Terza regia per Rocco Papaleo, che guida il cast con Alessandro Gassman: lo salva la musica, ma stavolta la struttura è fiacca, troppo al servizio degli attori
Gegè Cristofori (Rocco Papaleo), protagonista di Onda su onda, è uno stravagante cantante italiano che viaggia su una nave merci alla volta di Montevideo. È lì che lo aspettano per un concerto, e lui non può mancare, finalmente ha l’occasione di rilanciare la sua inesistente carriera, e soprattutto gli è stato promesso un allettante cachet. Ruggero Chiaramonte (Alessandro Gassmann) è invece l’introverso e scorbutico cuoco: ormai da anni vive a bordo e con precisione e gran cura dei dettagli prepara per l’equipaggio piatti e composizioni culinarie come se fossero in un ristorante, dispensando consigli da psicologo. E dalla nave non vuole scendere. Gegè e Ruggero, due vinti dalla vita che dividono il desiderio di una rinascita, di un riscatto, si ritrovano così a condividere lo stesso spazio: ma nonostante questo tra i due c’è astio, ogni occasione è utile per offendere, sminuire, “intrappolare” l’altro. Fino al punto che Ruggero chiude Gegè e la sua presunzione in una cella frigorifera della nave, ed è lì che accade l’irreparabile. Perché il cantante si ammala e perde la voce. Addio tutto.
Nella capitale uruguagia li aspetta Gilda Mandarino (Luz Cipriota), che si presenta come responsabile del concerto. Ma la sua entrata in scena non è l’unico imprevisto che li aspetta, perché i due verranno coinvolti in un melò familiare con risvolti televisivi, una situazione inaspettata che, come un’onda, li sconvolge e li ribalta: e diventeranno amici, finendo addirittura per vestire l’uno i panni dell’altro, finzione dentro la finzione.
Dopo l’exploit di Basilicata coast to coast (2010 ), che vinse un David di Donatello e un Nastro d’Argento per le musiche e l’esordio nella regia, e Un piccola impresa meridionale (2012), Rocco Papaleo affronta con Onda su onda la terza prova dietro la cinepresa. Ma stavolta il risultato è più debole, troppo teso a obbedire più al Papaleo attore che al regista. La sua direzione, lo direbbe anche Gegè, fa un po’ acqua da tutte le parti. Il visivo, i raccordi tra le immagini e la loro consecutio spesso è forzata, disturbata da scelte (dei campi e dei piani) ed effetti visivi che spiazzano lo spettatore e lo disorientano.
Lui definisce il suo stile narrativo un “Margarita dell’anima”, e ammette che l’obiettivo di questo film è uscire dal seminato, dal già detto per assecondare una storia in bilico che sia divertente e commovente allo stesso tempo. Per questo si ispira al cocktail con “il sale intorno e il dolce dentro”, e il gioco dei contrasti dovrebbe servire all’autore per riuscire a trovare una necessità espressiva. Ma il tutto pecca, in realtà, di continuità narrativa.
A dare omogeneità e ritmo alla narrazione, a tener viva l’attenzione dello spettatore, finisce così per essere soprattutto il sonoro: e il montaggio è musicale, perché lui ha voluto usare “l’immagine come contrappunto alla musica e non il contrario”. A bordo della nave l’equipaggio sopravvive alla noia e si diverte con la musica, improvvisando concertini jazz, ed è proprio per e a causa della musica che i due protagonisti si ritrovano, uniti, a Montevideo. Ma il sottofondo sonoro onnipresente (già nel titolo, citazione della celebre canzone di Paolo Conte) forse arricchisce fin troppo il film; sia in forma diegetica che extradiegetica la musica accompagna lo spettatore sempre, una scelta stilistica, un espediente anche a cui ricorre l’autore per compensare i limiti di una sceneggiatura tutta dialoghi che manca di una struttura forte, di colpi di scena e di tensione.
Certo la musica, lo swing tanto caro all’autore, che invade tutto il film, rimandano al movimento ondulatorio e dondolante della navigazione in mare. Perché Onda su onda racconta le alterne vicissitudini di due personaggi sul filo del naufragio, che hanno finalmente la possibilità di risolvere la propria esistenza, di realizzare il sogno di una vita, Gegè esibendosi su un palco davanti a un pubblico vero, Ruggero innamorandosi di nuovo, vivendo liberamente emozioni per anni soffocate, negate. Ma di quei sogni, sullo schermo resta quasi solo la macchia di umidità che li guarda dal soffitto del loro albergo, a Montevideo
Onda su onda, di e con Rocco Papaleo, Alessandro Gassman, Luz Cipriota