Postapocalittici e a colori: sono gli Orfani, fumetto Bonelli che punta a risollevare la casa editrice di Tex e Dylan Dog. Con un occhio alle serie tv Usa
Europa di un futuro molto prossimo. Un lampo di luce accecante illumina l’atmosfera. In un istante un sesto della popolazione mondiale viene ridotta in cenere come gran parte del vecchio continente. Dopo lo shock iniziale l’umanità scopre di essere stata vittima dell’attacco a tradimento di una razza aliena. I governi del mondo decidono di cedere la loro sovranità per meglio affrontare la comune minaccia. La nascita del governo straordinario di crisi porta con sè la guerra senza quartiere al nemico alieno.
La scelta di portare il conflitto sul pianeta degli aggressori impegna tutte le risorse dell’umanità. Un gruppo di orfani di origine iberica viene scelto dalla divisione scientifica dell’esercito per diventare gli Orfani con la o maiuscola, l’unità di elitè delle forze armate terrestri. Privati della loro infanzia per la seconda volta il loro motto diventerà «Noi non facciamo arte. Noi facciamo cadaveri». Il loro unico scopo è eseguire gli ordini senza farsi domande. Ma anche il più ferreo degli addestramenti non potrà sopire del tutto la loro umanità.
Questa è la premessa della trama di Orfani, la nuova serie che Bonelli Editore ha lanciato nell’ottobre 2013 con un investimento che per i primi 12 numeri ha richiesto all’editore una spesa di un milione e 300mila euro. Una scelta coraggiosa per arrivare alla svolta che nella sede di Via Buonarroti veniva pianificata da diversi anni per uscire da una crisi che in molti temevano irreversibile. Molti ma non Roberto Recchioni ed Emiliano Mammuccari, ideatori di Orfani. Ai due è stata data carta bianca per portare avanti un’idea che ha richiesto quattro anni di sviluppo.
E fu il colore. Dopo decenni di bianco e nero, il colore è stato sdoganato anche sul bonellide, dove faceva la sua comparsa solo per i numeri cento e poche grandi occasioni. Orfani, invece, è a colori dal primo numero, avvicinandosi ai colleghi d’oltre oceano, da sempre esplosivi a livello cromatico ancora prima che narrativo.
Anche nello storytelling la nuova serie strizza l’occhio al modello statunitense e, soprattutto, ai suoi estimatori. Orfani è stato dotato di un impianto autoconclusivo. Ogni ciclo narrativo si apre per poi chiudersi nel giro di dodici numeri, come accade nelle serie televisive degli ultimi anni. Una svolta rispetto ai volti storici della Bonelli che non invecchiano mai, imprigionati in un eterno presente narrativo.
Anche l’impianto di ogni uscita mensile si avvicina ai ritmi seriali con due narrazioni parallele che mostrano l’addestramento dei giovani Orfani e il loro successivo impegno in guerra. Due fili temporali ben distinti legati da una struttura in cui il flashback la fa da padrone.
Ma non si rischia di proporre la brutta copia di un blockbuster a stelle e striscie? La risposta, fortunatamente, è no. Gli autori e i disegnatori prendono a piene mani dall’immaginario della fantascienza, spaziando da quella classica fino a quella moderna, con rapide incursioni nel mondo dei videogiochi (chi ha giocato ad Halo sa di cosa sto parlando). Citazioni, clichè e continui rimandi vengono mescolati con intelligenza mettendoci di fronte a un ottima creazione originale. Una serie di guerra fantascientifica con una gradita sfumatura di romanzo di formazione.
L’originalità dell’esperimento ha premiato. Una seconda stagione di Orfani, ambientata vent’anni dopo la conclusione della prima, esce regolarmente in edicola. Sul canale tv Rai4, dal sei dicembre dello scorso anno, viene trasmessa la erie televisiva che riprende gli eventi dei primi 12 numeri del fumetto. Prodotta da Sergio Bonelli editore e RaiCom è stata realizzata in motion comic, un mix di immagini fisse e di piccole animazioni.
Un ponte ideale tra un passato in bianco e nero e un futuro dove resta il piacere dell’appuntamento in edicola con le vecchie e le nuove leve di eroi targati Bonelli.