Abbiamo fatto due chiacchiere con Raffaella Perna che ha curato la mostra sulle fotografe italiane degli ultimi cinquant’anni alla Triennale.
Raffaella Perna, braccio destro della collezionista Donata Pizzi, ha realizza la mostra fotografica L’Altro Sguardo più di centocinquanta foto scattate da donne-fotografe-artiste italiane (ne abbiamo parlato qui). Raffaella Perna ci racconta il suo ruolo e ciò che si cela dietro alla curatela.
Quali sono per lei i ruoli e i compiti di un curatore in senso ampio e generale?
Prima di tutto si deve avere un progetto curatoriale, quindi qualcosa da dire, un argomento sul quale incentrarsi oppure un periodo storico. Insomma un nucleo dal quale partire. Poi ci si deve occupare della selezione degli artisti e conseguentemente delle opere. Per ultima cosa, bisogna allestire la mostra in modo da far dialogare i pezzi tra loro, facendo emergere lo scopo e la novità del progetto stesso.
Per quanto riguarda la curatela de L’Altro Sguardo, invece?
Effettivamente per questa mostra si è fatto un lavoro in parte differente. Tutte le fotografie infatti, facevano già parte di una collezione ben precisa, quella di Donata. Tutto il progetto è partito da un materiale che era già stato selezionato, quindi aveva già un’idea, un gusto ed una visione precisa. È stata fatta comunque un’ulteriore cernita, tant’è che saranno state escluse circa una quarantina di fotografie.Il punto focale è stato quello di mettere le opere in risonanza in un modo o in un altro.
Quali sono stati i criteri con cui ha cucito assieme le diverse sezioni della mostra e le diverse opere?
Si è scelto di seguire prevalentemente un ordine cronologico che si è diramato durante il percorso in quattro diverse tematiche: le prime due sale sono dedicate agli anni sessanta e settanta e si tratta di fotografie legate al reportage, al fotogiornalismo per poi passare alla militanza politica e al femminismo. Nelle altre due sale invece, ci si sposta negli anni novanta e duemila in cui si sono identificati i temi dell’identità e della relazione, il tutto accompagnato da una grande sperimentazione tecnica.
Alla fine della mostra fotografica vengono inseriti sette schermi. Di cosa si tratta e perché?
Gli schermi mostrano dei video che non fanno parte della collezione di Donata ma sono di proprietà delle artiste appartenenti alle ultime sale. Questo materiale ci illumina su tutti gli altri progetti artistici ai quali hanno lavorato le fotografe. Mi premeva moltissimo far notare come molte donne non fossero solamente interessate alla fotografia in senso stretto ma anche ad altri mezzi, come la pittura, la scultura e il video.
Come ha conosciuto Donata Pizzi?
Ci fu una mostra nel 2015 sul lavoro di Marcella Campagnano, fotografa milanese, presso il Museo Laboratorio Di Arte Contemporanea della Sapienza. Io e Donata ci siamo conosciute all’inaugurazione e in seguito mi contattò lei per la realizzazione del L’Altro Sguardo.
Perché è stata scelta proprio la foto della giovanissima Anna di Prospero come simbolo della mostra?
Lei è la più giovane delle artiste. L’immagine ritrae Anna vicino al vetro di una finestra, con la madre che le copre gli occhi, impedendole di guardare al di là del vetro.Si tratta di una fotografia molto forte che condensa perfettamente il tema della relazione e dell’identità, sviscerato in mostra. La maternità vista come protezione e potere, non solo un donare la vita ma anche tramandare un’identità culturale, un legame, un’affettività molto intensa. Inoltre la mostra si intitola L’Altro Sguardo e in questa fotografia abbiamo uno sguardo curioso ed intenso e uno coperto. Gli occhi della fotografa sono chiusi nell’immagine ma ben aperti verso il proprio mondo interiore, verso una realtà non immediatamente percepibile.
C’è qualcosa che avrebbe fatto diversamente nella curatela?
I tempi sono stati un po’ stretti ma abbiamo fatto il meglio che potevamo con il tempo concessoci. Forse avrei inserito qualche testo in più ma senza essere troppo didascalica.
Immagine di copertina: Self-portrait with my Mother, 2011. Credits: © Anna Di Prospero