L’invasione britannica del Tibet: un pasticcio sbagliato nato da pettegolezzi, false informazioni, fuoco incrociato. Lo racconta Peter Fleming, fratello del più famoso Ian, nel resoconto di un evento nel quale la storia risulta più ingarbugliata e incredibile di un romanzo.
Tra fiction, documentazione storica e saggio politico, Peter Fleming racconta del Grande Gioco: l’incredibile scontro politico, diplomatico, militare tra la Gran Bretagna e la Russia zarista tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX per il controllo dell’Asia centrale.
Questo è il tema di Baionette a Lhasa – L’invasione britannica in Tibet , pubblicato da Settecolori: ricostruzione di un evento storico che è insieme drammatico, incredibile e appassionante perché basato su informazioni sbagliate, a loro volta mal interpretate, a loro volta deviate, nascoste, segretissime; tutti sapevano tutto dei nemici, niente delle proprie manovre.
Peter Fleming, fratello maggiore del più famoso Jan (che pare si sia
ispirato proprio al suo personaggio e ai suoi racconti per creare l’agente segreto 007), dà vita a una galleria di personaggi tra i più improbabili e pittoreschi, ripercorrendo le mosse di cervelli decisivi per l’innesco del grande Gioco: generali che pensano solo a ricostruire un pezzetto d’Inghilterra in India, ottusi esecutori di ordini, prigionieri di burocrazie ed etichetta, avventurieri, spie, mistici, geniali studiosi di sanscrito, mercanti spregiudicati.
Le vicende storiche che confluiscono nell’invasione del Tibet del 1904 sono così intricate e contraddittorie che è impossibile tesserne la trama, cui sono stati dedicati decine di libri (forse ad aprire la fila potrebbe essere l’ancora bellissimo romanzo di Rudyad Kipling, Kim).
Quel che è certo, è che per tutto il XX secolo, l’avanzata della Russia verso l’Asia sembrava inesorabile, astuta e di successo.
Uno dopo l’altro i Khanati in rovina furono inghiottiti, le tribù collinari del Caucaso sottomesse e si aggiunsero alle proprietà dello Zar in Transcaucasia, dove i piccoli regni tra il Mar nero e il Mar Caspio erano stati costretti a riconoscere la sovranità russa.
Le ferrovie – le prime a essere costruite in Asia al di fuori dell’India – facevano rivivere in oasi dimenticate la vita economica e l’importanza strategica che per diversi secoli avevano dimenticato.
Tra le potenze europee, l’Inghilterra si sentì come la più colpita e minacciata dall’espansione di Pietro il Grande che aveva portato i suoi
avamposti dal Pacifico fino all’Alaska.
L’invasione del Tibet, un territorio marginale e sconosciuto, avvenuta nel 1904, è uno degli avvenimenti più incredibili della storia imperiale britannica. Concepita da Lord Cruzon per impedire la penetrazione russa in India attraverso le vertiginose vette dell’Himalaya, per altro impossibile, fu condotta maldestramente e sulla base di informazioni approssimative, pettegolezzi inconsistenti.
Guidata da Francis Younghusband, soldato, esploratore, mistico, la missione politico-militare incappò nel fuoco diplomatico incrociato della Cina, che si
presumeva contro ogni evidenza alleata della Russia contro l’Inghilterra, e la stessa diplomazia e governo di Londra.
Un gran pasticcio con tragiche conseguenze.
Materiale da romanzo fanta-politico.