Serata a quattro mani allo Spazio Tadini, dove arte e impegno politico procedono all’unisono. Ligeti, Kurtag, Gentilucci, oltre l’Avanguardia
Se il mondo ci impone un ordine, forse la musica può sovvertirlo. Dall’altro capo del telefono Luigi Pestalozza, partigiano e musicologo, mi parla dell’«ordine inamovibile imposto dal capitalismo», dell’«aggressione perpetua alla categoria del cambiamento».
Invece «la musica da sempre propone comportamenti che mettono in discussione le solite modalità comunicative». Come nel concerto, organizzato dallo stesso Pestalozza allo Spazio Tadini questo 28 marzo, in cui due ottime soliste – Barbara Biondi e Sonia Briante – hanno provocatoriamente rinunciato al solismo in cambio della partecipazione, unica vera “libertà” direbbe Gaber.
Suonare a quattro mani fa passare dalla competizione alla collaborazione, permettendo così di uscire dal solito conformismo concertistico.
Quindi musica come atto politico, e in questo modo si spiega la presenza di Ligeti e Kurtág al centro di un programma di composizioni originali per quattro mani che spaziano per oltre un secolo di storia della musica.
I due ungheresi sono compositori “nuovi”, non d’avanguardia: compositori del cambiamento. Distinzione importante per degli autori che non hanno esitato a voltare le spalle anche alle novità della Scuola di Darmstadt, avanguardia persino più ortodossa della tradizione stessa, non meno schiava di una rigida predisposizione formale.
Per Pestalozza essi «si sono opposti alla tonalità, ma – per l’appunto – fuori dall’ordine della serialità di Darmstadt». Ancora ordine, ancora disordine: da una parte una forma astratta e rigorosa, dall’altra la realtà con le sue contraddizioni. Ma se la musica è politica, essa dovrà essere per forza reale. Ed ecco come Musica/Realtà è diventato il nome dell’associazione di Pestalozza, con stagioni concertistiche presentate fin dal 1998.
Infine nel programma non poteva mancare Armando Gentilucci, compositore Oltre l’avanguardia come lui stesso ha scritto. Quelle “sonorità lievi e assorte” del suo Echi nel suono sono state il momento più intenso della serata, in cui le due pianiste hanno raggiunto un’eccezionale affinità di timbro e di intenzioni.
Il concerto era incorniciato dall’esposizione di Laura Zeni Mangia con la testa, un tema affine a quello del nostro Expo. Questo perché la selezione degli artisti presentati allo Spazio Tadini passa soprattutto attraverso il presente, la politica e il sociale: non arte per l’arte, ma prima di tutto impegno politico.
Dunque una casa museo che non è un semplice omaggio al milanese Emilio Tadini, raffinato artista e letterato. Piuttosto si vuole tenere viva la sua memoria favorendo una «germinazione spontanea di artisti», come dice il figlio Francesco, permettendo quelle contaminazioni fra arti diverse frequentissime nel pieno fermento del dopoguerra, ma che ormai pochi milanesi possono ricordarsi.
Gli altri concerti si terranno il 18 aprile, il 7 novembre, il 29 novembre.