Pubblico record per il caso italiano dell’anno, “Peperoni difficili” di Rosario Lisma con Anna Della Rosa: come affrontare temi mistici sempre divertendo
Per vedere lo spettacolo di Rosario Lisma, grande successo al teatro Franco Parenti già lo scorso marzo e ancora in scena fino all’11 gennaio, mi trovo a una di quelle repliche che pullulano di pubblico senior, pronto a commentare e ad accompagnare la messinscena con una puntuale cronaca. Una cronaca che, non unica, pretende esattezza e verità.
Verità è la prima parola che appunto sull’agenda durante la pomeridiana domenicale di Peperoni difficili. Verità è quel concetto che non troppo astrattamente ripercorre l’intero spettacolo e il pensiero ossessivo di Maria (Anna della Rosa), aspirante santa, martire fallita di ritorno da una missione in Africa. Verità è invece avversata nelle sue forme più sfacciatamente evidenti dal fratello di Maria, il parroco di un paesino di provincia, Padre Giovanni (Rosario Lisma). In mezzo allo scontro ideologico dei due si ritrova un’altra coppia di fratelli, quella di Pietro (Ugo Giacomazzi), spastico ma brillante bancario, e di Filippo (Andrea Narsi), bidello divorziato e depresso. Che ne saranno vittime e solo in parte redentori.
Peperoni difficili è una commedia drammatica che nella sua ambientazione e nel suo stile ricorda a tratti il teatro di Eduardo De Filippo, con un’amarezza popolare che pervade le pur comiche scene quotidiane del quartetto. La musica di Gipo Gurrado ne accompagna splendidamente e catarticamente le vicende. E la dimensione della scenografia e della vicinanza al pubblico (lo spettacolo è programmato nella sala piccola del Parenti e ospita solo una sessantina di persone quasi “dentro alla scena”) rende percettibili le più sottili emozioni degli attori e rende partecipi gli spettatori di questo animato dialogo che si fa dibattito.
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Un dibattito che scaturisce dalle necessità inconfessate di ciascun personaggio e che durante una cena divide i protagonisti sulla bontà, l’influenza e l’esistenza stessa di Dio. In un litigio teologico che oppone San Tommaso a Sant’Agostino, e analogamente Padre Giovanni a Pietro, si manifestano i dubbi di un malato, di un prete e di un uomo semplice, mentre contro di essi si staglia l’inconfutabile verità di Maria. Che si preoccupa di farsi verbo di Dio, risultando paladina più dell’arroganza che dell’autenticità cristiana.
Se la parziale consapevolezza di Pietro della propria malattia lo porta ad accusare la Chiesa di pensare esclusivamente a “magnificare il proprio motore a scoppio” difronte a chi invece è rimasto in panne, Padre Giovanni tenta parallelamente di evadere proprio quegli schemi che il seminario e la Chiesa gli hanno imposto.
Il testo di Peperoni difficili (di Rosario Lisma, come la regia) riesce così ad affrontare laicamente un tema tanto fragile e tanto religioso come quello della sacrosanta verità, delle certezze che tutti vorremmo possedere, nonostante l’effimera materialità del mondo in cui viviamo. E si risolve nella commovente convinzione che se anche esistesse tale assoluta verità, non sempre essa basta alla nostra fisicità di uomini e donne.
Lisma ha la capacità di essere semplice senza essere mai scontato, di esaminare un tema sensibile senza cadere nel patetico, ma con una profondità che, priva di retorica, emoziona anche il cronista più velleitario tra gli spettatori. Sostenuto, inoltre, da un ottimo cast di interpreti molto ben centrati.
Perciò sembra dirci un prete di campagna, lontano dal balcone e dai discorsi di piazza San Pietro, che la perfezione senza amore non vale nulla. Che senza cuore è difficile affrontare l’esistenza così come la preparazione di quei simbolici peperoni, rovesciati dalla stessa realtà che troppo spesso crediamo illusoriamente di poter controllare.
Peperoni difficili, di Rosario Lisma. Fino al 2 aprile al Teatro Franco Parenti.