Se pensate, vista la stagione, a prodotti rassicuranti e leggeri, beh non siete nel posto giusto. L’estate seriale propone scenari inquietanti, atmosfere noir venate di femminismo d’epoca, storie di ragazzi crudeli e perduti ispirate a romanzi da leggere
La serialità televisiva non va in vacanza quando si scatena la calura estiva. Anzi, tra una piattaforma e l’altra si affilano i coltelli, contando sul fatto che i periodi di vacanza (non per tutti, forse, ma di certo per molti) coincidono con più tempo libero, anche per dedicarsi a nuove scoperte. Nuovi personaggi, inediti scenari, trame sorprendenti. O che almeno si annunciano tali. È il caso di Sunny, nuova serie appena sbarcata su AppleTv+ e presentata come un mistery ad alto contenuto tecnologico. Due i protagonisti: Suzie (Rashida Jones), un’americana appena arrivata a Kyoto, e Sunny, un robot domestico ideato dall’azienda elettronica del marito. I due si conoscono in un’occasione a dir poco drammatica – la prematura scomparsa del marito e del figlio di Suzie in un incidente aereo – ma l’incontro tra i due personaggi produrrà interessanti scambi ed emozioni tutt’altro che banali. Perché avere a che fare con l’intelligenza artificiale – e con le sue possibili applicazioni, anche quelle che in questo momento nemmeno ci vengono in mente – è sempre una sfida molto interessante.
A proposito di scenari insoliti, nella fattispecie piuttosto apocalittici, da segnalare l’arrivo il 19 luglio su Sky (e in streaming su Now)di Helgoland 513. È una serie tedesca ambientata (solo) nel 2039, tutta rinchiusa su un’isola (che somiglia pericolosamente a un lager) dove gli abitanti sono contati, nel vero senso della parola! Quindi, se nasce un bambino, un adulto deve sacrificarsi al posto suo. E se nascono due gemelli la situazione rischia di diventare ingestibile. Quale sia la soluzione migliore non è così facile da immaginare, ma una cosa è certa: varrà la pena di vederla anche solo per la sua ambientazione su un’isoletta al largo della costa tedesca, tanto incantevole quanto satura dei peggiori sentimenti umani. Perché, si sa, una società post-apocalittica difficilmente può somigliare a un paradiso in terra.
Alla ricerca di serie dall’ambientazione un po’ diversa dal solito, potrebbe rivelarsi interessante anche Master of the House, dal 18 luglio su Netflix. Ambientato in Thailandia, è una sorta di versione esotica di Succession, con un magnate dei diamanti che muore d’improvviso e in circostanze a dir poco inquietanti. Il fatto che abbia da pochissimo sposato la sua giovane governante rende l’intera situazione piuttosto delicata, soprattutto guardandola dal punto di vista degli altri eredi. E infatti il nocciolo della serie è una guerra spietata per mettere le mani sul patrimonio del defunto.
È invece ambientate nell’antica Roma violenta e corrotta del 79 a. C., tra feroci combattimenti di gladiatori e sfrenate corse con le bighe, Those About to Die su Amazon Prime. Un’ambientazione di certo già vista e che riporta subito alla mente la gloriosa stagione dei peplum nostrani. Quindi forse niente di molto sorprendente, ma la regia di Roland Emmerich e la presenza nel cast di Anthony Hopkins (nei panni dell’imperatore Vespasiano) potrebbero rivelarsi motivi sufficienti per dare un’occhiata a questa serie in arrivo il 19 luglio.
Stessa data di arrivo per un prodotto AppleTv+ di tutt’altro genere: La donna del lago. Interessante soprattutto per il nome della protagonista: Natalie Portman, nei panni di Maddie, un’elegante casalinga ebrea nella Baltimora degli anni Sessanta. Maddie si imbatte per caso nella misteriosa morte di una donna e si improvvisa giornalista investigativa, scoperchiando segreti e bugie. E mettendo naturalmente in pericolo tutta la famiglia. La trama non sembra in effetti particolarmente inedita, ma nel cast c’è anche la bravissima Moses Ingram, oltre a un’atmosfera noir e femminista d’epoca piuttosto piacevole.
Decisamente più inquietante l’atmosfera in cui è immersa Under the Bridge, serie Disney+ tratta da una storia vera, raccontata dalla canadese Rebecca Godfrey in un libro diventato un bestseller internazionale, uscito in Italia per NN Edizioni con il titolo La notte rossa. Un libro che molti hanno addirittura paragonato al capolavoro di Truman Capote, A sangue freddo. L’autrice, di recente scomparsa, aveva infatti ricostruito un orribile caso di cronaca nera avvenuto nel 1997 in una cittadina canadese. Reena Virk, una ragazzina di quattordici anni, era scomparsa nel nulla ed era stata ritrovata morta dopo pochi giorni sotto un ponte. Una morte assurda, resa ancora più inconcepibile dalla scoperta che la vittima era stata massacrata praticamente per gioco, senza nessun particolare motivo, da un gruppo di coetanei – alcuni dei quali nemmeno la conoscevano. Proprio in mezzo a questi ragazzi e ragazze capaci di dare prova di un’incoscienza criminale a dir poco aberrante si era insinuata la giovane scrittrice, guidata dal desiderio prima di tutto di capire, di raccogliere le voci dissonanti di questi giovani violenti, di dare conto del vuoto morale ed esistenziale che si può celare dietro l’opacità di certi sguardi, l’orrore di certi gesti. Il romanzo è davvero notevole, se la serie ne rispetta anche solo in parte l’impianto e l’efficacia, è assolutamente da vedere.