Le celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo sono l’occasione per risentire a Milano la musica meravigliosa che spazia dal Quattrocento di Matteo da Perugia, Gaffurio e Josquin al Seicento di Michelangelo Grancini. Questi gli autori nel cartellone di due importanti associazioni di Musica Antica
Che cos’è la musica per Leonardo da Vinci? Il multiforme Genio rinascimentale non è rimasto estraneo a quest’arte che considerava «sorella della pittura». Sorella, ma non alla pari, in quanto la musica si rivolge all’orecchio, senso meno nobile dell’occhio. Inoltre, in modo affascinante egli scrive che le bellezze della musica «presto si struggono», ovvero svaniscono non appena udite; eppure, conclude, quest’arte imperfetta ed effimera è quella che ha maggior potere di «figuratione … delle cose invisibili».
Nel contesto, dunque, delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo (1452-1519) non poteva mancare la musica, e così in queste settimane a Milano non pochi concerti, a vario titolo, a lui rimandano. In particolare siamo andati a sentirne due, promossi da altrettante associazioni musicali – A.MA.MI. (Associazione di Musica antica di Milano) e Associazione Noema (Festival dell’Ascensione) – che da un po’ di anni ormai offrono al pubblico milanese delle raffinate stagioni concertistiche che spaziano dal Medioevo al Seicento.
La «figurazione delle cose invisibili»
Proprio alla splendida definizione appena citata si riferisce il titolo della stagione musicale di A.MA.MI., che quest’anno spazia dal languido Seicento di Michelangelo Grancini alle polifonie quattrocentesche di Matteo da Perugia, passando per banchetti musicali rinascimentali e, ovviamente, Leonardo.
La musica sacra di Matteo da Perugia è stata al centro del concerto del 23 maggio nella splendida cornice della Sala del Cenacolo presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia. L’ensemble La fonte musica, diretto da Michele Pasotti, ci ha guidato alla scoperta di quello che è considerato il primo maestro di cappella del Duomo di Milano.
Di gran pregio la concertazione – tre voci (due soprani e un tenore), organo gotico alternato al clavicymbalum, viella da braccio, da gamba, e liuto – attraverso cui, in maniera intensa e cristallina, il pubblico presente ha avuto modo di gustare i difficili e raffinatissimi intrecci vocali e ritmici di questa preziosa musica.
A un aspetto particolare della genialità leonardesca sarà invece incentrato l’ultimo concerto di A.MA.MI, il 12 giugno presso la Villa Gallerani Melzi d’Eril (Carugate): potremo infatti ascoltare il suono della viola organistica, il più famoso tra gli strumenti musicali progettati da Leonardo, nella ricostruzione fattane da Slawomir Zubrzycki seguendo i disegni del Codice Atlantico.
La bellezza che ferisce
La settima edizione del Festival dell’Ascensione (diretto come sempre da Giuditta Comerci) ha come suggestivo titolo “La bellezza ferisce. E ferendo rivela il mondo”. Due i concerti che nell’odierna stagione rimandano a Leonardo, uno dedicato a Franchino Gaffurio (1451-1522) e l’altro a Josquin (1450-1521), i due musicisti attorno ai quali è ruotata per tanto tempo l’attribuzione del celebre Ritratto di musico leonardesco.
Il concerto gaffuriano si è svolto domenica 12 maggio, nella Basilica di San Calimero: l’Accademia del ricercare, diretta da Pietro Busca, si è assunta il compito di far rivivere alcune composizioni sacre di quello che è stato il maestro di cappella del Duomo di Milano tra ‘400 e ‘500. Gaffurio più che come compositore è noto per essere stato tra i più importanti teorici musicali del suo tempo, nonché come colui che riorganizzò la cappella del Duomo dotandola di un repertorio polifonico all’altezza delle grandi cattedrali europee. Per questo fece realizzare quelli che sono noti come i ‘Libroni del Duomo’, quattro grandi manoscritti in cui sono contenute composizione di Josquin, Loyset, Weerbeke, Isaac, Compère, Obrecht, oltre che dello stesso Gaffurio.
La concertazione dell’Accademia del ricercare – formata da un’ensemble vocale classico a quattro voci unito all’organo e a una compagine strumentale fatta di vielle e strumenti a fiato rinascimentali (flauti, cornamuse, trombone) – ha creato un affascinante impasto sonoro, che ha ben messo in evidenza la solenne polifonia gaffuriana. Dalle composizioni ascoltate – vari mottetti e la Missa de Carnaval – emerge una tecnica compositiva che parte sempre da mezzi musicali essenziali e, a partire da questi, alterna sapientemente squarci omoritmici con più complessi momenti imitativi, facendo sempre attenzione a valorizzare i testi liturgici, nel loro significato e nella loro comprensione.
Il concerto che vedrà protagonista Josquin (Nello sguardo dell’altro. Josquin in un dipinto di Leonardo) sarà domenica 2 giugno, sempre a San Calimero, alle ore 20, con il De Labyrintho ensemble.
In conclusione, se è vero che la musica (per riusare l’espressione di Leonardo) «presto si strugge», è sempre più doveroso sottolineare quanto il lavoro di queste associazioni sia prezioso nel far rivivere così tante bellezze musicali del passato, che ancora oggi hanno il potere di commuoverci, come ci ha mostrato il pubblico entusiasta di questi concerti.