Con “Benedetta follia” l’attore-regista romano firma una commedia rivolta al grande pubblico dei suoi appassionati, ma forse anche a una fascia più giovane, complice la presenza di una partner come Ilenia Pastorelli. Lui si riserva il ruolo del proprietario di un negozio di arte sacra, lasciato dalla moglie all’improvviso, che cerca su un sito di dating una nuova segretaria. E anche una nuova vita
Carlo Verdone torna al cinema con la commedia Benedetta follia, un film fresco e divertente, che fa buon uso del successo e dell’esperienza passati per puntare al cuore di un pubblico italiano sempre più vasto, che è da sempre l’obiettivo del regista romano.
Guglielmo (Verdone), è titolare di un negozio di articoli religiosi e arte sacra che ha ereditato dal padre; ex motociclista e sognatore, è sposato da 25 anni con Lidia (Lucrezia Lante della Rovere), che proprio il giorno del loro anniversario gli confessa di avere una relazione con una donna e quindi intende lasciarlo. Stravolto e depresso, Guglielmo deve cercare anche una nuova commessa per la sua attività, ed è così che conosce Luna (Ilenia Pastorelli), stravagante, verace e bellissima ragazza che promette di trovargli un’altra donna al più presto, in modo che Guglielmo dimentichi la fedifraga moglie e possa ricominciare a vivere. Basta un’iscrizione all’app di incontri del momento, Lovit, per innescare una serie di situazioni tanto comiche, quanto bizzarre.
Far divertire il pubblico è forse l’obiettivo primario del cinema stesso, ed uno dei compiti più difficili per un regista. Quando poi la società cambia radicalmente rispetto al passato, è necessario mutare il proprio registro, pur non dimenticando da dove si è partiti. Con Benedetta follia, Verdone scommette sui giovani e non sbaglia: grazie alla sceneggiatura solida e intelligente del duo Nicola Guaglianone – Menotti (già scrittori del fortunato Lo chiamavano Jeeg Robot, che è valso alla stessa protagonista femminile il David di Donatello per la miglior attrice nel 2016) e allo spirito della Pastorelli, che forse non avrà studiato ma “sente” il mestiere e ha portato una ventata di freschezza nel panorama grigio delle interpreti trite e costruite del cinema italiano contemporaneo, il film rappresenta un’evoluzione della solita commedia nostrana, capace di unire il pubblico di adesso e quello più agée.
Evitando volgarità eccessive o inutili, e battute scontate, Verdone riesce ad affrontare vari temi sociali (l’orientamento sessuale, la fede, la disoccupazione giovanile e “l’amore al tempo dei 50 anni”) con ironia e sentimento, rispettando una pacatezza nell’approccio alla risata meritevole di plauso. Simpatica la sequenza onirica che inevitabilmente ricorda quella del film-cult dei fratelli Coen Il grande Lebowski: un omaggio non pretenzioso, e che regala un po’ di novità rispetto ai canoni classici. Un film che fa venir voglia di tornare a un cinema italiano non presuntuoso, che vuole intrattenere, far sorridere, con un grande cuore.