Tra gli estremi cronologici di Emilio Gola (1851-1923) ed Ennio Morlotti (1910-1992), Natura e città al Palazzo delle Paure di Lecco non è solo una…
Tra gli estremi cronologici di Emilio Gola (1851-1923) ed Ennio Morlotti (1910-1992), Natura e città al Palazzo delle Paure di Lecco non è solo una veloce galoppata fra trenta quadri, più o meno belli o noti al grande pubblico, di paesaggio italiano.
L’esposizione nasce nel 2013 dall’incontro fra Marina Pugliese, direttrice del Museo del Novecento di Milano, e l’Associazione ex-Alunni del Liceo Alessandro Manzoni di Lecco. In quell’occasione fu deciso il prestigioso deposito decennale de L’Adda a Imbersago (1955), meraviglioso dipinto della fase imbersaghese di Morlotti — ricordata anche dall’amico Giovanni Testori —, ai Musei Civici di Lecco. Deposito e mostra colmano una grave lacuna culturale per la città, che prima di questi eventi non conservava opere del maggiore artista locale del secolo breve. E pensare che Morlotti fece il suo esordio nel 1937 proprio a una Mostra del paesaggio lecchese.
Raccolte per temi in cinque piccole sale del museo, le opere sono interessanti anche per la provenienza: molti i prestiti della Fondazione Cariplo di Milano, che ha sostenuto economicamente la mostra, e della raccolta di Antonio Boschi e Marieda Di Stefano, collezionisti compulsivi e militanti che con generosità sostennero molti degli artisti qui presenti fino a vendere la propria macchina o procurare un medico a Mario Sironi. Ma tanti anche i prestiti privati, come i due strepitosi Morlotti che nell’ultima sala “affrontano” i due altrettanto iconici Morandi — uno dei quali, il Cortile di via Fondazza (1935), già appartenuto a Roberto Longhi, il più grande storico dell’arte del Novecento.
E così, camminando fra i vari Carpi, Boccioni, Carrà, Rosai, Donghi, e ancora Sironi, Funi, Mafai Dudreville, De Pisis (l’elenco potrebbe andare avanti), capiamo che uno degli aspetti fondamentali della mostra è osservare la trasformazione stilistica dei maestri italiani fra le due guerre, influenzati dall’impressionismo, da Cézanne o dai primitivi italiani del ‘300 e ‘400, anche in relazione alle modalità espressive internazionali.
In questo piccolo ma vario campionario, a tornare sempre a galla è il senso civico che costituisce l’anima dell’esposizione. Molte delle pitture si vedono per la prima volta in pubblico o non partecipano a esposizioni da più di mezzo secolo; le schede di ogni opera sono a colori e lo spettatore è invitato a portarle a casa (pinzatele e avrete un mini catalogo); e soprattutto, dietro i contenuti del bel sito web e nelle persone dei guardiasala e delle guide didattiche ci sono gli attuali studenti del Liceo Manzoni che, grazie all’intraprendenza della docente Laura Polo D’Ambrosio (avercene di prof così!), imparano che la storia dell’arte non è solo ridurre le opere a spiegazioni, ma è valorizzazione del territorio e strumento attivo di conoscenza della realtà — e si tenga conto che lo stesso curatore, Francesco Guzzetti, è un ex allievo.
Che si sia finalmente innestato un circolo virtuoso, nell’ormai depresso ramo orientale del Lago? Pare di sì: ci sono più lecchesi in mostra che per strada, e l’intero pacchetto è gratuito. Chiamasi civiltà e occasione da non perdere.
Catalogo: Paolo Cattaneo Editore, Oggiono – Lecco, 144 pagine, 30 illustrazioni a colori, 10 €.
Immagine di copertina: Aldo Carpi, Felicità (Guardare in alto) (part.), 1925, Collezione della Fondazione Cariplo, Milano