La mamma poliziotta, vedova del falso eroe e le favole pop della buonanotte

In Cinema

“Pallottole in libertà” di Pierre Salvadori, passato nel 2018 al Festival di Cannes, mescola in modo divertente e originale thriller e dramma, noir e commedia, avventura rocambolesca e fiaba surreale. Straordinaria la chimica dei due protagonisti, Adèle Haenel e Pio Marmaï, scoppiettante il loro incontro “impossibile” in bilico tra legge e delitto, verità sempre meno credibili e bugie da rimuovere

Yvonne Santi (Adèle Haenel), protagonista di Pallottole in libertà, il nuovo film di Pierre Salvadori (Beautiful lies), è molto giovane ma purtroppo è già rimasta vedova, e passa le sue serate a raccontare al figlio bambino le storie eroiche di un padre poliziotto morto troppo presto, con la pistola in mano, a caccia di criminali. Anche Yvonne lavora in polizia, ma seduta dietro una tranquilla scrivania e lontana da ogni possibile pericolo. Da lei tutti si aspettano che faccia la mamma e tenga semplicemente viva la memoria del capitano Santi (Vincent Elbaz), eroe locale al quale vengono dedicati commossi omaggi e statue di imbarazzante bruttezza.

Disgraziatamente, Yvonne ascolta un giorno una confessione che non avrebbe dovuto sentire, e scopre che il padre di suo figlio era un poliziotto corrotto, capace di tutto pur di garantirsi guadagni illeciti e coprire le tracce delle sue malefatte. Fino al punto da fabbricare prove false ai danni di un innocente e spedirlo in galera per otto lunghi anni. Antoine (Pio Marmaï) – questo il nome dello sfortunato orafo incastrato da Santi per una rapina in gioielleria inscenata solo per coprire una truffa assicurativa – è appena uscito dal carcere ed è un uomo spezzato, del tutto incapace di rapportarsi con il mondo “fuori” e con la donna (Audrey Tautou) che lo ha pazientemente atteso.

Quando Yvonne lo scopre, l’unico suo scopo diventa quello di riparare in qualche modo alle colpe del marito, aiutando Antoine a riprendersi la sua vita, o anche soltanto a tenersi lontano dai guai. Inizia così un folle balletto di azioni rischiose e reazioni sconsiderate, terribili inganni e buffi equivoci, poche verità e tantissime bugie. Un’irresistibile sarabanda dal ritmo indiavolato dove tutti mentono, creandosi identità fittizie ed esplorando personalità multiple, e l’unico che dice la verità, il killer che ripetutamente confessa i suoi delitti, è l’unico che non viene mai creduto.

Arriva dall’edizione 2018 del festival di Cannes questo film francese, che in originale ha un titolo più bello ed evocativo, semplicemente En liberté. L’aggiunta delle “pallottole” sembra voler vendere allo spettatore l’idea che si tratti di una commedia poliziesca senza troppe pretese e comunque ricolma di situazioni tutte da ridere. In realtà il film di Pierre Salvadori (autore anche della sceneggiatura, insieme al fidato Benoît Graffin) si colloca felicemente all’incrocio di diversi generi: fra thriller e dramma, noir e commedia, avventura rocambolesca e favola surreale. Un film insolito, capace di commuovere ma anche di strappare più di una risata, di descrivere in modo intenso e poetico lo smarrimento di un ragazzo che è diventato uomo in prigione, ma anche di riflettere in modo non banale sul gioco dei ruoli, delle apparenze, sull’impossibilità di eliminare le ingiustizie dal mondo, sul confine ambiguo che separa spesso le intollerabili verità dalle pietose menzogne.

Il tutto punteggiato di violente sequenze d’azione girate con lo stile ruvido e pop dei poliziotteschi anni Settanta (ma nella colonna sonora c’è la musica soul dei film americani della blaxploitation). Una scelta azzeccatissima per portare sullo schermo le particolari “favole della buonanotte” che Yvonne utilizza per addormentare suo figlio, in realtà racconti realistici di rapine e fughe, sparatorie e scazzottate, dove il vero si sovrappone al falso e la vita si reinventa. Ed è proprio attraverso l’invenzione narrativa, il libero gioco dell’immaginazione più sfrenata, che la verità nonostante tutto si fa strada, mentre un bambino cresce e impara a sua volta a raccontare storie e a comprendere il mondo, con tutte le sue ambiguità.

Ultima notazione: fra i due protagonisti – la brava Adèle Haenel, recente primattrice a Cannes del bel film di Céline Sciamma Portrait de la jeune fille en feu, e l’intenso Pio Marmaï – la chimica è davvero strepitosa. Basterebbe questo per consigliare la visione di un film divertente, sorprendente, romantico ma non troppo.

Pallottole in libertà, di Pierre Salvadori, con Adèle Haenel, Pio Marmaï, Vincent Elbaz, Audrey Tautou, Damien Bonnard, Hocine Choutri.

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