Ultimi giorni per visitare Onirica (), l’installazione legata ai sogni e generata dall’Intelligenza Artificiale del gruppo Fuse, alla Fondazione Alberto Peruzzo di Padova. Una mostra ipnotica e affascinante che pone domande epocali e dubbi importanti sulle nuove tecnologie e sul loro utilizzo nelle arti visive. L’ha visitata per noi Stefano Tolusso, giovanissimo artista padovano, un nativo di questo secolo con lo sguardo di chi è cresciuto nel flusso delle trasformazioni digitali che saranno parte fondante del suo futuro. Uno sguardo lucido e un senso critico che ai giovani, checché ne dicano i boomers, non manca affatto. Lo sguardo lucido di chi osserva il passaggio dalle candele del sogno alle lampadine dell’IA.
“Nel cuore di un mondo sempre più guidato dalla tecnologia, la mostra sull’intelligenza artificiale che ho avuto il privilegio di visitare è un viaggio affascinante nell’incrocio tra l’arte e la scienza. Mentre mi sono avventurato tra le opere esposte, ho scoperto un mondo di meraviglia e riflessione, in cui l’IA si fonde con l’espressione creativa umana. Questa esposizione è molto più di una semplice esposizione di tecnologia; è un’immersione nelle profondità dell’immaginazione e della possibilità umana, guidata dalle macchine del futuro.” Così ChatGPT, il più celebre tra i Chatbot, ossia quei programmi informatici capace di interagire vocalmente con l’utente che siamo soliti chiamare Intelligenza Artificiale, “scrive” la sua recensione a Onirica (), la mostra del gruppo Fuse aperta al pubblico fino al 15 ottobre alla Fondazione Alberto Peruzzo di Padova, nella splendida sede della chiesa di Sant’Agnese, che si presenta al pubblico come uno dei primi esperimenti di intelligenza artificiale unita all’arte. Una “recensione”, quella di ChatGPT, dal linguaggio accettabile per un test invalsi, dall’ottimismo retorico da spot pubblicitario e dall’approfondimento praticamente nullo. Pare che col tempo migliorerà e diventerà sempre più plausibile, ma non abbiate paura, amici, per l’avvento delle nuove tecnologie, non strappatevi i capelli e non bestemmiate, perché sebbene sia palese che il vostro lavoro verrà sostituito dalle macchine, un antidoto, o almeno un palliativo alle vostre ansie esiste. Ve lo offre l’algoritmo generativo dei Fuse – studio multidisciplinare modenese che indaga le possibilità espressive delle nuove tecnologie – che attinge dalla DreamDataBank dell’Università di Bologna e dalla DreamBank della University of California Santa Cruz con il fine ultimo di sperimentare un’illustrazione artificiale legata al sogno.
Onirica by Fuse, Fondazione Alberto Peruzzo, ph © Ugo Carmeni 2023
All’ingresso l’installazione si presenta in modo diretto, senza fronzoli. Una proiezione su una superficie quadrata domina lo spazio, gli script con le parole chiave utilizzati per generare le immagini decorano le pareti laterali, mentre le musiche e gli effetti sonori avvolgono lo spettatore e catturano dalla strada l’interesse dei passanti. Non siamo mai stati più vicini a rappresentare i sogni di quanto lo siamo ora, e la mostra ne è strumento esaustivo. Ma come quando si legge un bel libro e ci si immaginano i volti dei protagonisti, rimaniamo un po’ delusi nel vederli realizzati come hanno deciso altri. Onirica (), infatti, priva in parte il sognatore della propria fantasia, portando un’immagine non solo artificiale e statistica ma, in aggiunta, alterata dalla mano di altre persone, questa volta reali e con una propria, e quindi soggettiva e discutibile, visione estetica. Ma, forse, tra le righe di Onirica () si può leggere un sottotesto molto specifico: la sinergia tra creatività umana e macchina è possibile. Che se ne vadano allora a quel paese la morale e la scelta estetica: in Onirica (), dietro l’apparenza surreale e ipnotica, si intravede una scelta politica, un cambio di direzione. La paura viene accantonata, e si punta ad un’evoluzione.
Onirica (), stills da video, 2023, courtesy fuse
A Sant’Agnese, ancora illuminata dalla sua antica consacrazione, ha luogo una testimonianza importante del periodo storico che stiamo vivendo. È politica, appunto. È estetica, anche. È emozionante ed impone riflessioni. Anche se evidentemente sottovaluta la propria potenza e si presenta al mondo con la voglia di stupire, quando in realtà dovrebbe desiderare, davvero, di cambiare le cose. Perché con l’AI, citando il noto YouTuber Emalloru, “come esseri umani ci siamo tolti il cielo. Ma il cielo è ancora lì, se apri la finestra e guardi all’insù ci sono le stelle. Il fatto è che non le vedi, perché abbiamo preferito le lampadine alle candele”. E, a quanto pare, a tutti va bene così.
Onirica () fuse*, Fondazione Alberto Peruzzo, Padova, fino al 15 ottobre 2023
Immagine di copertina: Onirica by Fuse, Fondazione Alberto Peruzzo, ph © Ugo Carmeni 2023