Ha scritto canzoni semplicemente perfette, forse il più grande fra quelli che riduttivamente chiamiamo “cantautori”. Ora il documentarista Giorgio Verdelli nel film “Vieni via con me” ce lo racconta attraverso brani di repertorio, interviste e la stessa voce, immancabilmente roca, dell’avvocato-poeta di Asti
Appartiene ad un’altra epoca, ad un altro mondo, ad un’altra vita: eppure ogni sua canzone ha dentro qualcosa di noi, del nostro passato, del nostro dolce e tremebondo inconscio. Paolo Conte ha scritto brani semplicemente perfetti per raccontare uno sguardo, un sogno, un presagio o un desiderio inespresso, e la sua musica ha dato un suono ai sentimenti che le parole parevano solo sfiorare.
Forse è il più grande del nostro tempo fra quelli che noi riduttivamente chiamiamo “cantautori”, e la sua quasi proverbiale ritrosia – figlia della timidezza provinciale e del naturale pudore – lo hanno fatto apparire sempre molto poco: per ascoltare Conte bisogna sempre andare a sentirlo live, un esperienza quasi mistica per l’istrionismo ricercato, orientale e speziato della sua orchestra, che come è noto “si dondolava come un palmizio davanti ad un mare venerato” (Boogie, 1979).
Mancava ad oggi un film, un documentario che lo raccontasse, che mettesse insieme un po’ di pezzi e di parole d’amore che tanti suoi colleghi gli hanno dedicato in tutta la sua lunghissima carriera.
Ci ha pensato Giorgio Verdelli, documentarista tv di lungo corso specializzato in racconti dedicati ai grandi artisti della musica, tra le sue ultime produzioni televisive due speciali dedicati a Lucio Battisti e a Pino Daniele.
Il film si intitola Paolo Conte – Via con me ed è un opera che va vista da tutti quelli che amano l’avvocato di Asti per due motivi: ci sono brani di repertorio tratti da immagini Rai (e non solo) semplicemente meravigliosi e perché – cosa più unica che rara – c’è lo stesso Paolo Conte che racconta in una lunga intervista storie, intuizioni e meraviglie legate a canzoni e momenti della sua carriera.
Ci sono le immagini di Conte alla fine degli anni settanta, impacciato nel suo essere artista dopo una vita a fare solo l’autore. Ci sono incontri belli e imbarazzati come quello con Monica Vitti o quello pieno di affetto (solo in audio) con Enzo Jannacci. E poi c’è una selezione di canzoni in edizione live prese da concerti ed epoche diverse e montate in sequenza, quasi a certificare una costanza di suono e coerenza che ha attraversato il suono jazz corretto balera che Paolo Conte ha sempre portato in giro per il mondo.
Conte dalla sua casa di Asti racconta al regista gli esordi, le canzoni importanti scritte per altri (Celentano, Caselli, Lauzi, Jannacci) e poi per se stesso. E certifica ancora il fatto che la musica nelle sue canzoni nasce prima delle parole. Ed è questo il motivo base per spiegare il suo successo in Francia e anche in tanti altri paesi stranieri, dove le parole sussurrate dall’avvocato spesso non sono comprese. Ma basta la musica a raccontare tutto, e Conte lo sa. E dall’intervista traspaiano la sua timidezza e la sua modestia quasi di maniera, come quando dice «a me non ha mai interessato avere successo personalmente, ma ho sempre lottato perché le mie canzoni il successo lo avessero, invece.»
La musica di Conte e le sue parole quindi, fanno il film. Il lavoro del regista è (forse volutamente) minimo, e il filo rosso della topolino amaranto (targata Torino e non Asti…) è francamente trascurabile, come le poche parole interpretate da Luca Zingaretti come voce narrante. Molto più forte vedere lo stesso Zingaretti fan emozionato ed entusiasta ad un concerto per capire quanto la musica di Paolo Conte possa essere una compagna di vita tenera e amara al tempo stesso.
L’altra timeline seguita dal film è quella delle testimonianze illustri di colleghi musicisti e non solo. Una serie di racconti non sempre fondamentali: i più interessanti sono Roberto Benigni, Francesco De Gregori e Pupi Avati, altri sono ridondanti o quasi inutili mentre non si sente mai il racconto di qualcuno dei suoi orchestrali….ma nell’economia complessiva della storia si esce dal cinema felici di avere la fortuna di condividere con altra gente il genio, la classe e eleganza nascosta e gattona di un compositore come Paolo Conte.
Lo trovate nei cinema Nexo ancora per stasera 30 settembre (elenco della sale su http://www.nexodigital.it/ ) e poi chissà dove. Non perdetelo e non perdete l’occasione, quando tornerà, di vederlo dal vivo. L’uomo ha 83 anni e non ha nessuna voglia di fermarsi.