Per crescere piccoli lettori, per consigliare Babbo Natale (e per convincere i figli ad andare a nanna). Una piccola, esperta guida tra gli scaffali
Leggere ai bambini, da genitore, è una esperienza entusiasmante con una importante controindicazione: crea dipendenza nel bambino. Quando è nato il mio primo figlio, presa da entusiasmo, comprai subito le fiabe della tradizione in bellissime edizioni. Mio figlio prese giustamente a morsi questi bei libri senza immagini, con carta leggera inadatta alle sue manine e alla sua intemperante curiosità.
Mi rivolsi, dunque, alla sapienza dei librai che mi indirizzarono allo scaffale dei libri 0-3: libri cartonati, libri con i buchi, libri divertenti, classici per l’infanzia. L’uccellino fa (Babalibri), Il fatto è (Lapis), Il piccolo Bruco Mai Sazio (Mondadori), Brucoverde (La Coccinella), Tararì Tararera (Carthusia), sono solo una parte dei libri consigliati nella Bibliografia che il progetto Nazionale Nati per Leggere stila ogni due anni e nella quale un gruppo di bibliotecari indica i libri migliori per introdurre il bambino fin da piccolo nel mondo del libro.
Nel frattempo l’attenzione del mio bambino cresceva insieme all’immaginazione e alla concentrazione, mentre calava il desiderio distruttivo di rompere o di mordere.
Arrivò il momento degli albi illustrati. Un albo illustrato è un libro che coniuga un testo essenziale, spesso evocativo e non narrativo, a illustrazioni a tutta pagina, che completano e allargano il senso dello scritto. Un albo famosissimo in tutto il mondo, che viene letto, cantato, recitato e ballato, è A caccia dell’orso di Michael Rosen (Mondadori ) Periodicamente diventa irreperibile, i librai continuano a segnalare richieste su richieste da parte dei genitori e degli insegnanti: quando l’attesa si fa spasmodica e ormai si dispera di poterlo acquistare, ecco che ne viene annunciata la ristampa, che puntualmente si esaurisce in un paio di mesi. E si ricomincia. Anche la casa editrice Terre di Mezzo di Milano, nota anche per il suo impegno sociale, da un paio d’anni sta pubblicando albi illustrati di notevole bellezza: La grande fabbrica delle parole, Cane nero, Il signor Orizzontale e la signora Verticale, qualche titolo.
A volte basta guardarsi attentamente intorno, farsi spazio in libreria tra i titoli infelici e il marketing più sfrenato per scoprire capolavori assoluti, albi illustrati che lasciano senza fiato: penso a certe produzioni dei Topipittori, casa editrice d’eccellenza che proprio in questi giorni compie i suoi primi dieci anni, (I cinque malfatti, Buon viaggio piccolino), o alcune piccole meraviglie targate Lapis (L’eco, Oh no George), o Edizioni Corsare (A ritrovar le storie, Fridolin, Album per i giorni di pioggia, Esco così mi perdo), o ancora Orecchio Acerbo (Renna Bianca, Lindbergh, Il leone e l’uccellino).
Ho regalato Cane nero ai miei figli poco tempo dopo aver adottato il nostro cane: è stata una folgorazione! Bricco è nero, è di taglia medio grande, ma nella nostra mente, poco dopo averlo portato a casa, aveva assunto le dimensioni di un elefante: ingombrante, rumoroso, pauroso. Esattamente come raccontato in questo libro. L’abbiamo letto e riletto e ogni volta, chiudendo il libro, riuscivamo a riportare alle sue normali dimensioni il nostro amato cane.
Quando ho letto al mio secondo figlio, ormai abbastanza grande per apprezzane l’ironia, Buon viaggio piccolino, ci siamo davvero divertiti: l’idea che l’andare a letto, con le sue accurate ritualità (e guai a saltarne una!) sia paragonato, dalla geniale Beatrice Alemagna, a un viaggio con tanto di valigia, ciuccio e pannolino di un piccolino appena in grado di camminare ma davvero molto determinato, è davvero spassosissima. E il bambino è serissimo quando saluta mamma e papà, mette in valigia i suoi effetti personali e si avvia alla porta… della sua camera! L’effetto straniante è assicurato e genitori e figli si ritrovano a vivere questo momento a volte non felicissimo in un modo più lieto e rassicurante.
Coniugare eccellenza artistica e testo pregevole non è facile: scrivere e illustrare pensando al bambino è quanto di più difficile si possa immaginare. Ci vuole cura e attenzione, il linguaggio dovrà essere misurato ma non banalizzato, e soprattutto, il libro deve incantare, deve immediatamente portare nel mondo dell’altrimenti e dell’altrove, cosa che per esempio riesce a fare Aaron Becker giocando solo con le illustrazioni, nei silent book Journey ( Feltrinelli) e Quest.
Paradossalmente, aprire davanti a un bambino un libro senza parole vuol dire fargli un regalo meraviglioso. La storia sgorgherà spontanea e senza intermediazioni dalle menti dei bambini che hanno capacità immaginative incontaminate.
Alessandro Sanna con Fiume Lento (Rizzoli) ci ha regalato l’occasione per una esperienza artistica a tutto tondo, valida per bambini e (soprattutto) per adulti: scorrendo le immagini del corposo volume la sensazione è la medesima che si prova di fronte a un film muto; non sono infatti necessarie le parole, quando le immagini, da sole, parlano e si raccontano.
Illustrazione di Federico Maggioni, tratta da Charles Dickens, Canto di Natale, Corraini editore