Orfeo, la favola in musica che mosse ogni cosa

In Musica

Stasera al Fraschini di Pavia il compositore e direttore d’orchestra Michele Pasotti con il suo ensemble La Fonte Musica farà rivivere in forma di concerto il capolavoro monteverdiano da cui proviene tutto ciò che chiamiamo Opera. Una storia, una favola ma soprattutto un mito che ha affascinato pensatori, poeti e musicisti tra cui Cesare Pavese, Alda Merini e il celebre psicologo e filosofo James Hillman. A interpretare il cantore nella sua discesa agli inferi alla ricerca dell’amata Euridice il baritono Mauro Borgioni, voce esperta di musica antica

Orfeo, l’opera che ogni cosa muove. La favola in musica  che secondo la storiografia musicale ha dato inizio alla storia dell’opera arriva al Teatro Fraschini di Pavia stasera 26 marzo per l’inaugurazione della tournée europea de La Fonte Musica diretta da Michele Pasotti con il capolavoro monteverdiano in forma di concerto. Il  tour si concluderà a Vienna passando per Anversa e il Concertgebouw di Bruges e verrà ripresa in estate al Festival di Utrecht, dove l’ensemble sarà in residenza. Oltre a Orfeo, al prestigioso festival il gruppo diretto da Pasotti eseguirà un programma dedicato alla ricostruzione della Prima del Combattimento di Tancredi e Clorinda e un programma di musica medievale, repertorio privilegiato dell’ensemble. 

Orfeo torna a noi dopo una storia lunga più di 400 anni. Nel secolo appena trascorso Orfeo (il mito, il personaggio) ha viaggiato molto, e ha fatto parecchie cose: “ha frequentato i bistrots degli esistenzialisti, ha suonato il violino nella provincia francese e la chitarra lungo il Mississippi, ha guidato il tram per le strade di Rio, è stato una popstar a Bombay, si è sdraiato sul divano di uno psicanalista a New York, ha praticato lo skateboard in California ed è stato perfino su una piattaforma spaziale” (Giuseppe Pucci, Orfeo e le sue metamorfosi). 

La Fonte Musica

Il mito di Orfeo, ovvero della musica, ha affascinato nottetempo musicisti, poeti e traduttori delle cose del mondo. Per esempio, James Hillman, celebre psicanalista e autorevole voce del XX secolo, del mito orfico avrebbe colto l’essenza in Figure del mito, come fecero in altri modi e strade due poeti italiani, Cesare Pavese e Alda Merini. Pavese in Dialoghi con Leucò ne colse l’intensità (“Il sesso, l’ebbrezza e il sangue richiamarono sempre il mondo sotterraneo e promisero a più d’uno beatitudini ctonie. Ma il tracio Orfeo, cantore, viandante dell’Ade e vittima lacerata come lo stesso Dionisio, valse di più”), mentre Alda Merini trasfigura l’essenza maschile del poeta tracio in femminile, alter ego della poetessa che coglie l’attenzione del pubblico della raccolta di poesie La presenza di Orfeo con una domanda, che giunge fino a noi: “Se tutto un infinito / ha potuto raccogliersi in un Corpo, / come da un corpo / di sprigionare non si può l’Immenso?”

Nella narrazione di Monteverdi che inaugura l’elaborazione del mito orfico in musica, Orfeo intraprende inutilmente la sua catabasi, la sua discesa negli inferi (e forse nell’inconscio, come avrebbe scritto Hillman), per strappare alla morte l’amata Euridice, morta prematuramente punta da una serpe. È consuetudine che l’opera rappresenti per i più blasonati gruppi dediti alla musica antica il punto di partenza, proprio per la posizione dell’Orfeo nella storia della musica. Ben diverso è il caso de La Fonte Musica che alla musica medioevale e rinascimentale ha dedicato gran parte dei suoi sforzi concertistici e discografici, come mi ricorda Michele Pasotti, fondatore e direttore dell’ensemble, «Noi vogliamo eseguire questo repertorio seicentesco interpretandolo alla luce della nostra esperienza con la polifonia medioevale e rinascimentale». Pasotti non è solo direttore dell’ensemble ma è anche musicista di lungo corso ed abile esperto di basso continuo e mi ricorda come lo sguardo da vicino porti «certamente a una maggiore consapevolezza rispetto al basso continuo e all’esecuzione del recitar cantando».  

Michele Pasotti

Recitar cantando è la parola chiave della poetica monteverdiana e qui risiede l’idea che la musica possa venir creata a partire dalla parola, dal discorso, dalla sua struttura e dai suoi affetti. “Monteverdi dice di non essere il solo a seguire questa via – scrive Pasotti nelle note di sala – il fratello Giulio Cesare individua un’ “eroica scola” che partendo dal vecchio Cipriano de Rore conta tra le sue file Luca Marenzio, Luzzasco Luzzaschi, Jacopo Peri, Giulio Caccini, Gesualdo, Emilio de Cavalieri. […]. Questo nuovo stile ha ricevuto un impulso fondamentale dalla convinzione che la musica del loro tempo (anni Settanta e Ottanta del Cinquecento) versasse in uno stato di grande decadenza. Da qui il sogno di farla rinascere. E come quasi sempre accade nella storia occidentale, quando qualcosa deve rinascere, lo si cerca nell’origine, cioè in Grecia”

Quando e dove la musica ha avuto grande potere, effetto? Quando e dove è stata talmente potente da poter attrarre a sé bestie feroci, uccelli, da spostare le pietre, da costruire mura al suono di uno strumento? In Grecia. Lì bisogna tornare. E Orfeo è il modello. Un cantore, che si accompagna con la cetra o con la lira. E ad accompagnare il pubblico in questo viaggio ci sarà un cast straordinario, che unisce i migliori talenti della musica antica in Italia, tra cui spicca senz’altro la voce di Mauro Borgioni, uno degli artisti più interessanti della sua generazione. 

In copertina: Michele Pasotti

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