Martedì si scende in piazza per il 25 aprile e quest’anno è tremendamente importante riaffermare la radice antifascista della nostra Costituzione, esserci e testimoniare. Cultweek ripropone per questo dal proprio archivio la rassegna stampa clandestina, oggetto anni fa di una bella mostra a Sesto San Giovanni a cura della Fondazione Isec. E buon 25 aprile!
Milano che insorge, la capitolazione della Germania, gli scioperi del ’44, dalla cronaca dei giorni della Liberazione all’indietro. Questa (sintetica) rassegna stampa clandestina mescola testate che avranno lunga vita a fogli ciclostilati, tutti esposti nel 2015 nella mostra sestese Fogli di libertà. Stampa e Resistenza 1943-1945 , frutto di una selezione tra le decine di fogli periodici, opuscoli e volantini clandestini pubblicati in Lombardia e Piemonte tra il 1943 e il 1945 e conservati presso la Fondazione Isec di Sesto San Giovanni. Ad accompagnarla le parole di Rossana Rossanda (La ragazza del secolo scorso, 2005) :«Prendere e portare stampa clandestina, messaggi, armi, medicine, fasce e cercar soldi non era difficile. Gli appuntamenti erano precisi, nessuno mancava e se mancava si sapeva che cosa fare, chi avvertire e come. Non ci facevamo domande, ci proteggevamo l’un l’altro».
Nacque nell’estate del 1944 come edizione clandestina per l’Alta Italia dell’organo ufficiale della Democrazia cristiana. Quotidiano pubblicato a Roma, affrontava le varie questioni politiche e ideologiche dibattute in seno ai partiti antifascisti, respingendo con forza la qualifica di clericale, e pubblicava gli atti ufficiali del Clnai. Qui l’edizione del 29 aprile 1945 dà conto della capitolazione della Germania.
Il giornale rinacque il 1° agosto 1943 come organo del Partito socialista italiano di unità proletaria. Nel primo numero veniva delineato il programma politico dei socialisti, al cui centro vi erano la creazione di “una repubblica socialista dei lavoratori in cui il potere spetterà interamente e soltanto a coloro che lavorano”. Qui il giornale del 26 aprile 1945, Milano è libera.
Stampato fra il luglio 1943 e l’aprile 1945, non fu solo uno strumento di elaborazione ideologica della strategia dei comunisti o un foglio di direttive per i militanti, ma anche un organo di agitazione e propaganda per un pubblico più vasto. Molti erano gli spazi concessi agli scioperi nelle fabbriche e alla condanna dell’“attesismo”. Qui la prima pagina del 3 aprile 1945
Nato il 1° settembre 1943, si rivolgeva agli operai delle fabbriche milanesi, esortandoli a essere l’avanguardia politica della lotta per il ripristino delle libertà sindacali e di associazione e per la liquidazione del nazifascismo. A partire dal novembre del 1943, divenne prioritaria la questione della lotta armata contro gli occupanti tedeschi e le forze repubblichine. Qui il giornale datato 25 ottobre 1944.
Era l’organo di coloro che si opponevano a nazisti e fascisti, favorendone il collegamento con le popolazioni civili. Dava molto spazio alle tecniche della guerra partigiana, intendendo essere uno strumento per il miglioramento organizzativo della lotta. Qui una copia del 21 luglio 1944
Periodico del Partito d’Azione, era diffuso in Lombardia. Del giornale furono pubblicati 4 numeri nel 1944 e 3 (di cui gli ultimi due accorpati in un’unica edizione) nel 1945. Sull’ultimo numero del 30 marzo ‘45 presentava un progetto di riforma agraria che prevedeva una redistribuzione della terra ai braccianti, sottraendola alla “plutocrazia agraria”. Qui l’edizione del 13 luglio 1944.
“Fogli di libertà”: la mostra del 2015
Fogli di libertà. Stampa e Resistenza 1943-1945 è la mostra, frutto di una selezione tra le decine di fogli periodici, opuscoli e volantini clandestini pubblicati in Lombardia e Piemonte tra il 1943 e il 1945 e conservati presso la Fondazione Isec di Sesto San Giovanni. Quattro nuclei tematici restituiscono la molteplicità di soggetti impegnati nella Resistenza: i partiti e i movimenti politici che avevano la necessità di far chiarezza sui loro progetti e di motivare una popolazione, quella italiana, disabituata alla normale dialettica politica da vent’anni di dittatura; le formazioni partigiane di città e montagna che necessitavano di strumenti che rincuorassero i combattenti e li rendessero partecipi dello sforzo collettivo; le donne, gli operai, i contadini, gli studenti attori imprescindibili di una lotta che voleva essere di massa; infine le organizzazioni territoriali di settore che cercavano di mobilitare fasce ampie di popolazione nelle città e nelle campagne. Questi fogli avevano una periodicità e una diffusione assai varia (si va dalle decine di migliaia di copie de L’Unità, dell’Avanti! e de La Fabbrica alle poche centinaia di copie dei fogli ciclostilati e stampati destinati ai settori, alle fabbriche o alle brigate partigiane), determinata dalle condizioni di precarietà in cui venivano prodotti – stamperie clandestine o addirittura cantine e solai o fabbriche – e dalle notevoli difficoltà nell’approvvigionamento di carta, inchiostri e caratteri di stampa. Anche le modalità di diffusione erano diverse: gli organi con una tiratura più larga disponevano di una rete più articolata (dal negoziante “amico”, che a proprio rischio e pericolo smerciava sottobanco a clienti ben identificati quantità variabili di periodici, a singoli militanti che “lasciavano” copie dei fogli nei luoghi di lavoro o in locali pubblici), mentre quelli a diffusione più limitata si affidavano a singoli distributori, non raramente donne che, dando meno all’occhio, potevano muoversi attraverso le città e in campagna, solitamente in bicicletta, con borse capienti in cui poteva trovare posto sia la stampa clandestina che le armi destinate ai partigiani.
Giuseppe Vignati, Alberto De Cristofaro