una versione parzialmente cantata in italiano grazie ad una nuova versione curata nientepopodimenoché da Mogol in persona.
Bel concerto quindi, in una Santeria sold out e piena di musicisti ed amici del gruppo. Unico neo la durata: alla fine bis compresi il tutto è durato 75 minuti, un po’ poco per un live che lo stesso Cester aspettava di fare a Milano da tre anni. È vero, ha iniziato e chiuso il concerto sulle note registrate di O mia bela madunina, ma un paio di pezzi in più avrebbero completato il cerchio e reso Nic definitivamente un milanese adottato. Attendiamo il prossimo concerto.