Con “Notturno, la ragione del sonno”, dal romanzo di Jonathan Coe, Filippo Renda unisce filosofia, psicanalisi lacaniana e un copyright molto transgender
Chi può resistere alla tentazione di un pisolino? Lo stravagante spettacolo Notturno-La Ragione al Sonno, libera interpretazione teatrale del romanzo La Casa del Sonno di Jonathan Coe, offre la soluzione a qualsiasi tipo di disturbo del sonno, dalla narcolessia all’insonnia.
Tra i pazienti in cura presso la sinistra clinica del Dr. Gregory Dudden, psicanalista dalle diagnosi fantasiose, si trova anche Sarah, ex insegnante squilibrata e occasionalmente omosessuale, nota anche come “Sarah la Pazza”.
La donna, licenziata a causa della sua narcolessia, si stabilisce presso la “Casa del Sonno”, ospedale specializzato nel trattamento di tali patologie, in cui da qualche tempo lavora stabilmente l’androgina e sadica dottoressa Cleo Madison, nuova identità dell’ex amante Robert, che per amore di Sarah ha scelto la via della transessualità.
A distanza di cinque anni la coppia si ritrova, mettendo ironicamente a confronto due vite colme di mancanze, cariche di rimpianto e costruite intorno alle macerie delle rispettive crisi d’identità, mentre il Dr. Dudden, da personaggio marginale nel romanzo di Coe, diviene il lacaniano portavoce dello stato psicologico dei due ex amanti.
Luci impressioniste, generatrici di forti contrasti, evocano l’interiorità spezzata di personaggi complessi ma stilizzatati che vivono il dramma di una sessualità combattuta e ambivalente, sullo sfondo di una scena che trae molta ispirazione dalle opere di fantascienza.
La quarta parete, utilizzata come schermo su cui vengono proiettati frammenti video e piccole porzioni di testo, riesce con successo a rompere la netta distinzione tra teatro e cinema, costringendo astutamente lo sguardo dello spettatore a valicare voyeuristicamente l’esile confine.
Lo spettacolo sviluppa, all’interno di continue torsioni narrative e tempi altalenanti, uno sguardo su una realtà sessuale alternativa e transgender, attraversando un percorso a tratti fin troppo intricato e difficile da seguire, che tocca futuro, presente e passato di una storia d’amore irrealizzata, frutto di sentimenti inespressi e azioni compiute con avventatezza.
Ecco il ritratto odierno che Filippo Renda dà dell’epoca della trasgressione sessuale, del sarcasmo estremo e della mancanza di comunicazione tra i sessi, in cui il vuoto esistenziale è generato da sentimenti ed emozioni che non vengono espressi ma solamente dedotti da uno psicanalista e riformulati secondo interpretazioni troppo manualistiche che finiscono per sfociare nel nonsense.
Notturno-La Ragione al Sonno, di Filippo Renda. Dal 13 al 18 gennaio al Teatro Filodrammatici