Agli Arcimboldi arriva un must, una storia di passione, fede e integrazione del diverso
Il 26 ottobre 2019 il teatro degli Arcimboldi di Milano ha ospitato il musical Notre Dame de Paris, regia di Gilles Maheu, tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo.
Lo spettacolo nasce dalla sinergia della creatività di Riccardo Cocciante e Luc Plamondon: il primo ha composto i brani musicali, il secondo le parole in lingua francese. Inizialmente i due artisti non avevano intenzione di proporre la propria opera al grande pubblico, infatti hanno composto il musical per semplice divertimento, tuttavia quando si sono resi conto che si trattava di un prodotto di qualità hanno deciso di creare uno spettacolo teatrale. La prima debuttò a Parigi nel 1998 e qualche anno dopo, nel 2002, andò in scena lo spettacolo in italiano, con il libretto di Pasquale Panella, che è la versione proposta dal teatro degli Arcimboldi. Oggi è un musical di grande successo, amato da tre milioni di persone, che sta riscuotendo il favore del pubblico anche nel tour 2019.
La storia si svolge a Parigi nell’anno 1482, come canta il poeta Pierre Gringoire (Matteo Setti) nella canzone introduttiva Il tempo delle cattedrali. Il capoluogo francese ha accolto un gruppo di zingari che chiede asilo cantando il brano I clandestini, ma l’arcidiacono Frollo (Vittorio Matteucci) invia il capitano delle guardie Febo (Graziano Galatone) a scacciarli. Il militare obbedisce, tuttavia si innamora di una zingara giovane, libera e affascinante, Esmeralda (Elhaida Dani), che sta ballando sul sagrato della cattedrale di Notre Dame. Febo purtroppo è fidanzato con la candida e pura Fiordaliso, i due stanno per sposarsi.
Nel frattempo Parigi si sta svolgendo la Festa dei folli e il campanaro Quasimodo (Giò Di Tonno) viene incoronato papa della festa in qualità di uomo più brutto della città; tale scena prevede l’esecuzione delle canzoni La festa dei folli e Il papa dei folli. Frollo interrompe la festa per ordinare a Quasimodo di rapire Esmeralda: anche l’uomo di chiesa è innamorato della giovane, ma si tratta di un’attrazione mista a disprezzo, in quanto considera la giovane uno strumento del diavolo. Anche Quasimodo si innamorerà della giovane zingara e insieme agli altri due protagonisti maschili canterà il suo amore nella canzone Bella, ma Esmeralda ricambia soltanto il capitano delle guardie.
Il musical non prevede dialoghi ed è costituito dal susseguirsi di cinquantotto canzoni suddivise in due atti, per una durata complessiva di due ore e mezza. I brani sono moderni e fortemente pop, tuttavia sono caratterizzati da una musica tragica e ricca di pathos per accompagnare i temi di passione, fede e integrazione del diverso del romanzo di Victor Hugo. I testi sono fortemente evocativi, incantano lo spettatore e lo inducono alla riflessione.
Le voci dei cantanti sono calde passionali, mentre le danze scatenate degli zingari colpiscono il pubblico, soprattutto per quanto riguarda le acrobazie, effettuate da artisti provenienti da tutto il mondo: salti mortali, piroette, campanari che si librano nell’aria appesi a delle campane, scalate di pareti verticali e molto altro ancora stupiranno gli spettatori con effetti fortemente scenografici.
Le scenografie sono minimaliste ed evocano l’architettura gotica della cattedrale di Notre Dame attraverso una parete di pietra, su cui alcuni acrobati si arrampicano agilmente e dalle cui finestre si affacciano i cantanti, alcuni monoliti sormontati da gargoyle, le proiezioni dei riflessi delle vetrate create attraverso sapienti giochi di luce. Lo stile è molto differente dal gusto medievale del periodo in cui è ambientata la vicenda e conferisce al musical un’impronta unica e inconfondibile, dal sapore moderno.
Anche la prigione in cui viene rinchiusa Esmeralda è una semplice gabbia, dall’aspetto molto diverso dalle segrete delle prigioni medievali. I costumi della tonalità della terra celebrano la tribalità degli zingari anziché lo sfarzo dei signori del Basso Medioevo, sono molto semplici per consentire a ballerini ed acrobati di muoversi in piena libertà ed evocare la povertà del popolo parigino.
Le luci svolgono un ruolo fondamentale per celare i cambi di scena, enfatizzare i movimenti degli artisti e creare dei teatrali effetti di luce, come per esempio nella scena in cui Frollo pugnala Febo.
Il musical si differenzia dal capolavoro di Victor Hugo in quanto molti concetti sono stati semplificati per trasformare le parole dello scrittore in musica, inoltre molti episodi del romanzo sono stati omessi.
L’opera è inoltre molto distante dal lungometraggio della Disney perché sono assenti i toni fiabeschi e il lieto fine tanto amati dai bambini. Lo spettacolo di Cocciante è un musical dal sapore unico, adatto a tutte le età, che non lascerà lo spettatore indifferente.
FOTO © LORENZA DAVERIO