Le musiche di Odessa, per non dimenticare

In Musica

Moni Ovadia e il violinista Pavel Vernikov celebrano il Giorno della Memoria con un inno alla bellezza della cultura ebraica

Nella mistica ebraica c’è una dimensione per la quale Dio, nel suo ritirarsi dal mondo, ha lasciato delle imperfezioni che l’umanità deve riparare. Ed è questa, nelle parole di Moni Ovadia, la chiave d’accesso migliore per comprendere Odessa Suite. Il concerto, ospitato da Milano Classica domenica 25 gennaio in occasione del Giorno della Memoria, è dedicato a “Music Against Child Labour”, progetto contro lo sfruttamento del lavoro minorile al quale l’Orchestra ha aderito con l’inaugurazione del Today Festival lo scorso novembre e che vede un’interessante collaborazione dei suoi musicisti con la Scuola Media a Indirizzo Musicale “Carlo Porta” di Milano.

Odessa Suite è un viaggio intimo e di un’(auto)ironia a volte spiazzante che Moni Ovadia, con la sua voce graffiante, conduce tra racconti, canzoni popolari, ninnenanne e canzoni di “malavita” dell’inizio del secolo scorso.

La grande tragedia della Guerra mondiale è ancora inimmaginabile, la cultura ebraica del tempo racconta i dolori personali insieme all’amore e allo stupore per la bellezza della città affacciata sul Mar Nero. Qui Odessa è terra di banditi e viaggiatori, delle loro storie portate all’eccesso da Isaak Babel ma anche ambiente cosmopolita, fertile di incontri e commistioni culturali di scuro fascino come nelle canzoni di Leonid Utyosov: musicista eccentrico che ha declinato la musica yiddish con le sonorità del jazz americano, rimanendo – con la sua impertinenza sorniona da Fred Buscaglione orientale – sempre il prediletto di Stalin.

Fantasy & Freilachs di Leopold Hofmann è una “musica felice” per due violini, pianoforte e orchestra fatta di estreme contrapposizioni melodiche, repentini cambi di tempo e coinvolgenti ritmi di danza tipici della musica Klezmer. Stilemi integrati nei Cinque pezzi per due violini e pianoforte di Dmitrij Šostakovič dai violinisti Pavel Vernikov e Svetlana Makarova e dal direttore e pianista Michele Fedrigotti.

La suite di brevi brani tratti da alcune semplici melodie di musiche per balletto e cinema del compositore di San Pietroburgo è stata riorchestrata dai tre solisti per gli allievi e gli ex allievi della “Carlo Porta” che hanno eseguito un accompagnamento leggero, sovente pizzicato. L’ampliamento della massa sonora dà alla composizione un effetto di profondità: l’aggiunta di un “coro di archi bianchi” eleva alla riflessione le originarie composizioni d’occasione.

Si tratta di un intervento di scrittura attento, a tutto vantaggio di un canto di struggente semplicità che fa piangere e ballare al tempo stesso. Così è il suono dello splendido violino di Pavel Vernikov, odessita per nascita e formazione musicale ci conduce alla celebre scuola di Stolyarsky: uno dei più importanti didatti russi d’inizio ‘900 dal quale presero lezione Nathan Milstein e David Oistrakh, di cui Vernikov è stato allievo.

L’ultima fantasia presentata in concerto è quella di Utyosov-Pushkarev, che condivide con le precedenti analoga libertà formale e aspirazione alla danza mentre certe asprezze della musica ebraica incontrano il largo sorriso americano e sono smorzate da interventi quasi cabarettistici.

Odessa Suite alla Palazzina Liberty per Milano Classica. Con Moni Ovadia voce, Pavel Vernikov, Svetlana Makarova violini

Foto: Moni Ovadia

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