Philippe Parreno, classe 1964, è uno dei più rilevanti artisti della scena contemporanea mondiale. Le sue opere sfruttano principalmente linguaggi derivati dal mondo mediatico, come…
Philippe Parreno, classe 1964, è uno dei più rilevanti artisti della scena contemporanea mondiale. Le sue opere sfruttano principalmente linguaggi derivati dal mondo mediatico, come audio e video, per sondare a livello percettivo la definizione della realtà che ci circonda. Nel suo lavoro Parreno si interessa più alle dinamiche meta-artistiche, ovvero quei processi impalpabili e prettamente concettuali che accompagnano la realtà e l’esistenza di un’opera.
Così vede la luce la sua lunghissima collezione di forme derivate dal concetto di pensilina pubblicitaria, chiamate dall’artista Marquees. Una serie di oggetti sgargianti e scintillanti, plasmati secondo le logiche degli ingressi dei cinema, dei teatri o delle gallerie degli anni ’50. Parreno mette così a sistema ciò che è mostra e ciò che è collaterale alla mostra, sovvertendo i codici legati allo spazio espositivo e interrogandosi sulle convenzioni mediatiche e pubblicitarie. L’elemento temporale è fondamentale in questi lavori, scandito dal ritmico accendersi e spegnersi delle lampadine sulle “insegne” e dall’accompagnamento musicale. Il campo di azione di Parreno, però, non si limita a questo tipo di rappresentazione concettuale e scultorea. La sua opera abbraccia spesso la produzione di video, in cui l’elemento concettuale e meta-riflessivo rimane sempre molto presente.
All’Hangar Bicocca di Milano ha da poco aperto una sua mostra personale: Hypothesis, a cura di Andrea Lissoni. L’allestimento è dominato da un’opera intitolata Danny the Street, realizzata tra il 2006 e il 2015. Il confine tra installazione ambientale, macchina scenografico e opera d’arte qui si sfuma nella disposizione di 19 delle sue tipiche Marquees lungo una navata dell’ex fabbrica di locomotrici. Le luci sono tutte coordinate a una composizione musicale che fa da sfondo continuo, composta da Parreno stesso con diversi musicisti. Lungo questa vera e propria strada trovano luogo altre opere dell’artista: quattro video proiettati su schermo, altri tre trasmessi su un pannello a LED, e Another Day With the Su: un faro da svariati watt, montato su un binario motorizzato, che compie periodicamente il giro di tutto l’ambiente.
La strada è costantemente percorsa da giochi di luci, ombre e suoni. Come in un’orchestra, suoni e luci si sincronizzano in una sinestesia visiva e uditiva. Brani di composizione musicale lasciano spazio ai video proiettati, il tutto sempre sottolineato dalla sincronia delle luci delle Marquees. Nelle pause, il grande faro si accende e percorre lo spazio, proiettando ombre su una parete bianca, scannerizzando lo spazio come se fosse un organismo analizzato sotto i raggi X. I video qui proposti non esulano dalle tematiche di Parreno: da un’analisi della ricostruzione cinematografica di una stanza del Waldorf Astoria in cui Marylin Monroe soggiornò, a un racconto visivo fantastico del mondo visto con gli occhi di un bambino di Chinatown a New York.
Il tema che caratterizza tutta l’installazione e ne fornisce la chiave di lettura è il sondare qualcosa che sta aldilà di ciò che è direttamente percepibile, arrivare a intravedere quegli aspetti intangibili, a volte rinnegati, che fanno parte dei processi, sia mentali che fisici, che governano gli avvenimenti delle nostre giornate. D’altronde si tratta di una Hypothesis.
Philippe Parreno, Hipotesis, a cura di Andrea Lissoni, Hangar Bicocca, fino al 14 febbraio 2016.
Immagine di copertina: Philippe Parreno, Hypothesis, veduta dell’istallazione all’ Hangar Bicocca, Milano. Courtesy of the Artist; Pilar Corrias Gallery; Gladstone Gallery; Esther Schipper; Fondazione HangarBicocca, Milan. Photo: ©Andrea Rossetti.