Ossessione 4: demoni pop rock

In Weekend

I numeri, la ragazza Dana, un incubo bambino: tutto “buono” per far scattare la molla creativa. Anche la formazione di Italia Germania 4 e 3, vero Mina?

Le ossessioni servono, eccome, alla musica pop rock. Senza il sottile piacere di potersi coltivare un demone più o meno grande da liberare nella fase creativa della composizione o del racconto, tante canzoni non sarebbero proprio nate.

Addirittura l’intera carriera di Ray Charles sarebbe stata diversa se il grande cantante americano non avesse dentro di sè un ricordo visivo che lo ha accompagnato per tutta la vita: all’età di cinque anni assistette impotente alla morte del fratello minore annegato in una tinozza del bucato. Fu uno degli ultimi ricordi del piccolo Ray, che poco dopo perse la vista a causa di un glaucoma e trasferì il suo dolore ossessivo per quell’episodio nella musica che cominciò magistralmente a comporre e a cantare.

Il male di vivere, la ricerca di qualcosa “d’altro” e la spinta all’ estremo sono state le ossessioni di un vero mito del rock come Jim Morrison. I Doors nacquero come “porte della percezione”, per esplorare il mondo attraverso tutti i modi possibili, e Morrison tra i tanti testi e poesie che ha composto ha firmato proprio Ossessione, una lirica dedicata all’assenza e al sentimento di mancanza di qualcuno che diventa rapidamente un ossessione fuori controllo. Una delle tante storie raccontate da Morrison diventate con il senno di poi metafora della sua breve e folgorante esistenza.

A proposito di testi ossessivi, ci sono tanti esempi possibili, compreso quello poco nobile di Charles Manson che “giustificò” l’assassinio di Sharon Tate sostenendo di essere stato guidato da Helter Skelter dei Beatles. Più immediata e popolare fra i fans della band l’ossessione dei Sonata Arctica per Dana, una ragazza vera o immaginaria che appare nei testi di quasi tutte le loro canzoni. La band finlandese di power metal ha inciso molte canzoni d’amore, e il cantante e autore dei testi Tony Kakko usa la sua ossessione per Dana per raccontare dolori, speranze e certezze riferite all’universo femminile, non sempre citando la ragazza come esempio fulgido da imitare…

Nella musica italiana le ossessioni sono tante e figlie di inspirazioni molto diverse. Divertente, leggera e malinconica nel suo incedere brasiliano-crepuscolare è Ossessione 70, pezzo scritto da Fausto Cigliano per Mina, che nel 1972 incide un elenco completo dei ventidue calciatori italiani protagonisti del mondiale in Messico, quello di Italia Germania 4 a 3 per intenderci. Tra un commento quasi annoiato e una pausa su Rivera in panchina, Mina dà voce ad un ossessione leggera e ancora oggi presente a più di quaranta anni da quelle partite.

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Piu’ recenti ovviamente le ossessioni dei Subsonica, che nel 2002 pubblicano Nuova ossessione, pezzo postmoderno e disincantato dove sono ospitati anche i Krisma di Maurizio Arcieri e Christina Moser. Da segnalare anche la versione ska fatta dai Punkreas con Samuel, voce della band di Torino.

Spostando l’attenzione dai testi ai modi di essere, fare e pensare, troviamo diverse ossessioni nella vita quotidiana delle rockstar, aldilà delle classica triade sex and drugs and rock ‘n roll. Jack White per esempio ha avuto (e forse ancora ha, difficile avere certezze) l’ossessione per il numero tre, definito perfetto in quanto espressione della trinità, ma anche per il numero delle luci del semaforo e il numero di bulloni che fissano le ruote alle sospensioni delle auto…

Piu’ articolato il pensiero che porta due musicisti italiani molto diversi fra loro, Luciano Ligabue e Nicola Piovani, ad essere ossessionati dal numero sette. Per Ligabue una serie di calcoli legati alla data di nascita e altro che lo ha fatto definire da una numerologa “un sette vivente”, per Piovani una attrazione ossessiva per il numero che lo ha portato ha scrivere un opera, Epta, tutta incentrata sul sette e che è stata eseguita in pubblico, ovviamente, nel 2007.

Ossessioni per i numeri che attraversavano anche altri grandi nomi della musica mondiale: per Lennon il numero era il nove, per Cobain il ventitre. Ma non sono stati certamente i numeri la loro principale ossessione artistica e personale….

Foto di copertina di Roberto Rizzato

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