L’urlo rock disperato e nostalgico di Nick Oliveri

In Musica

Tra pezzi “storici” di Kyuss e Queens of the Stone Age e cover non proprio indimenticabili, Nick Oliveri torna a Milano con un live acustico intimo e partecipato che parla soprattutto di quello che è stato e che ormai non è più

È un freddo lunedì sera di dicembre, Milano vede la prima neve della stagione e le decorazioni natalizie illuminano le vie. Ma lontano dai campanelli e dall’allegria del Natale, nello spazio sotterraneo del Ligera di via Padova, l’atmosfera è molto diversa. Sui volti vedi sì l’attesa, ma è tutta indirizzata verso Nick Oliveri, lo storico bassista di Kyuss e Queens of the Stone Age, che nel suo nuovo tour acustico ha trovato spazio per addirittura cinque date italiane. Attesa, dicevamo: negli occhi degli spettatori però c’è uno strano mix di gioia, nostalgia e negazione.

Gioia perché Nick è uno dei musicisti più influenti della scena stoner e una delle personalità più controverse e, forse proprio per questo, intriganti degli ultimi venticinque anni. Il suo basso è uno degli elementi distintivi dei primi Kyuss e, soprattutto, dei QOTSA di Songs for the Dead e Rated R. E se oggi i primi sono persi tra i molteplici progetti poco riusciti di Brant Bjork e John Garcia, e i Queens of the Stone Age ammiccano sempre più al pop e ad uno stile molto più impettito rispetto ai loro inizi, per molti fan delle origini Nick Oliveri è il baluardo di una musica che forse non tornerà più. Nick era l’anima più scatenata e meno controllabile delle due band e se da un lato questo è probabilmente il motivo per cui da entrambe le band è stato allontanato, è anche la ragione dell’affetto di tantissimi fan.

Non a caso parliamo di nostalgia: dare un palco, un microfono e una chitarra a Nick Oliveri è l’unico modo oggi per risentire dal vivo pezzi come Love Has Passed Me By o Gonna Leave You. E infatti la scaletta attinge molto proprio dal repertorio dei due gruppi di Josh Homme: Green Machine, Another Love Song, Millionaire, Feel Good Hit of the Summer sono tra i pezzi che più scaldano il pubblico.

Ci sono poi tanti brani dalla carriera “secondaria” di Nick, ed è qui che il sogno inizia a scricchiolare. Tra i brani originali e le cover di GG Allin il live assume tratti quasi grotteschi e ci si rende conto che dai tempi dell’accoppiata Homme/Oliveri sono passati quasi vent’anni. E che dai palchi dei più importanti festival d’Europa si è passati al Live Club di Trezzo (che ospitò l’unica data italiana del tour “Kyuss Lives!” nel 2011) e si è arrivati alle feste dell’unità (nel 2015 a Canonica di Triuggio, non esattamente la nuova Woodstock) e infine allo Spazio Ligera. Sia chiaro, il Ligera è una location bellissima, intima, che letteralmente porta gli spettatori sul palco, ma è molto distante dal punto di partenza per uno dei songwriter più influenti della sua generazione. Però forse è ora di uscire dalla fase della negazione e ammettere che la musica di Nick Oliveri non è altro che un’ombra di ciò che era. Carisma e voce non mancano, ma in versione acustica Nick ricorda più un animale selvatico che, abbandonato dal branco, vive di vecchi istinti.

Basta soffermarsi un istante su un particolare. Sono passati 8 anni dalla pubblicazione di Death Acoustic, eppure è proprio quel disco a dare il nome a questo tour: una compilation del 2009 che contiene cover acustiche di pezzi della sua “precedente” carriera. Certo, Nick sul palco ha ancora un’energia incredibile, anche solo con una chitarra acustica in mano, e sentirlo grattare la gola in Six Shooter ti dà l’idea della complessità e dell’abisso di un uomo che la musica prima di tutto la vive nel profondo. Rimane il grande rimpianto per tutto quello che la sua carriera sarebbe potuta essere se la sua strada musicale e quella di Josh Homme non si fossero divise. Ed è per uno strano scherzo del destino che mentre Nick – allontanato dai QOTSA per i suoi problemi di gestione della rabbia – suona, ride e condivide il palco con i suoi follower, un Josh visibilmente alterato lascia un videomessaggio sui social per scusarsi del calcione rifilato alla fotografa Chelsea Lauren durante un live di pochi giorni fa.

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